Riprodursi da eunuchi?

Credo che tutte le persone che si occupano di evoluzione vorrebbero che Stephen Jay Gould fosse qui vicino a noi per commentare con il suo usuale acume le nove notizie e le nuove storie naturali che ci si propongono giorno dopo giorno. Esce in questo giorni in pre-pubblicazione un articolo sul ragno sud asiatico Nephilengys malabarensis , che mi ha

Credo che tutte le persone che si occupano di evoluzione vorrebbero che Stephen Jay Gould fosse qui vicino a noi per commentare con il suo usuale acume le nove notizie e le nuove storie naturali che ci si propongono giorno dopo giorno. Esce in questo giorni in pre-pubblicazione un articolo sul ragno sud asiatico Nephilengys malabarensis , che mi ha fatto andare a ripescare un famoso articolo di Gould, E rimasero solo le ali, pubblicato come un capitolo de Il sorriso del fenicottero. Il quel saggio, Gould se la prende con la nostra inveterata abitudine di attribuire alla selezione l’origine di tutti caratteri che osserviamo, un tema che gli è stato caro per tutta la vita. Il caso discusso da Gould è quello del cannibalismo sessuale, nelle mantidi, nella vedova nera e in alcuni scorpioni. In quegli animali molto spesso avviene che le femmine divorino il maschio o subito dopo l’accoppiamento, o addirittura mentre esso è ancora in corso. Gould sosteneva che attribuire agli effetti della selezione naturale un comportamento così maledettamente negativo come quello di offrirsi alla morte pur di riprodursi era una forzatura indebita. Devo dire che le argomentazioni di Gould in quel saggio non mi hanno mai convinto fino in fondo, e quindi trovo interessante ogni dato nuovo sul cannibalismo sessuale.

Nephilengys malabarensis è, appunto, una specie di ragni che indulge al cannibalismo sessuale, ma l’articolo in questione (firmato da un vero ONU di ricercatori, provenienti da Singapore, Cina, Slovenia e Stati uniti) racconta come in quel ragno sia abbastanza normale che il maschio rompa il palpo, cioè il proprio organo copulatore dentro i genitali femminili della femmina. Un simile comportamento, noto da tempo e chiamato il “fenomeno degli eunuchi”, sembra difficile da accettare perché il maschio in questione, ovviamente, non potrà poi più accoppiarsi! I diversi ricercatori che hanno lavorato sull’argomento hanno proposto diverse spiegazioni adattative di tale comportamento apparentemente assurdo: a) i genitali maschili potrebbero fungere da “tappo” dei genitali femminili, così assicurando il maschio della paternità della prole; b) il miglioramento delle prestazioni di combattimento: gli eunuchi sono più agili e aggressivi delle controparti “normali”; c) la copulazione remota: il palpo inserito nella femmina continua a rilasciare spermatozoi anche molto tempo dopo l’accoppiamento e la successiva automutilazione.

Gli autori ritengono di aver dimostrato la validità di quest’ultima ipotesi, e lo hanno fatto studiando la quantità di spermatozoi trasferiti durante l’accoppiamento, che risultano essere solo il 28-34% degli spermatozoi presenti in un maschio, e rimuovendo il palpo rimasto inserito nella femmina a tempi variabili dopo l’accoppiamento. In questo modo hanno potuto stabilire una relazione diretta fra il tempo nel quale il palpo resta inserito nella femmina e il numero di spermatozoi trasferiti. Dunque, i maschi ormai eunuchi “delegano” ai propri palpi il trasferimento degli spermatozoi, realizzando appunto una copulazione remota. Sebbene il dato mi sembri forte e convincente, non sarei così sicuro che la copulazione remota sia il motivo adattativo di quello strano comportamento: è possibile che anche l’accertamento della paternità e il miglioramento delle prestazioni abbiano avuto la loro parte.

Marco Ferraguti

Riferimento:
D. Li, J. Oh, S. Kralj-Fiser, M. Kuntner Remote copulation: male adaptation to female cannibalism. Biology Letters doi: 10.1098/rsbl.2011.1202

Immagine dall’articolo originale:
Nephilengys malabarensis female with a severed male palp (red box) lodged in her epigynum after copulation, and a half-cannibalized at her side