Nel blu dipinto di blu

L’oceano è un habitat molto complesso e molto particolare; a diverse profondità corrispondono caratteristiche ambientali specifiche, in termini di cibo e di luce disponibili, il che fa dei pesci un ottimo strumento per valutare come l’evoluzione sia legata alle condizioni ambientali. Uno studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, racconta di importanti novità legate proprio alla visione

L’oceano è un habitat molto complesso e molto particolare; a diverse profondità corrispondono caratteristiche ambientali specifiche, in termini di cibo e di luce disponibili, il che fa dei pesci un ottimo strumento per valutare come l’evoluzione sia legata alle condizioni ambientali. Uno studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, racconta di importanti novità legate proprio alla visione della luce nei pesci.

Si sa che gli antenati dei vertebrati erano in grado di vedere la luce ultravioletta (UV), molte specie hanno mantenuto questa capacità nel corso dell’evoluzione, mentre altre hanno sviluppato la capacità di vedere la luce viola o blu. I ricercatori si sono posti come obiettivo la comprensione dei possibili vantaggi selettivi offerti dalla visione della luce viola, ed insieme l’analisi delle mutazioni a livello dei pigmenti coinvolti nel processo, per capire quali di essi fossero determinanti per questo passaggio evolutivo.  

Così facendo i ricercatori hanno scoperto il primo esempio di pesce che ha effettuato il salto dalla visione degli UV a quella della luce viola. Lo studio mette in evidenza confronti di sequenze genetiche e proteiche, fra il pigmento mutato del pesce sciabola, in grado di percepire la luce viola, e quelli di altri pesci, ancora legati alla visione degli ultravioletti, cercando, anche tramite modelli computerizzati, di predire quali altre mutazioni siano in grado di indurre questo cambiamento funzionale. I ricercatori arrivano alla conclusione che l’acquisizione di questa caratteristica da parte del  pesce sciabola sia strettamente legata alle condizioni ambientali, in particolare alla sua diversa alimentazione, rispetto a pesci con una differente capacità visiva, il che è una nuova prova del fatto che la capacità di percepire la luce a diverse lunghezze d’onda è di per sé un elemento sul quale la pressione selettiva dettata dall’ambiente può lavorare dal punto di vista evolutivo.

Silvia Demergazzi

Riferimenti:
Takashi Tada, Ahmet Altun, Shozo Yokoyama, Evolutionary replacement of UV vision by violet vision in fish. PNAS, Published online before print September 28, 2009, doi: 10.1073/pnas.0903839106