“Out of Africa”: la prima tappa in Oman

Il ritrovamento di reperti litici in Oman farebbe pensare che le prime popolazioni umane uscite dall’Africa avrebbero raggiunto l’Eurasia attraverso la Penisola Arabica

Abbandonare le proprie terre d’origine per affrontare un viaggio verso luoghi inesplorati ha sempre rappresentato un rischio, ma allo stesso tempo una sfida irresistibile per l’umanità. Spinti soprattutto da una progressiva espansione demografica, i primi Homo sapiens anatomicamente moderni, originatisi in Africa circa 200.000 anni fa, sono andati incontro ad una irrefrenabile diffusione che li ha portati a colonizzare uno per uno gli altri continenti.

 

Non sussistono dubbi sul fatto che il primo “grande passo per l’umanità” al di fuori della culla africana abbia avuto luogo in Asia, ma restano i nodi da sciogliere che riguardano le vie seguite nel passaggio dal continente africano a quello asiatico. I nostri antenati avrebbero potuto imboccare la “rotta settentrionale”, entrando nel Sinai dal nordest africano per poi penetrare nel Levante. I siti di Qafzeh e Skhul, in Israele, che hanno suggerito questo scenario, non hanno però mai fornito prove archeologiche in suo sostegno, in quanto le industrie litiche levantine non sembrano avere granché da spartire con quelle africane. 

 

L’alternativa era passare attraverso il “Corridoio Arabo”, valicando il Mar Rosso dal Corno d’Africa per poi penetrare nello Yemen. Questa “rotta meridionale” è la preferita dei genetisti, i quali ritengono che sia quella più corretta per spiegare l’attuale geografia dei geni umani. Nel corso degli anni sono state condotte numerose spedizioni per cercare le tracce perdute di questi presunti antichi colonizzatori della penisola arabica, a caccia di testimonianze archeologiche della rotta meridionale. Le ricerche non avevano dato i frutti sperati, prima della recente scoperta di un sito archeologico sepolto sotto le sabbie dell’Oman.

 

 

Un ricco e variegato team internazionale ha appena annunciato sulle pagine di PLOS One il ritrovamento di un sito che appare strettamente affine a quelli africani. Nella località di Dhofar, i ricercatori hanno rinvenuto industrie litiche datate approssimativamente a 106.000 anni fa, riferibili, secondo i ricercatori, al Late Nubian Complex. Questo complesso culturale è distribuito nella media e bassa valle del Nilo, nel corno d’Africa, e nello Yemen, ed è databile tra circa 128.000 e circa 74.000 anni fa, collocandosi nella Middle Stone Age africana, che corrisponde grossomodo al Paleolitico Medio europeo.  L’industria litica è rappresentata in massima parte da punte ottenute mediante un metodo altamente standardizzato definito Levallois, lo stesso utilizzato dai neandertaliani in Europa. 

 

 

Il ritrovamento del sito di Dhofar porta con sé importanti implicazioni che mettono in discussione gli scenari relativi al modello di “Out of Africa”. In primo luogo dimostra che la nostra specie si espanse all’interno della Penisola Arabica, e non lungo le coste come molti studiosi ipotizzavano in precedenza. Inoltre i resti sono più antichi di 100.000 anni fa e sembrano pertanto indicare che i nostri antenati siano usciti dall’Africa in anticipo rispetto a quanto previsto dagli studi genetici, secondo i quali l’esodo non iniziò prima di 70.000 anni fa. Come si spiega l’anomalia rappresentata dalla popolazione di Dhofar? Forse la causa è da ricercare nei colli di bottiglia, che hanno attanagliato la specie umana sin dai suoi albori, portandola sull’orlo dell’estinzione. E’ possibile che l’antico popolo insediato a Dhofar non sia stato in grado di superare questi episodi critici, e che non abbia lasciato tracce nel nostro DNA, rimanendo seppellito sotto le sabbie della Penisola Arabica.

 

 

 

Riferimenti:
Rose JI, Usik VI, Marks AE, Hilbert YH, Galletti CS, et al. (2011) The Nubian Complex of Dhofar, Oman: An African Middle Stone Age Industry in Southern Arabia. PLoS ONE 6(11): e28239. doi:10.1371/journal.pone.0028239