Nuove prove sulla diffusione dei mammiferi dopo la scomparsa dei dinosauri

Riguardo il popolamento della terra da parte mammiferi vi è un dibattito aperto tra coloro che sosotengono che la classe di vertebrati a cui noi apparteniamo si sia diffusa a partire dall’estinzione dei dinosauri, circa 65 milioni di anni fa, e coloro che affermano che la radiazione adattativa sia avvenuta molto prima, tra 140 e 80 milioni di anni fa.

Riguardo il popolamento della terra da parte mammiferi vi è un dibattito aperto tra coloro che sosotengono che la classe di vertebrati a cui noi apparteniamo si sia diffusa a partire dall’estinzione dei dinosauri, circa 65 milioni di anni fa, e coloro che affermano che la radiazione adattativa sia avvenuta molto prima, tra 140 e 80 milioni di anni fa. I dati paleontologici sono in accordo con la prima teoria, mentre quelli molecolari, basati sull’analisi del DNA, con la seconda. Uno studio effettuato da John Wible del Carnegie Museum of Natural History porterebbe un’altra prova a favore della visione dei paleontologi.

Wible ha costruito un albero filogenetico sulla base di 409 caratteri morfologici analizzati su 69 taxa estinti e ancora esistenti di mammiferi placentati, dal momento che sulle 5416 specie di mammiferi conosciuti ben 5080 sono euteri. I risultati portano alla conclusione che nessuna specie di mammiferi placentati moderni si sia evoluta prima della scomparsa dei dinosauri. Il nuovo albero, pubblicato sull’ultimo numero di Nature, indicherebbe inoltre che i mammiferi placentati abbiano attraversato un periodo di imponente radiazione adattativa in tempi molto brevi, diversificandosi e adattandosi all’ambiente lasciato libero dagli antichi dominatori della terra.

Nonostante questa nuova ricerca la diatriba continua. Infatti David Archibald, paleontologo della San Diego State University, sostiene che la diffusione dei mammiferi “è assolutamente correlata all’estinzione dei dinosauri”, mentre Stephen O’Brien, biologo evoluzionista del National Cancer Institute, non ne è convinto, affermando che, nonostante l’attendibilità dei dati forniti, “l’interpretazione e le ipotesi che vengono proposte non sono per nulla supportate”.

L’immagine è tratta da Wikipedia

Andrea Romano