Recensione di “Due atei, un prete e un agnostico”

Federico Focher, un uomo particolare (un biologo molecolare prestato alla storia della biologia – ma forse è il contrario) fa in questo delizioso libretto un’operazione particolare: estrae dalla sterminata produzione di scritti di Charles Darwin ciò che egli ha scritto sulla fede religiosa, e usa quelle parole per “mettere in scena” un episodio vero della vita di Darwin: un pranzo

Federico Focher, un uomo particolare (un biologo molecolare prestato alla storia della biologia – ma forse è il contrario) fa in questo delizioso libretto un’operazione particolare: estrae dalla sterminata produzione di scritti di Charles Darwin ciò che egli ha scritto sulla fede religiosa, e usa quelle parole per “mettere in scena” un episodio vero della vita di Darwin: un pranzo nella Down House al quale parteciparono, oltre ai suoi famigliari, tre ospiti rilevanti: Ludwig Büchner, medico, fisiologo e filosofo tedesco, ma soprattutto famoso militante dell’ateismo; Edward Aveling, insegnante, divulgatore del pensiero di Darwin, socialista impegnato, compagno della figlia di Marx; John Brodie Innes, ex-parroco di Downe, pensionato.

Focher ha fatto un gran lavoro di recupero dei testi: chi frequenta un po’ la letteratura darwiniana riconoscerà la fonte di quasi tutte le battute della conversazione. L’operazione di trasformare le parole scritte in un racconto parlato riesce abbastanza bene a Focher, che scrive assai bene, e la lettura è scorrevole e piacevole. Le posizioni dei vari partecipanti (un po’ in ombra quella dell’ex-parroco) escono fuori chiare, ed è soprattutto illuminante il confronto delle posizioni dell’agnostico Darwin con quelle degli atei militanti Aveling e Büchner Si esce dalla lettura del libro con la convinzione ribadita che la visione di Darwin come di un Peppone che si oppone a qualche Don Camillo è completamente falsa.

Sono grato a Focher per aver messo nel suo libro tutti i dubbi e le perplessità in campo religioso che costellavano la mente di Darwin. Mi piace anche che l’autore faccia trasparire l’antipatia nei confronti di Aveling, che è passato alla storia soprattutto come uno dei protagonisti (non si sa quanto inconsapevole) della leggenda metropolitana che vorrebbe che Marx avesse proposto a Darwin di dedicargli il secondo volume del Capitale, mentre la proposta di dedica era da parte di Aveling per un libro scirtto da lui. Vorrei invitare tutti i lettori di Pikaia a leggere questo libretto, e mi piacerebbe estendere l’invito anche a molti antidarwinisti da cortile di casa nostra, che parlano di Darwin senza averlo mai letto.

Marco Ferraguti