Scienza e religione: unite per la conservazione della natura?

Le vacanze natalizie sono da sempre per me un buon momento per dedicare tempo alla lettura. In questi giorni ho terminato la lettura di un piccolo volumetto intitolato “La creazione” (Adelphi, 2008) scritto nel 2006 da Edward O. Wilson, celeberrimo entomologo ed autore di quel libro formidabile che è “Formiche. Storia di una esplorazione scientifica” (Adelphi, 1997) scritto da Wilson

Le vacanze natalizie sono da sempre per me un buon momento per dedicare tempo alla lettura. In questi giorni ho terminato la lettura di un piccolo volumetto intitolato “La creazione” (Adelphi, 2008) scritto nel 2006 da Edward O. Wilson, celeberrimo entomologo ed autore di quel libro formidabile che è “Formiche. Storia di una esplorazione scientifica” (Adelphi, 1997) scritto da Wilson assieme a Bert Holldobler.

Il testo è un accorato appello che Wilson rivolge a tutti affinché la conservazione della natura divenga obiettivo comune attraverso la realizzazione di una “alleanza per la vita” che ci veda tutti coinvolti. Sebbene per tutto il libro si rivolga ad un ideale reverendo, in rappresentanza delle religioni che assieme alla scienza costituiscono una delle forze più potenti al mondo, Wilson parla a tanti lettori (insegnanti e docenti, scienziati ed appassionati di scienze, religiosi ed umanisti) che in modo diverso, come professionisti o come semplici abitanti del terra, devono dare il proprio contributo per salvare il pianeta.

La religione è indubbiamente in grado di influenzare il modo in cui i fedeli vedono il mondo che li circonda, ma non meno forza ha la scienza, e la biologia in particolare, perché “la conoscenza scientifica, resa più umana ed insegnata in modo appropriato, è la chiave per raggiungere un equilibrio duraturo nelle nostre vite”.

Come sottolinea Wilson, infatti, “la scienza è diventata la più democratica di tutte le attività umane. Non è né religione né ideologia. Non fa affermazioni che vanno al di là da ciò che può avere riscontro nel mondo reale. La scienza genera conoscenza nella maniera più produttiva e unificante mai inventata prima e serve l’umanità senza riguardo alcuno per le divinità tribali. La biologia è la disciplina che sta ora guidando la ricostruzione dell’immagine umana. E’ diventata la scienza dominate e nel tumulto creativo delle sue scoperte ha ormai superato tutte le altre discipline, compresa la fisica e la chimica. E’ la chiave per la salute umana e per la gestione di tutte le forme di vita presenti nell’ambiente. E’ diventata anche la scienza più importate per le questioni filosofiche essenziali, in quanto cerca di spiegare la natura della mente ed il significato stesso della vita. Infine, la biologia è il ponte che collega tre grandi branche del sapere: le scienze naturali, le scienze sociali e le scienze umane.”

Molti credenti vedono le diverse forme viventi come il frutto della creazione divina e come un miracolo, ma “se un miracolo è un fenomeno che trascende la nostra possibilità di comprensione, allora ogni specie vivente è a suo modo qualcosa di molto simile ad un miracolo”, poiché innumerevoli misteri restano ancora da svelare in ciascun essere vivente che la biologia abbia studiato.

Il libro è articolato in cinque sezioni: la creazione, caduta e redenzione, la lezione della biologia, insegnare la natura e diamoci la mano. Le prime tre sezioni spiegano cosa è la biodiversità ed in che modo la sua tutela rappresenta un elemento chiave per la nostra sopravvivenza. Wilson mostra, inoltre, gli aspetti che distinguono la scienza dalla religione nel modo di vedere la natura, ma sottolinea anche quegli elementi che possono avvicinare religione e scienza per sviluppare un progetto comune di salvaguardia dell’ambiente. Il quarto capitolo è invece dedicato all’importanza dell’insegnamento delle scienze naturali per l’acquisizione di una coscienza ambientalista (nel senso di meraviglia e rispetto per la natura). Questo capitolo è forse il più deludente o forse semplicemente quello in cui avevo posto le maggiori aspettative, che non sono state però soddisfatte.
E’ infatti vero che tutti da bambini abbiamo una forte biofilia (per riprendere un termine usato da Wilson) che nella maggior parte dei casi si perde da adulti. Indubbiamente una solida educazione scientifica potrebbe servire per mantenere interesse e rispetto per la natura, tuttavia i consigli che Wilson fornisce sono piuttosto scontati o per lo meno non utili per la maggior parte degli insegnanti italiani di scienze.

L’ultimo capitolo contiene il reale obiettivo di Wilson: fare una proposta per sviluppare una condotta comune di maggior tutela dell’ambiente. “Che cosa dobbiamo fare?” si chiede Wilson. “Mettere da parte le nostre differenze, secondo me, incontrarci su un terreno comune. Questo potrebbe non essere così difficile come sembra a prima vista. Se ci pensiamo bene, le nostre differenze di ordine metafisico hanno ripercussioni molto limitate sulle rispettive condotte di vita. Credo che entrambi abbiamo un comportamento etico, patriottico ed altruista. Siamo il prodotto di una civiltà emersa dalla religione e dalla scienza illuminista. Sediamo volentieri come membri della stessa giuria, combattiamo le stesse guerre, riconosciamo la sacralità della vita umana con la stessa intensità. (…) Anche se permangono le tensioni generate dalle nostre opposte visioni del mondo e scienza e religione continuano a confrontarsi nella mente e nel cuore di ogni uomo, resta l’obbligo morale, che entrambi condividiamo e che tutti ci trascende, nei confronti del nostro pianeta”.

Siccome ormai siamo a fine anno e si definiscono i buoni propositi per l’anno nuovo, perché non seguire il suggerimento di Wilson e porre più attenzione al rispetto del nostro pianeta?

Mauro Mandrioli