Quando l’investimento riproduttivo costa troppo: il caso degli ostracodi

Uno studio su Nature ha mostrato che le specie di ostracodi- una classe di piccoli crostacei- con un maggior investimento nei caratteri maschili sono quelle che hanno avuto un tasso di estinzione maggiore, confermando l’ipotesi che un dimorfismo sessuale accentuato può avere un costo elevato

Dalle corna dei cervi alla coda dei pavoni, il mondo animale ci da straordinari esempi di dimorfismo sessuale – la differenza morfologica tra individui della stessa specie ma di sesso differente. A volte, però, un accentuato dimorfismo sessuale si paga a caro prezzo: un nuovo studio pubblicato su Nature ha analizzato numerosi specie di ostracodi, una classe di crostacei di piccole dimensioni, giungendo alla conclusione che le specie con i caratteri maschili più evidenti sono state quelle con un tasso di estinzione più elevato nel corso dell’evoluzione.

Il gruppo di ricercatori del Museo di Storia Naturale dello Smithsonian guidato da Gene Hunt ha analizzato migliaia di fossili di questi piccoli crostacei, conservati nelle collezioni all’interno del museo. Gli ostracodi includono circa 65 mila specie, di cui 13 mila ancora esistenti, di cui le prime tracce fossili sono antichissime e risalgono al Cambriano. Il loro corpo racchiuso in una conchiglia è di piccole dimensioni ma si può notare una differenza nelle dimensioni tra i due sessi: le femmine sono più piccole e tozze dei maschi che mostrano una conchiglia più allungata, permettendo così di ospitare gli organi sessuali. La fertilizzazione è interna e avviene grazie ad una pompa muscolare che permette il trasferimento degli spermi alla femmina. Organi sessuali più lunghi sono correlati ad una maggiore qualità dell’eiaculato e quindi ad un maggior successo riproduttivo.

Lo scopo dello studio è stato capire se il dimorfismo sessuale abbia in qualche modo influito nella sopravvivenza delle specie di ostracodi in esame. La ricerca ha preso in considerazione 93 diverse specie vissute nel tardo cretaceo (tra 66 e 84 milioni di anni fa) per un totale di 6000 esemplari a cui sono state misurate forma e dimensioni.

I risultati hanno dimostrato che le specie con dimorfismo sessuale più pronunciato avevano tassi di estinzione più elevati: i maschi di specie con un elevato investimento riproduttivo si stima si estinguessero con un tasso 10 volte superiore rispetto a quelli di specie con un investimento minore.  L’interpretazione di questo risultato da parte dei ricercatori è che i maschi che investono di più nella riproduzione hanno meno risorse poi disponibili da allocare in altre funzioni cruciali per la loro sopravvivenza. 

Gli autori concludono il loro lavoro ponendo l’attenzione sull’importanza del dimorfismo sessuale nella conservazione delle specie, considerandolo un fattore chiave per capire quali specie potrebbero essere più a rischio.

Riferimenti:
Maria João Fernandes Martins, T. Markham Puckett, Rowan Lockwood, John P. Swaddle & Gene Hunt. High male sexual investment as a driver of extinction in fossil ostracodsNature, 2018 DOI: 10.1038/s41586-018-0020-7

Crediti immagine: Dietmar Keyser, University of Hamburg
Didascalia immagine: L’area blu identifica l’organo riprduttivo maschile.