Migratori a rischio a causa dei cambiamenti climatici

Ecco come il riscaldamento globale mette in difficoltà gli uccelli migratori: a particolare rischio, i migranti a lungo raggio

Da alcuni anni ormai si sente parlare frequentemente del riscaldamento globale e delle conseguenze potenzialmente disastrose che potrebbe avere sulle specie animali. All’elenco delle specie le cui popolazioni naturali potrebbero subire un forte declino a causa del riscaldamento del pianeta si aggiungono oggi gli uccelli migratori, in particolare quelli a lungo raggio, che ogni anno si spostano dall’Africa all’Europa settentrionale. Secondo un gruppo internazionale di ricercatori, guidato dal prof. Nicola Saino dell’Università degli Studi di Milano, infatti, gli uccelli migratori sarebbero sempre più vulnerabili ai repentini cambiamenti climatici che stanno interessando le alte latitudini, in quanto non sarebbero in grado di contrastare l’avanzamento della stagione primaverile.

Per giungere a tali conclusioni, i ricercatori hanno confrontato le date medie di arrivo nelle aree di nidificazione di 117 specie di uccelli migratori con le date di inizio della primavera nel corso degli ultimi 51 anni (1958-2008). Le date dell’inizio della primavera sono state calcolate in degree days, una misura che si riferisce all’accumulo di calore durante i primi mesi dell’anno: superata una soglia limite hanno inizio i tipici fenomeni primaverili, come l’apertura delle gemme fogliari seguita dalla fioritura e dallo sviluppo delle popolazioni di invertebrati.

Come si legge sulle pagine della rivista Proceedings of the Royal Society B, l’accumulo di calore nei primi mesi dell’anno è aumentato nel corso degli ultimi 50 anni, causando un anticipo della primavera. Al 30 di aprile, ad esempio, un momento cruciale per le migrazioni primaverili degli uccelli, i degree days sono aumenati del 58% negli ultimi 20 anni rispetto alle tre decadi precedenti. E questo anticipo della primavera ha messo in seria difficoltà i migratori, sebbene la maggioranza delle specie analizzate abbia anticipato l’arrivo nelle zone di nidificazione. Infatti, la primavera sembra correre più forte degli uccelli che, nel complesso, iniziano a riprodursi a primavera più avanzata rispetto al passato, mostrando quello che gli autori chiamano “ritardo termico” (“thermal delay“). Le specie, insomma, non sono state in grado di contrastare del tutto l’avanzamento della primavera, con conseguenze negative a livello di popolazione.

Non è un caso, sostengono i ricercatori, che le specie che nel corso dei decenni hanno accumulato un ritardo termico maggiore siano anche quelle che stanno attraversando una fase di intenso decremento demografico in tutta Europa. In questo contesto, soprattutto i migratori a lungo raggio, le specie che giungono in Europa dall’Africa subsahariana, sembrano patire questo sfasamento tra l’inizio della primavera e il momento della nidificazione, in quanto giungono nelle aree riproduttive in momenti successivi alle specie che migrano su distanze inferiori (quelle che nidificano in Nord Africa o in Europa meridionale).

Questa discrepanza tra l’inizio della primavera e l’arrivo dei migratori potrebbe avere su un lungo periodo conseguenze fatali sull’andamento demografico di numerose specie migratrici europee. Arrivando in ritardo rispetto all’avanzamento della primavera, infatti, gli uccelli mancherebbero il periodo migliore per portare a compimento con successo l’allevamento della prole, in particolar modo alle alte latitudini in cui l’abbondanza di cibo è limitata ad un breve intervallo di tempo.

Andrea Romano

Riferimenti:
Nicola Saino, Roberto Ambrosini, Diego Rubolini, Jost von Hardenberg, Antonello Provenzale, Kathrin Hüppop, Ommo Hüppop, Aleksi Lehikoinen, Esa Lehikoinen, Kalle Rainio, Maria Romano, Leonid Sokolov, Climate warming, ecological mismatch at arrival and population decline in migratory birds, Proc. R. Soc. B published online 22 September 2010, doi: 10.1098/rspb.2010.1778