L’ultima cena dello squalo preistorico

La scoperta di un fossile di un grande predatore marino del Mesozoico ha rivelato informazioni sulla sua anatomia e sulla sua dieta

Un recente studio condotto dal Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova in collaborazione con CNR di Padova, Università di Ferrara e Soprintendenza del Friuli, pubblicato sulla rivista “Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology”, ha descritto ed analizzato un fossile unico al mondo appartenente al gigantesco squalo estinto del genere Cretodus (la specie non è ancora stata determinata), vissuto durante il periodo geologico del Cretaceo Superiore (intorno a 93 milioni di anni fa).

I resti ossei di questo mastodontico predatore, lungo oltre 7 metri, provengono dalla Lessinia (VR) e sono attualmente conservati al Museo Preistorico e Paleontologico di Sant’Anna d’Alfaedo. In quest’area durante il Cretaceo era presente l’oceano Tetide con condizioni di mare piuttosto profondo, in cui Cretodus conviveva insieme ad altri squali, tartarughe marine e mosasauri. Il fossile rinvenuto, comprendente oltre 120 denti, 86 centri vertebrali e molte scaglie placoidi, rappresenta il reperto ad oggi più completo di questo taxon. Inoltre, in corrispondenza dello stomaco di Cretodus sono conservati anche resti del suo ultimo pasto, ossia frammenti ossei di una tartaruga marina di circa 2 metri di lunghezza, appartenente alla famiglia Chelonioidea, ma di cui la specie non è ancora stata determinata. Come sostiene il dott. Jacopo Amalfitano, uno degli autori dello studio, sembra che l’ingestione di questa enorme preda sia avvenuta prima della morte del mastodontico squalo, che si è deposto successivamente sul fondale marino senza averla digerita completamente.

Questo fossile è unico al mondo per lo stato di conservazione e per la testimonianza di predazione. Ha permesso pertanto di approfondire la conoscenza morfologica del genere Cretodus e di valorizzare questo genere fossile, dapprima poco noto alla comunità scientifica internazionale e al pubblico (si conoscevano solamente un numero esiguo di denti rinvenuti in Europa, USA, Africa e Asia). Inoltre, lo studio ha rivelato per la prima volta preziose informazioni sulla preferenza alimentare di questo squalo ancestrale, estintosi circa 80 milioni di anni fa, che focalizzava molto probabilmente la propria dieta sulle tartarughe marine come fanno ancora oggi lo squalo bianco e lo squalo tigre.  

Bibliografia:
Amalfitano J., Dalla Vecchia F. M., Giusberti L., Fornaciari E., Luciani V., Roghi G., 2017. Direct evidence of trophic interaction between a large lamniform shark, Cretodus sp., and a marine turtle from the Cretaceous of northeastern Italy. Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology 469: 104-121. 

Immagine in alto: ricostruzione di Cretodus e della tartaruga marina, in proporzione ad un uomo alto 1,75 metri.
Immagine nel testo: lastra con i resti fossili dello squalo e della tartaruga.