L’eclissi del darwinismo

Da: C.D.Darlington. In The Evolutionary Synthesis, p. 76

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Oenothera, il mio successivo oggetto di studio, aveva generato una falsa teoria dell’evoluzione, così come una falsa teoria delle mutazioni, e una falsa teoria dell’eredità e del comportamento dei cromosomi. In verità, se vogliamo parlare di ricerca scientifica che blocca i progressi di una scienza, Oenothera ne fu l’esempio imperituro: e quale collezione di persone ha raccolto sulla sua strada! Alla fine fu Hugo de Vries a confrontarsi col mondo con la sua nozione dogmatica di evoluzione

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Da: J. Huxley Evoluzione la sintesi moderna. Ubaldini, 1966

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Ed infine, lo stesso darwinismo divenne sempre più teorico. La dimostrazione sulla carta che un carattere fatto così e così era o poteva essere adattativo, veniva considerata da molti scrittori come una prova sufficiente che esso dovesse la sua origine alla selezione naturale. Gli studi sull’evoluzione divennero sempre più dei puri trattati di casistica di adattamenti reali o supposti. Il darwinismo dell’ultima parte del secolo XIX giunse a ricordare la scuola di teologia naturale della prima parte dello stesso secolo. Paley redivivus, si potrebbe dire, ma filosoficamente capovolto, con la Selezione Naturale al posto dell’Artefice Divino, come deus ex machina. C’era poco contatto fra speculazione evolutiva [sic!] e fatti concreti della citologia e dell’eredità, o con la relativa sperimentazione.

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Da: T.H.Morgan, 1932, The Scientific basis of Evolution

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Come ho spiegato, il tipo di variabilità sulla quale Darwin ha basato la sua teoria della selezione naturale non può più essere usato come sostegno di essa, in primo luogo perché, essendo le variazioni fluttuanti dovute ad effetti ambientali, è noto che non sono ereditarie, e in secondo luogo, perché la selezione delle differenze fra individui causate dalle varianti genetiche già esistenti, mentre cambierà il numero degli individui di un certo tipo, non introdurrà nulla di nuovo: L’essenza del processo evolutivo è la comparsa di nuovi caratteri.

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Da: W.Bateson Mendel’s principles of heredity. Cambridge University Press, 1909, pp 286-289

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Quando, alcuni anni fa, ho pubblicato una collezione di fatti illustranti il fenomeno della variazione negli animali (Materials for the study of variation, 1894) ho sottolineato come le variazioni siano spesso definite, o Discontinue. Tale conclusione non può non colpire un osservatore interessato a questa parte della fisiologia. Nella misura in cui la discontinuità delle variazioni si manifesta ripetutamente come quella che siamo abituati a riconoscere come distintive di forme specifiche l’una dall’altra, l’ulteriore conclusione che ne segue è che la diversità delle specie può esser considerata come largamente derivata dall’accadere di tali variazioni discontinue.

[…] Il libro doveva essere seguito da raccolte simili di altre manifestazioni delle variazioni, ma con gli sviluppi ai quali andò incontro quasi subito la genetica, divenne chiaro come il metodo delle raccolte miscellanee non fosse il più diretto, e che dalla ricerca sperimentale su casi particolari fosse possibile ottenere ben più importanti progressi.

[…segue il racconto delle osservazioni di de Vries…] Si può dubitare della validità della sovrastruttura creata da de Vries, ma essere in completo accordo con lui nel riconoscere una verità fondamentale, che cioè vi sia una distinzione naturale fra variazioni fluttuanti e variazioni genetiche reali; che le ultime siano le sole attraverso le quali possa essere effettuato un cambiamento evolutivo dei tipi; e che comunemente, ma non, mi sembra, sempre, i gradini di tali cambiamenti siano così discontinui da meritare il nome di Mutazioni.

E’ qui che entra in gioco la scoperta di Mendel. Mentre prima, sebbene il fatto della discontinuità non fosse dubbio, non c’era nulla ad indicare come o quando fosse determinata, ora vediamo che le variazioni discontinue sono principalmente le manifestazioni della presenza o assenza di corrispondenti fattori mendeliani, e riconosciamo che la loro unità è frutto del modo nel quale essi si comportano durante le divisioni cellulari della gametogenesi. Con la scoperta di questi fattori è possibile applicare al problema dell’Evoluzione un trattamento analitico.

[…] La nozione che un carattere, una volta apparso in un individuo, corre il rischio di sparire attraverso gli incroci con altri che ne sono privi è irrealistica, poiché, se il carattere dipende da fattori che segregano, non può sparire. […]

Il mendelismo, sebbene ci aiuti notevolmente a mostrare come la diversità delle specie e delle varietà possa nascere ed essere mantenuta, non ci dà una chiave per interpretare il problema dell’ Adattamento; eccetto nella misura in cui è più facile pensare che un cambiamento definito, integrale, delle caratteristiche può causare una differenza percettibile di successo di quanto non possa una differenza indefinita e impalpabile. Cambiamenti variativi definiti si offrono di continuo, ed ognuno dà un’opportunità alla selezione naturale od artificiale, talché non dobbiamo esitare a dichiarare che di questi materiali è costruita la diversità della natura. […] La concezione dall’Evoluzione che avviene attraverso la trasformazione graduale di masse di individui attraverso l’accumulo di impalpabili cambiamenti è qualcosa che lo studio della genetica mostra immediatamente essere falso.[…] per il fatto che l’eredità e la variazione si uniscono a provare che la variazione genetica è un fenomeno individuale. Ogni nuovo carattere è formato in alcune cellule germinali di un certo individuo in un determinato momento, di più non possiamo dire. Che le variazioni siano controllate da leggi fisiologiche, noi ora possediamo prove sperimentali; ma che questo controllo sia guidato anche pochissimo dalle necessità dell’Adattamento, non ne possediamo il più piccolo segno. […]

Ancora: non vi è nulla nella scoperta mendeliana che vada contro alla dottrina cardine che le specie siano nate “attraverso la Selezione Naturale o la conservazione delle razze favorite nella lotta per l’esistenza”, per usare la definizione della dottrina scritta nel titolo dell’Origine. Attraverso ciò che decide la Selezione Naturale tutto deve aver successo o fallire. Tuttavia, i risultati della ricerca moderna hanno senza alcun dubbio privato questo principio degli attributi soprannaturali dei quali è stato talvolta investito. Lo scopo della Selezione Naturale è strettamente limitato dalle leggi della variazione. Quanto precise e specifiche siano tali leggi, noi stiamo solo iniziando a capire […] Non si può onestamente negare che nell’opera di Darwin vi siano passaggi che giustificano questi abusi del principio della Selezione Naturale, ma credo sinceramente che, se il lavoro di Mendel fosse capitato fra le sue mani, tali passaggi sarebbero stati immediatamente rivisti.

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