“The genius of Charles Darwin”: parte 2

E’ andata in onda su Channel 4 all’inizio di questa settimana la seconda puntata del documentario “The genius of Charles Darwin” realizzato da Richard Dawkins. La puntata, che può essere vista tramite il sito web di Dawkins oppure dal blog “The dispersal of Darwin“, è stata dedicata all’uomo ed alla sua evoluzione. In particolare, la prima parte mostra come l’uomo sia un

E’ andata in onda su Channel 4 all’inizio di questa settimana la seconda puntata del documentario “The genius of Charles Darwin” realizzato da Richard Dawkins. La puntata, che può essere vista tramite il sito web di Dawkins oppure dal blog “The dispersal of Darwin“, è stata dedicata all’uomo ed alla sua evoluzione. In particolare, la prima parte mostra come l’uomo sia un animale tra gli animali. Le prove accumulate a questo riguardo sono ormai moltissime è già al tempo di Darwin non si poteva negare che l’uomo e gli altri primati avessero forti similarità. Come scriveva Thomas Henry Huxley nel 1863: “la questione delle questioni per il genere umano, il problema che sta sopra a tutti i problemi […] consiste nella indicazione precisa della posizione che l’uomo occupa in natura, e dei suoi rapporti coll’insieme delle cose create. D’onde sia venuta la nostra razza; quali i limiti della potenza nostra sulla natura, e della potenza della natura su noi: a qual meta noi tendiamo: ecco i problemi che si presentano incessantemente e con non diminuito interesse ad ogni uomo nato su questa terra.”

Ma perchè moltissime persone ancora oggi rifiutano l’idea che l’uomo ha con le scimmie un antenato comune? In che modo negare l’origine dell’uomo da altri primati dovrebbe nobilitare l’uomo? Perchè non accettare la verità: “We are the human animal.” Su questa diatriba non si sono fatti grandi progressi perchè se nel 1860, l’arcivescovo Wilberforce chiedeva ad Huxley “lei discende da una scimmia per parte di suo nonno o di sua nonna?”, a fine novembre 2007, il cardinal Renato Martino chiedeva ad una giornalista del TG2 “ma lei…., si sente discendente da uno scimpanzè? Io no!”. Inoltre, perchè non accettare che l’evoluzione non ha un fine e neppure uno scopo? L’evoluzione non è stata guidata verso l’uomo, ma l’uomo è solamente uno dei modi in cui l’evoluzione ha saputo organizzare un essere vivente: nessuna morale, nessuno scopo.

La seconda parte della puntata ha avuto come oggetto le società umane e la possibilità di estendere anche alle lotte tra uomini le regole dell’evoluzione. L’idea del “dog-eat-dog” può derivare, ad esempio, dal fatto che l’uomo anche nelle scelte quotidiane applica il principio della lotta per la sopravvivenza? L’egoismo ed il male sono il frutto dell’evoluzione? la teoria dell’evoluzione giustifica o è alla base delle lotte tra uomini e dei genocidi? Evidentemente la risposta a queste domande è la stessa: no! Su questo aspetto si deve essere però molto attenti da un punto di vista scientifico e di comunicazione della scienza, perchè molti movimenti religiosi stanno usando la presunta omologia tra lotta per la sopravvivenza e lotta tra uomini (ad esempio a livello economico) per attaccare la biologia evoluzionistica nel suo complesso. Dawkins affronta quindi il problema dell’eugenetica negativa intensa come processo di eliminazione o sterilizzazione di soggetti ritenuti non desiderati mostrando in modo molto chiaro come eugenetica non significhi darwinismo e che l’eugenetica non è l’applicazione dell’evoluzione alle popolazioni umane.

La terza parte della puntata è stata dedicata alle cure parentali e all’altruismo ovvero a comportamenti, che come sottolineato da Steven Pinker, spesso molti hanno difficoltà ad identificare come il frutto dell’evoluzione. Dawkins ha affrontato quindi il problema della selezione sessuale ovvero dell’evoluzione di quei caratteri che sono stati selezioni sulla base della scelta del partner (mostrando il classico esempio della coda del pavone). Dawkins ha infine fatto visita ad un centro per la donazione degli spermatozoi per dimostrare come ogni donna sia molto attenta alla scelta del partner e consideri numerosi parametri per scegliere il donatore. Ciò che emerge è per alcuni aspetti scontato, per altri molto curioso: numero di scarpe, altezza colore dei capelli, fumatore, gusti musicali, titolo di studio, tipologia di automobile, etc…

L’ultima parte della puntata è dedicata al rapporto tra il comportamento altruistico e cooperativo dell’uomo e la presenza di quelli che Dawkins chiamò i geni egosti, il cui scopo è replicarsi per vincere questa sorta di “survival game” che è l’evoluzione. Una spiegazione potrebbe essere la selezione di parentela ovvero il fatto che l’uomo investa energie per aiutare le persone con cui condivide qualche cosa (geni!), ma questa spiegazione non basta. Perchè esiste l’altruismo anche verso completi sconosciuti? La risposta sta nel fatto che il comportamento cooperativo può portare vantaggi a tutti. Come Darwin scriveva nella sua “Autobiografia“: “Mi sembra che per un uomo che non abbia la costante certezza dell’esistenza di un Dio personificato o di una vita futura con relativa ricompensa, l’unica regola della vita debba essere quella di seguire gli istinti e gli impulsi più forti o che gli appaiono migliori. Allo stesso modo, ma inconsciamente agisce un cane. D’altra parte l’uomo considera passato e futuro e confronta i suoi sentimenti, desideri, ricordi; e trova poi, d’accordo con il parere di tutti i più saggi, che la massima soddisfazione deriva dal seguire certi impulsi e precisamente gli istinti sociali. Se agisce per il bene altrui riceve l’approvazione degli altri uomini e conquista l’amore delle persone con cui vive, cioè la cosa più piacevole che vi sia sulla terra. A poco a poco troverà insopportabile obbedire alle passioni dei sensi piuttosto che agli impulsi superiori che, quando diventano abituali, possono essere chiamati istinti”. L’altruismo può quindi essere visto come una delle più importanti conquiste della civilizzazione umana.

L’evoluzione ci ha dato un cervello grande grazie al quale ci siamo sottratti alla selezione naturale e grazie al quale possiamo pianificare e costruire la società in cui vogliamo vivere permettendoci di sottrarci anche al potere dei geni egoisti.

Mauro Mandrioli

L’uomo va scusato di sentire un certo orgoglio per essersi elevato, sebbene non per propria spinta, all’apice della scala organica; ed il fatto di essere in tal modo salito, invece di esservi stato collocato in origine, può dargli speranza per un destino ancora più elevato in un lontano avvenire. Ma non si tratta qui né di speranze, né di timori, ma solo del vero, fin dove la nostra ragione ci permette di scoprirlo. Ho fatto del mio meglio per addurre prove; e dobbiamo riconoscere, per quanto mi sembra, che l’uomo con tutte le sue nobili prerogative, colla simpatia che sente per gli esseri più degradati, colla benevolenza che estende non solo agli altri uomini, ma anche verso la più umile delle creature viventi, col suo intelletto quasi divino che ha penetrato nei movimenti e nella costituzione del sistema solare – con tutte queste alte forze – l’Uomo conserva ancora nella sua corporale impalcatura lo stampo indelebile della sua bassa origine (Charles Darwin, L’origine dell’uomo e la scelta in rapporto col sesso)”.