Nuove ipotesi sull’origine dei Primati

Due fossili di antichi plesiadapiformi gettano luce sull’origine dei primati

L’origine dei caratteri che hanno portato all’evoluzione dei Primati è ora più chiara grazie al ritrovamento di due fossili risalenti a circa 56 milioni di anni fa. Questi appartengono a due nuove specie di plesiadapiformi (un gruppo di antichi mammiferi ormai estinti dalla filogenesi controversa),che gli scopritori hanno nominato Ignacius clarkforkensis e Dryomomys szalayi.

Lo studio, condotto da ricercatori di numerose università americane e guidato dal paleontologo della University of Florida Jonathan Bloch, ha ricostruito la filogenesi dei Primati tramite il confronto di fossili appartenenti a 85 specie estinte e ancora esistenti. La ricerca ha previsto l’analisi di 173 caratteri fenotipici di Primati, Tupaidi, Dermotteri ( i cosiddetti “scoiattoli volanti”, spesso accostati ai Plesiadapiformi) e Plesiadapiformi. I risultati, pubblicati sulla rivista PNAS, sembrano evidenziare che questo ordine di mammiferi arcaici sia filogeneticamente molto vicino all’ordine a cui appartiene anche l’uomo, in particolare alle tupaie, gruppo di mammiferi ancora esistenti che sono considerati tra le possibili forme di transizione tra gli Insettivori e i Primati. Sono, infatti, una famiglia di piccoli roditori che presentano alcune caratteristiche tipiche dei Primati: ad esempio, possiedono arti dotati di pollice opponibile e visione frontale.

Questo studio stabilisce che l’origine dei Plesiadapiformi è da collocare nel Paleocene, in un periodo compreso tra 65 e 55 milioni di anni fa, subito dopo la grande estinzione di massa che coinvolse i dinosauri ma prima della comparsa di numerosi ordini di mammiferi odierni.

Nonostante queste nuove prospettive evolutive, il dibattito sull’origine dei Primati rimane ancora aperto e controverso.

Dell’articolo originale è disponibile l’abstract.

 

La foto, che immortala una tupaia, è tratta da Wikipedia