L’osso decorato dei Neanderthal

Testimonianze sempre più numerose avvalorano l’ipotesi che il Neanderthal fosse capace di pensiero simbolico e cognitivo comparabile a quello dell’uomo moderno

È ormai da tempo che la visione degli uomini di Neanderthal come una specie bruta dalle capacità cognitive limitate è stata abbandonata. Infatti, negli ultimi anni si sono susseguiti ritrovamenti che fanno pensare a un comportamento simbolico anche nella nostra specie sorella.

Un nuovo studio, pubblicato su Plos One, contribuisce a questa nuova visione degli uomini di Neanderthal, descrivendo  un manufatto ritrovato nel riparo di Zaskalnaya VI nella Crimea orientale, una penisola che si affaccia sul Mar Nero, abitata dal Neanderthal durante il Paleolitico Medio. L’intervallo cronostratigrafico non è ancora ben definito, ma i livelli più profondi (VI-V) sono più antichi di 50 mila anni fa, mentre secondo la datazione al 14C i quattro livelli superiori (I-IIIa) coprono il periodo tra 43-26 mila anni fa. Il livello III, a cui appartiene il reperto, ha una datazione al 14C compresa tra 34 e 38 mila anni fa.

Si tratta di un frammento di osso radio di corvo della specie Corvus corax interpretato come un ago privo di cruna; presenta sette tacche laterali ottenute sfregando l’osso con una scheggia laminare di selce mossa ripetutamente avanti-indietro. Nell’insieme, le tacche avrebbero avuto lo scopo di migliorare l’impugnatura e far meglio aderire il filo attorno all’ago.

Analizzando le incisioni prodotte dalla selce, il gruppo di studio ha distinto due fasi di lavorazione: nella prima fase le tacche sono profonde e parallele all’asse longitudinale dell’osso, mentre nella seconda fase sono molto superficiali ed oblique.

Majkić e colleghi si sono chiesti se l’aggiunta di altre tacche nella seconda fase di lavorazione potesse avere una finalità pratica, ovvero migliorare la funzionalità del manufatto, o decorativa: tutte le distanze tra le tacche che sembrano essere troppo vicine per avere esclusiva funzione pratica.

L’ipotesi è stata confutata servendosi dell’archeologia sperimentale: ad un gruppo di uomini e donne è stato chiesto di riprodurre le due serie di tacche, allo scopo di comprendere la catena operativa che ha dato origine al manufatto. Non solo le azioni materiali, ma anche quelle cognitive. Sono dunque stati forniti i materiali che probabilmente sono stati utilizzati dai Neanderthal e sono state impartite istruzioni per praticare incisioni che fossero fedeli a quelle archeologiche. I risultati hanno dimostrato come la funzionalità dell’ago non migliori dopo l’aggiunta della seconda serie di tacche, mentre a migliorare è la sua estetica.

Si tratta di un risultato importante. Testimonianze sempre più numerose avvalorano l’ipotesi che il Neanderthal fosse capace di pensiero simbolico: ne sono un esempio le incisioni su roccia ritrovate a Gibilterra, le conchiglie colorate e perforate dalla Spagna, gli artigli lavorati di Krapina, le ossa di rapaci a Fumane, su cui sono rimaste le tracce dell’estrazione di penne remiganti ed artigli. L’osso ritrovato a Zaskalnaya VI fornisce un’ulteriore prova di capacità cognitive comparabili tra Uomo Moderno e Neanderthal.

Riferimento:
Majkić A, Evans S, Stepanchuk V, Tsvelykh A, d’Errico F (2017) A decorated raven bone from the Zaskalnaya VI (Kolosovskaya) Neanderthal site, Crimea. PLoS ONE 12(3): e0173435. doi:10.1371/journal.pone.0173435

Immagine: Da Majkić et al. [CC BY 4.0]