Mamme premurose

Nelle specie in cui le cure parentali vengono elargite da entrambi i genitori, di solito i maschi sono il sesso che contribuisce di meno all’allevamento della prole. Questa differenza, ampiamente documentata in numerosi mammiferi e uccelli, è dovuta alla diversa probabilità che hanno femmine e maschi di essere effettivamente i genitori biologici: le prime sono infatti certe della maternità, mentre

Nelle specie in cui le cure parentali vengono elargite da entrambi i genitori, di solito i maschi sono il sesso che contribuisce di meno all’allevamento della prole. Questa differenza, ampiamente documentata in numerosi mammiferi e uccelli, è dovuta alla diversa probabilità che hanno femmine e maschi di essere effettivamente i genitori biologici: le prime sono infatti certe della maternità, mentre i secondi, nonostante l’evoluzione di numerose strategie per incrememtare le proprie chances di fecondazione, non possono esserlo con certezza.

Date queste premesse, ci si attende che all’aumentare delle richieste da parte della prole le madri incrementino fortemente il proprio sforzo parentale, o almeno che la loro risposta sia di entità significativamente superiore a quella dei padri. Questa ipotesi è stata testata da un gruppo di ricercatori della University of Cambridge e della University of Zurich, che ha analizzato le cure parentali di un piccolo mammifero africano, il suricato (Suricata suricatta), una specie che adotta cure parentali cooperative. La riproduzione cooperativa implica la partecipazione nell’erogazione di cure parentali di individui non direttamente coinvolti nell’atto riproduttivo, chiamati “helper” o aiutanti del nido.

I ricercatori hanno simulato, mediante registrazioni, un incremento del livello di begging (dall’inglese to beg = mendicare), l’insieme di vocalizzazioni emesse dalla prole nel tentativo di assicurarsi maggiori attenzioni, di solito corrispondenti a maggiori risorse alimentari, da parte dei genitori, e ha valutato i successivi comportamenti dei padri e delle madri.

I risultati, pubblicati su Biology Letters, indicano che all’aumentare delle richieste della prole le femmine incrementano di molto il proprio tasso di approvvigionamento di cibo, calcolato sul numero di porzioni di cibo portate alla tana, rispetto ai maschi.

Oltre che alla maggiore certezza della maternità, ci sono altre possibili ragioni che possono condurre a questo comportamento: ad esempio, le femmine di questa specie sono filopatriche, restano dunque nel gruppo in cui sono nate fino alla morte, al contrario dei maschi che invece disperdono e si uniscono a differenti gruppi sociali. In questo modo, le femmine aumentano la propria fitness innanzitutto incrementando il numero di componenti del gruppo, fattore spesso legato al successo delle colonie di suricati, e in secondo luogo potendo contare ai successivi eventi riproduttivi su altri helper, altri aiutanti che concorreranno in futuro all’allevamento dei nuovi nati.

Andrea Romano

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons