Se mi toeletti ti offro la cena

Una nuova ricerca chiarisce la natura dei comportamenti altruistici nei pulcini di barbagianni in relazione all’abbondanza delle prede nel nido

Per dare una spiegazione all’origine a al mantenimento nel corso dell’evoluzione di comportamenti altruistici e cooperativi, si invocano generalmente due teorie distinte. L’altruismo reciproco apporta benefici diretti sulla fitness di entrambi gli individui coinvolti nella relazione, e si traduce nel vicendevole scambio di “servizi” analoghi, quali ad esempio la condivisione del cibo o altri beni, l’emissione di richiami di allarme oppure, in mammiferi e uccelli, la mutua toelettatura del pelo o del piumaggio. Simili comportamenti cooperativi, quando si manifestano tra individui imparentati, rientrano più precisamente nei meccanismi della cosiddetta selezione parentale (kin selection) e, dal momento che influenzano positivamente la riproduzione e/o la sopravvivenza dei consanguinei, forniscono alla fitness di chi li mette in atto benefici indiretti che ne compensano il “costo” effettivo. Se si considerano i repertori comportamentali di molti animali, sembrerebbe evidente che una strategia non escluda l’altra e che entrambe possano essere utilizzate e interscambiate di volta in volta in base a un bilanciamento tra costi e benefici di cui in realtà ancora poco si conosce.

A fare luce su queste dinamiche etologiche arriva uno studio pubblicato su The American Naturalist da un team di ricercatori italo-franco-elvetico dell’Università di Losanna, guidato dalla dottoressa Pauline Ducouret e dal dottor Andrea Romano, che hanno preso in esame l’associazione fra tre diversi comportamenti dei pulcini di barbagianni: la condivisione del cibo, la pulizia reciproca e l’emissione di vocalizzazioni. I barbagianni (Tyto alba) allevano in media sei pulli contemporaneamente e, dal momento che la schiusa delle uova è asincrona, nello stesso nido convivono individui più anziani – generalmente i più sani – ed altri più giovani. Tutti i nuovi nati dipendono comunque dai genitori per quanto riguarda l’approvvigionamento del cibo, che consiste di solito in un piccolo roditore come un’arvicola o un toporagno; dal momento che la singola preda è indivisibile, quando uno dei due genitori ritorna al nido dopo una sessione di caccia, verrà nutrito soltanto uno dei pulli mentre gli altri dovranno aspettare il loro turno. Quel che accade è che sorprendentemente i pulli di età più avanzata a volte regalano il proprio pasto ai fratelli minori. Si tratta di pura e semplice generosità o c’è qualcos’altro sotto?

I ricercatori hanno analizzato le dinamiche fra i barbagianni in 27 nidi localizzati in zone rurali della Svizzera occidentale, per un totale di 127 pulli di età variabile tra i 20 e i 42 giorni. Per due giorni e due notti consecutivi hanno filmato ogni nido e registrato le vocalizzazioni grazie a piccoli microfoni che hanno permesso di associare a ogni pullo il rispettivo richiamo. Inoltre, durante una delle due notti è stata aggiunta a ciascun nido una supplementazione di due topi da laboratorio (Mus musculus) per ogni pullo, mentre durante l’altra notte non ci sono stati interventi di supplementazione, pertanto i pulli hanno ricevuto soltanto il cibo cacciato dai genitori. Le osservazioni hanno rivelato che i pulli più anziani hanno condiviso preferibilmente il cibo con i fratelli più piccoli che si erano precedentemente presi cura di loro attraverso azioni di allopreening (toelettatura del piumaggio), oppure con quelli che si mostravano più bisognosi attraverso le vocalizzazioni. È interessante notare che in genere gli individui erano più propensi a donare il cibo agli altri soltanto dopo averne già ricevuto in abbondanza dai genitori, oppure nel caso della sovrabbondanza di cibo indotta artificialmente dai ricercatori.

Infatti, la condivisione del cibo nei confronti dei più giovani è avvenuta soprattutto durante una delle due notti, proprio quella dove era stato aggiunto sperimentalmente del cibo in surplus. Secondo i ricercatori, questo comportamento di condivisione del cibo potrebbe essersi evoluto nei pulli di maggiore età come una sorta di cooperazione tra genitori e prole che si traduce nella “delega” del foraggiamento dei più piccoli, cosa che permetterebbe tra l’altro ai genitori di trascorrere ancora più tempo nelle attività di caccia, con un aumentato beneficio per l’intera nidiata. Dal canto loro, i pulli di maggiore età traggono di fatto benefici sia diretti che indiretti nell’offrire le prede ai fratelli più giovani. Un beneficio diretto è infatti quello di ricevere la toelettatura del piumaggio, e quindi una maggior protezione contro i parassiti come ad esempio pulci e pidocchi, senza contare che l’allopreening spesso aiuta ad attenuare i conflitti e lo stress all’interno della nidiata. Inoltre, nell’aiutare i fratelli minori a nutrirsi, quelli più anziani contribuiscono alla sopravvivenza di altri individui a loro imparentati, che racchiudono in sé parte dei loro geni, assicurando dunque indirettamente al proprio pool genetico un ruolo nella propagazione della specie.

La novità di questa ricerca risiede proprio nell’aver sottolineato la complessa interazione tra i comportamenti mutualistici di allofeeding e allopreening, confermando l’ipotesi iniziale che i comportamenti che intercorrono fra individui imparentati possono dipendere da variabili ambientali, come la disponibilità di cibo, e possono essere contemporaneamente guidati da processi differenti che agiscono però sinergicamente: le dinamiche relative alla kin selection e quelle relative alla cooperazione. I nidiacei potrebbero infatti essere in grado di modulare la condivisione del cibo in base all’equilibrio tra benefici di fitness diretti e indiretti, rapportando i costi del comportamento altruistico con quelli della reciprocità delle risorse.

Riferimento:
Ducouret, P., Romano, A., Dreiss, A. N., Marmaroli, P., Falourd, X., Bincteux, M., & Roulin, A. (2020). Elder barn owl nestlings flexibly redistribute parental food according to siblings’ need or in return for allopreening.

Immagine: Dreiss, A. N.