L’origine dell’evolvibilità

Uno studio americano suggerisce una nuova e intrigante spiegazione dell’aumento del potenziale evolutivo, che potrebbe non dipendere direttamente dalla pressione selettiva

Un tema che sta sempre più conquistando il centro del dibattito fra gli studiosi di evoluzione è quello dell’evolvibilità, cioè del potenziale che ha un organismo di generare quella variabilità genetica che è alla base dei processi evolutivi. Non solo è difficile dare una definizione unica e precisa di questo concetto ma non tutti concordano sulla sua effettiva utilità. Nel pieno di questo dibattito si inserisce un articolo pubblicato su PLoS One, firmato da Joel Lehman, dell’Università del Texas, e da Kenneth Stanley, dell’Università della Central Florida, entrambi informatici. I due studiosi hanno sviluppato alcuni modelli basati su organismi simulati astratti, privi di riferimenti specifici a organismi realmente esistenti; mediante appositi algoritmi, hanno poi fatto evolvere questi organismi per sola deriva genetica, escludendo ogni forma di pressione selettiva. Hanno potuto così osservare che il loro potenziale evolutivo aumentava senza il necessario intervento di una competizione per la sopravvivenza con altri loro ‘simili’.
Questi risultati confermerebbero le ipotesi avanzate dai due ricercatori, secondo le quali, nel corso del tempo, organismi con una maggiore evolvibilità si sarebbero separati dagli altri perché più veloci nel generare nuovi fenotipi, finendo così con il diffondersi e l’occupare nicchie diverse dai loro simili meno ‘evolvibili’. Le specie che da essi discendono avrebbero così ereditato un bagaglio genetico più predisposto all’evoluzione di nuovi tratti senza dover per forza essere passati dal filtro di una pressione selettiva. 
Ciò non significa certo che quello di selezione sia un concetto da buttar via; piuttosto, esso potrebbe non aver giocato un ruolo di primo piano nell’aumento dell’evolvibilità nel corso del tempo, come sottolinea anche Stanley, in un comunicato stampa dell’Università della Florida: “Le tradizionali spiegazioni basate su selezione e adattamento per fenomeni come quello dell’aumento dell’evolvibilità richiedono ulteriori e più approfondite indagini e potrebbero risultare non necessarie in alcuni casi.” Di certo il lavoro dei due ricercatori americani è destinato a vivacizzare ulteriormente il dibattito sull’evolvibilità, dal quale potrebbero emergere nuove e intriganti prospettive per la biologia evolutiva.
Michele Bellone
Riferimenti:
Joel Lehman, Kenneth O. Stanley. Evolvability Is Inevitable: Increasing Evolvability without the Pressure to Adapt. PLoS ONE, 2013; 8 (4): e62186 DOI: 10.1371/journal.pone.0062186