Più grande è il cervello, più lunga è la vita

Nei mammiferi, all’aumentare della taglia di una specie solitamente si verifica un incremento della vita media individuale. A tal proposito, basta pensare ai piccoli e poco longevi toporagni e ai mastodontici e molto longevi elefanti, i due estremi sia per dimensione che per lunghezza media di vita nei mammiferi. La longevità si presenta anche sotto forma di una differente lunghezza

Nei mammiferi, all’aumentare della taglia di una specie solitamente si verifica un incremento della vita media individuale. A tal proposito, basta pensare ai piccoli e poco longevi toporagni e ai mastodontici e molto longevi elefanti, i due estremi sia per dimensione che per lunghezza media di vita nei mammiferi. La longevità si presenta anche sotto forma di una differente lunghezza dei vari stadi del ciclo vitale: ad esempio, i toporagni (famiglia Soricidae) hanno una gestazione che varia tra 17 e 32 giorni, fase che negli elefanti africani (Loxdonta africana) dura circa 20-22 mesi.
 
Nell’ordine dei primati, invece, la lunghezza dei singoli stadi del ciclo vitale sembra essere legata, più che alla dimensione corporea, a quella cerebrale in modo positivo: quindi, specie che presentano una più marcata encefalizzazione hanno anche un ciclo vitale più lungo, così come tutti gli stadi di cui questo è composto. Lo sviluppo del cervello impone dunque un rallentamento dei tassi di crescita. Questo è l’esito di uno studio comparativo, condotto da un gruppo di ricercatori della Duke University e dell’Università di Zurigo, che ha confrontato 28 specie di primati, dai lemuri all’uomo.

La ricerca, pubblicata di recente sulla rivista Journal of Human Evolution, si è focalizzata sul bilancio costi-benefici in relazione alla dimensione cerebrale e alla lunghezza delle varie fasi della vita media individuale in varie specie. Il processo di sviluppo cerebrale comporta infatti una serie di costi, che tendono a ridurre la fitness, e di benefici, che al contrario promuovono il successo riproduttivo. Questi costi e benefici sono dipendenti dalla lunghezza delle fasi del ciclo vitale, a sua volta condizionate dalla dimensione del cervello. E’ evidente che, per essere promossa dall’azione della selezione naturale, una struttura deve comportare un bilancio costi-benefici positivo in favore di questi ultimi; in caso contrario, la selezione sarà negativa e tenderà ad eliminare i tratti poco adattativi.

Il possesso di un cervello di grosse dimensioni, imponendo un rallentamento delle varie fasi del ciclo vitale, comporta certamente alcuni ingenti costi, soprattutto nelle fasi iniziali dello sviluppo. In generale, specie con accentuata encefalizzazione raggiungono l’età riproduttiva più tardi, pagando un costo in termini di capacità riproduttiva. Inoltre, risultano più vulnerabili e quasi totalmente dipendenti dai genitori per un periodo di tempo più lungo rispetto alle specie che si sviluppano precocemente.

Tuttavia, superata questa fase di estrema vulnerabilità e raggiunta dunque l’età minima per riprodursi, queste specie vedono prolungare il proprio periodo di maturità sessuale, con la possibilità di generare un ingente numero di figli, incrementando così la propria fitness. Inoltre, la dimensione cerebrale garantisce maggiori probabilità di soprvvivenza, sia per quanto riguarda l’elusione dei predatori che per l’attuazione di sofisticate strategie di foraggiamento.

Un’accentuata encefalizzazione promuove infine il comportamento sociale e le cure cooperative, grazie soprattutto all’intervento di individui imparentati, non più in grado di riprodursi ma ancora capaci di prendersi cura dei piccoli. Non è un caso che nelle società umane in cui si verifica ancora una grande mortalità infantile, i bambini, che oltre alla madre possono contare anche sulla presenza della nonna, hanno maggiori probabilità di crescere sani ed arrivare all’età adulta.

Nel complesso, dunque, il possesso di un encefalo di grandi dimensioni conferisce più benefici che svantaggi, pertanto la sua evoluzione è promossa dalla selezione naturale. Solo il possesso di un cervello di tali dimensioni, concludono i ricercatori, è in grado infatti di spiegare l’incredibile longevità della nostra specie.

Andrea Romano

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons