Georges Cuvier

Georges Cuvier

Georges Cuvier (1769-1832)

Da: Leçons d’anatomie comaparée Paris, Baudouin, 1800

Prima lezione – Considerazioni preliminari sull’economia animale.

Articolo primo: Schizzo generale delle funzioni esercitate dai corpi animali.

[…]

Il movimento proprio dei corpi viventi ha dunque origine in quello dei propri genitori; è da essi che hanno ricevuto l’impulso vitale, ed è evidente da ciò che, allo stato attuale delle cose, la vita non nasce che dalla vita, e che non ne esiste altra che quella che è stata trasmessa da viventi a viventi in una successione ininterrotta.

Non potendo dunque risalire all’origine prima dei viventi, noi non abbiamo risorse per cercar di chiarire le forze che li animano al di fuori dell’esame della composizione dei corpi, cioè dei loro tessuti e della mescolanza dei loro elementi: perché, sebbene sia vero che questi tessuti e queste mescolanze sono in qualche modo il risultato dell’azione delle forze vitali che anno dato loro la vita e la mantengono, è pure chiaro che tali forze non possono avere che in essi la loro sorgente ed il loro fondamento; […]

Commenta Michel Foucault in Les mots et les choses, 1966, Gallimard, Paris (Le parole e le cose, 1967, Rizzoli, Milano), pp. 154-155:

Un giorno, alla fine del XVIII secolo, Cuvier farà man bassa dei barattoli del Museo, li romperà e dissecherà tutta la gran conserva classica della visibilità animale. Il gesto dell’iconoclasta, cui mai Lamarck si deciderà, non tradisce una nuova curiosità per un segreto che non si avrebbe avuto interesse, o coraggio, o possibilità di conoscere. Costituisce, assai più seriamente, una mutazione nello spazio naturale della cultura occidentale; è la fine della storia nella accezione di Tournefort, di Linneo, di Buffon…; e costituirà parimenti l’inizio di ciò che ha consentito – attraverso la sostituzione dell’anatomia alla classificazione, dell’organismo alla struttura, della subordinazione interna al carattere visibile, della serie al quadro – di far precipitare nel vecchio mondo piatto, e inciso nero su bianco degli animali e delle piante, tutta una massa profonda di tempo cui verrà dato il nome rinnovato di storia

Da: Leçons d’anatomie comaparée Paris, Baudouin, 1800

Prima lezione – Considerazioni preliminari sull’economia animale.

Articolo primo: Schizzo generale delle funzioni esercitate dai corpi animali.

Tali sono le funzioni principali che compongono l’economia animale; è chiaro che possono essere ricondotte a tre ordini. Ve ne sono che costituiscono gli animali come sono, che li rendono in grado di svolgere il ruolo che la natura ha loro assegnato nell’organizzazione generale dell’universo; in una parola che sarebbero sufficienti a farli esistere, se la loro esistenza non fosse che momentanea. Queste sono le facoltà del sentire e del muoversi; questa li mette in grado di eseguire determinate azioni, mentre quella li determina all’uno o all’altra delle azioni di cui sono capaci. Ognuno di essi può essere considerato come una macchina parziale, coordinata a tutte le altre macchine che nel loro insieme formano il mondo; gli organi del movimento ne sono le ruote, le leve, in una parola tutte le parti passive; ma il principio attivo, la molla che spinge tutte le altre parti si trova solo nella facoltà del sentire, senza la quale l’animale, sprofondato in un sonno continuo, sarebbe realmente ridotto ad uno stato puramente vegetativo; la pianta stessa potrebbe, come dice Buffon, essere chiamata animale dormiente. Queste due funzioni formano il primo ordine, e prendono il nome di funzioni animali.

Ma le macchine animali hanno ben di più di quelle che costruiamo noi, un principio interno di manutenzione e riparazione: esso consiste nell’insieme delle funzioni che servono a nutrire il corpo, e cioè la digestione, l’assorbimento, la circolazione, la respirazione, la traspirazione e le escrezioni; esse formano il secondo ordine e prendono il nome di funzioni vitali.

Infine, poiché la durata della vita di ogni animale è determinata a seconda delle specie, la generazione è una funzione di terzo ordine, destinata a rimpiazzare gli individui che periscono con altri nuovi, e a conservare l’esistenza di ogni specie.

[…]

Il brano seguente è dall’edizione del 1836 della stessa opera

Articolo terzo: Quadro delle principali differenze che gli animali presentano in ciascuno dei loro sistemi di organi.

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Gli organi del sentire presentano molti tipi di differenze: le une in rapporto alla parte interna del sistema nervoso, le altre ai sensi esterni. Le prime mostrano quattro variazioni principali: gli animali senza sistema nervoso apparente, e nel quale non si vedono né vasi né nervi o hanno tracce di sistema nervoso ridotto ad un anello periesofageo da cui partono due cordoni longitudinali senza gangli; questi sono gli zoofiti (radiati) o polipi; quelle degli animali nei quali non vi è che un cervello sopra al canale alimentare, senza midollo spinale, e il cui restante sistema nervoso consiste in gangli e reti variamente connessi, ma contenuti nella stessa cavità degli altri visceri; sono i molluschi; gli animali nei quali il cervello, disposto come nei precedenti, produce due lunghi filamenti che, dopo aver circondato l’esofago, decorrono accollati l’uno all’altro lungo la faccia ventrale e si uniscono in punti regolari con doppi gangli da cui partono i nervi: sono i crostacei, gli insetti, gli anellidi, gli aracnidi, in una parola gli animali articolati. Infine gli animali che hanno cervello e midollo spinale dal lato dorsale, al di sopra del canale alimentare, racchiuso in un canale formato dalla colonna vertebrale; sono gli animali vertebrati.

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Articolo IV – Quadro dei rapporti che esistono fra le variazioni dei diversi sistemi d’organo

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In effetti non vi è alcuna funzione che non abbia bisogno dell’aiuto e del concorso di quasi tutte le altre, e che non risenta in qualche misura del loro grado di energia.

La respirazione, per esempio, non può svolgersi che con l’aiuto dei movimenti del sangue, poiché essa non è altro che l’avvicinamento di questo fluido all’elemento circostante; ora, poiché è la circolazione che mette il sangue in movimento, essa è, per così dire, un mezzo necessario alla respirazione.

La circolazione stessa trova la sua causa nell’azione muscolare del cuore e delle arterie; essa dunque non avviene che per opera dell’irritabilità. Questa, a sua volta, trae origine dal fluido nervoso, e di conseguenza dalla sensibilità, che risale, con una specie di circolo, alla circolazione, causa di tutte le secrezioni, del fluido nervoso e delle altre.

Che sarebbe la sensibilità se la forza muscolare non la soccorresse, fin nelle minime circostanze? A che servirebbe il tatto se non si potesse portare la mano verso gli oggetti da toccare? Come potremmo vedere se non si potesse girare la testa o gli occhi a volontà?

E’ in questa mutua dipendenza delle funzioni, in questo aiuto che esse si portano reciprocamente, che sono fondate le leggi che determinano i rapporti degli organi, necessarie quanto quelle della metafisica e della matematica: è infatti evidente che l’armonia conveniente fra gli organi che agiscono gli uni sugli altri, è una condizione necessaria dell’esistenza dell’essere al quale essi appartengono, e che se una delle funzioni fosse modificata in un modo incompatibile con le modifiche delle altre, questo essere non potrebbe esistere.

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Così un animale che non può digerire che carne, deve, pena la distruzione della sua specie, avere la facoltà di vedere la selvaggina, di inseguirla, di afferrarla, vincerla, smembrarla. Gli occorre dunque, necessariamente, una vista penetrante, un odorato fine, una corsa rapida, agilità e forza nelle zampe e nelle mascelle. Così, mai coesisteranno denti atti a tagliare la carne nella stessa specie con un piede corneo, che non può che sostenere l’animale, e con il quale non può afferrare. Donde la regola che gli animali con zoccoli sono erbivori; e le regole ancor più dettagliate, meri corollari della prima, che piedi con zoccoli indicano molari a corona piatta, tubo digerente molto lungo, stomaco ampio o multiplo, ed un gran numero di altri rapporti del genere.

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Da: Recherches sur les ossements fossiles des quadrupèdes – Discours préliminaire (1812)

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Principio di questa determinazione

Per fortuna l’anatomia comparata possedeva un principio che, sviluppato correttamente, era in grado di eliminare ogni imbarazzo: era quello della correlazione delle forme negli esseri organizzati, per mezzo del quale ogni essere potrebbe, a rigore, essere riconosciuto da un qualsivoglia frammento di ciascuna delle sue parti.

Ogni essere organizzato forma un insieme, un sistema unico e chiuso, le cui parti si corrispondono l’un l’altra, e concorrono alla stessa azione definitiva attraverso una reazione reciproca. Nessuna di queste parti può cambiare senza che le altre pure cambino; di conseguenza, ognuna di esse, presa separatamente, indica e permette di ricostruire tutte le altre.

[…]

… In una parola, la forma di un dente comporta la forma del condilo, quella dell’omoplato, quella delle unghie, allo stesso modo come l’equazione di una curva comporta tutte le sue proprietà; e allo stesso modo che prendendo ogni proprietà separatamente come base di un’equazione specifica si ritroverebbe sia l’equazione ordinaria, sia tutte le altre proprietà, allo stesso modo l’unghia, l’omoplato, il femore, e tutte le altre ossa prese separatamente, comportano il dente e, reciprocamente, le altre strutture; iniziando da ognuna di esse, chi possieda razionalmente le leggi dell’economia organica, potrebbe rifare tutto l’animale.

[…]

Le specie perdute non sono varietà delle specie attualmente viventi

Perché le razze attuali, mi si dirà, non sarebbero delle modificazioni di quelle razze antiche che si trovano fra i fossili, modificazioni che sarebbero state prodotte dalle circostanze locali e dal cambiamento di clima e portate a una tale estrema differenza dalla lunga successione degli anni?

Questa obiezione deve parere forte soprattutto a coloro che credono all’infinita possibilità di alterazione delle forme nei corpi organizzati, e che pensano che coi secoli e le abitudini, tutte le specie potrebbero mutare le une nelle altre, o derivare da una sola fra di esse.

Tuttavia si può rispondere, nel loro stesso sistema, che se le specie son cambiate gradualmente, si dovrebbero trovare tracce di tali modificazioni graduali; che fra il paleoterio e le specie attuali si dovrebbero scoprire delle forme intermedie, e che finora ciò non è successo.

Perché le viscere della terra non hanno conservato i monumenti di una genealogia così curiosa, se non perché le specie di un tempo erano costanti quanto le nostre, o quanto meno perché la catastrofe che le ha distrutte non ha lasciato loro il tempo di variare?

[…]

Del resto quando sostengo che i banchi rocciosi contengono le ossa di più generi, e gli strati mobili quelli di numerose specie che oggi non esistono più, non pretendo che ci sia voluta una nuova creazione per produrre le specie attuali, dico solo che non esistevano negli stessi luoghi, e che debbono esservi giunte da altre parti.

Supponiamo, ad esempio che una grande irruzione del mare copra di un ammasso di sabbia o di altri resti il continente australiano; essa vi seppellirà i cadaveri dei canguri, dei vombati, dei dasiuridi, dei bandicot, dei falangeri volanti, degli echidna e degli ornitorinchi, e distruggerà completamente le specie di tutti quei generi, poiché nessuno di essi esiste altrove.

Se questa stessa rivoluzione mettesse a secco i piccoli, molteplici stretti che separano l’Australia dall’Asia, aprirebbe la strada ad elefanti, rinoceronti, bufali, cavalli, cammelli, tigri, ed a tutti gli altri animali asiatici, che verrebbero a popolare una terra dove prima erano sconosciuti.

Se un naturalista, dopo aver ben studiato tutta quella natura vivente, decidesse di scavare il suolo sul quale essa vive, vi troverebbe i resti di esseri del tutto diversi.

Conclusione generale relativa all’epoca dell’ultima rivoluzione

[…] se vi è qualche cosa di sicuro in geologia, questa è che la superficie del globo sia stata vittima di una grande e subitanea rivoluzione, non più di cinque o seimila anni addietro; che questa rivoluzione ha sepolto e fatto sparire paesi prima abitati dagli uomini e dalle specie animali oggi più note; al contrario ha messo in secco il fondo dell’ultimo mare, e n ha formato i paesi oggi abitati; dopo questa rivoluzione gli individui da essa risparmiati, in piccolo numero, si sono sparsi e propagati sui territorii messi di nuovo in secco; di conseguenza, è da quest’epoca solamente che le nostre società hanno ripreso il cammino, formato insediamenti, innalzato monumenti, raccolto fatti naturali e formulato sistemi scientifici.

Ma questi paesi oggi abitati, e che l’ultima rivoluzione ha messo in secco, erano già stati abitati prima, se non dall’uomo, almeno da animali terrestri; per conseguenza, una rivoluzione precedente, almeno, li aveva sommersi; se giudichiamo dai diversi ordini di animali di cui si trovano i resti, hanno subito forse fino a due o tre irruzioni del mare.

Da: Leçons d’anatomie comaparée Bruxelles, H. Dumont, 1836

Articolo IV – Quadro del mutuo influsso dei cambiamenti nei diversi sistemi d’organi

[…]

Sebbene erronee, queste idee avevano ancora qualcosa di plausibile, formavano un insieme elevato, legato ad alte concezioni filosofiche. Non è lo stesso di quelle che sono state ultimamente avanzate in francia, a proposito di una pretesa unità di piano e di composizione di tutti gli animali.

Non si è mai potuta ottenere una definizione chiara di ciò che queste parole vogliano dire; la sola che sia stata data dell’unità di composizione Lo stesso numero di parti disposte nello stesso ordine, ha dovuto essere ritirata sul campo; non si verificava nemmeno (come vedremo) fra un mammifero e l’altro, nemmeno su una sola parte del loro corpo, ancor meno fra una classe di vertebrati e l’altra; diventava addirittura assurda applicata ai molluschi ed agli zoofiti.

Quanto all’identità di piano, gli sforzi diversi ed ugualmente sfortunati che son stati fatti per trovare analogie anche solo fra la disposizione delle parti degli insetti e dei vertebrati, analogia che di primo acchito sembrava presentarsi favorevolmente, provano del resto quanto questo pensiero fosse falso: così non si è andati più lontano; non si è nemmeno tentato un ravvicinamento simile per gli zoofiti; avrebbe scosso troppo il semplice buon senso

[…]

Articolo V – Divisioni degli animali secondo l’insieme della loro organizzazione.

[…]

De naturalisti più materialisti nelle loro idee, che non si preoccupavano delle astrazioni filosofiche di cui abbiamo parlato, sono rimasti gli umili dissecatori di Maillet. Vedendo che l’uso più o meno intenso di un organo ne aumenta o diminuisce talvolta forza e volume, si sono immaginati che abitudini o influenze esterne continuate a lungo abbiano potuto cambiare gradualmente le forme degli animali, al punto da farle arrivare a tutte quelle ce si vedono nelle diverse specie; l’idea, forse la più superficiale e la più vana di tutte quelle che abbiamo dovuto confutare in questa introduzione. I corpi organizzati sono considerati in qualche modo come masse di pasta o di argilla, che si può modellare con le dita; così, appena questi autori hanno voluto entrare nei dettagli, sono caduti nel ridicolo. Chiunque osi affermare seriamente che un pesce, a furia di restare a secco, abbia visto le sue scaglie fendersi e trasformarsi in piume e si sia trasformato in un uccello; o che un quadrupede, a furia di penetrare in luoghi stretti, di infilarsi, possa mutarsi in un serpente, non fa altro che mostrare una profonda ignoranza dell’anatomia.