Theologia Decostruens

A partire da come la Home page del convegno recita, “Il problema dell’evoluzione”, ci sarebbe da chiedere: quale problema dell’evoluzione? Certo ce ne sono vari problemi da indagare e risolvere nella teoria dell’evoluzione: il problema del sesso per esempio, problema che forse può essere equamente condiviso sia dalla dottrina cattolica che dalla teoria dell’evoluzione. Ma dubito che il problema del

A partire da come la Home page del convegno recita, “Il problema dell’evoluzione”, ci sarebbe da chiedere: quale problema dell’evoluzione? Certo ce ne sono vari problemi da indagare e risolvere nella teoria dell’evoluzione: il problema del sesso per esempio, problema che forse può essere equamente condiviso sia dalla dottrina cattolica che dalla teoria dell’evoluzione. Ma dubito che il problema del sesso, così come il problema dell’evoluzione siano intesi allo stesso modo dall’Università Pontificia Gregoriana (e la John Templeton Foundation, che in realtà ha fornito la maggior parte dei fondi, in quanto l’università non ha fondi da stanziare né attività nelle scienze biologiche) e dagli scienziati. Penso si intendesse non un problema interno quanto più uno esterno alla teoria dell’evoluzione. L’evoluzione in sé, come fatto e come teoria sarebbe un problema. Il titolo del convegno, non chiarisce la questione, ma la aggrava: “Evoluzione biologica: fatti e teorie”, “Teorie”? Quali teorie? Di fatti ce ne sono tanti di teorie una sola, che aggradi o meno.

L’argomentum oscilla tra uno zampettare incerto nei territori della scienza (“bisogna anzitutto studiare attentamente i vari dati a nostra disposizione…” “In un secondo tempo bisogna studiare le varie teorie scientifiche che provano a spiegare tale fatto.”) e un subodorabile giudizio sulla stessa (“Si può tuttavia discutere la questione di eventuali presupposti metodologici, quali il meccanicismo o un riduzionismo radicale, che forse potrebbero avere contaminato detta teoria in un senso più filosofico che non prettamente scientifico”). Ovviamente partendo da una conclusione (la dottrina cattolica stessa) è difficile intravedere una spiegazione che non si crogioli nella conclusione stessa.

Ma veniamo ai contenuti: innanzi tutto i creazionisti, siano essi della “vecchia guardia” o dell’intelligent design non sono stati invitati o, in alternativa, sono tutti finiti al convegno -cozzaglia pressoché privato del CNR- in cui si assicura che non c’è stato alcun molle abbandono alla celebrazione della darwiniana memoria, bensì la realizzazione di una perfetta dietrologia fantasy). Al convegno gregoriano c’è stata solo un’incursione rovinosa di un fan e portavoce di Adnan Oktar/Harun Yahya, autore di Atlas of Creation (di cui Pikaia ha già citato qui): qui potete vedere il video, celebrato alla faccia della sua idiozia poiché evidentemente eseguito e divulgato da un altro creazionista yahyano presente in sala. Ayala riesce a far togliere il microfono al creazionista, mentre Futuyma si limita ad alzarsi ed andarsene.

Le conferenze sulla parte scientifica sono state divise in tre sessioni: 1) I fatti che conosciamo; 2) e 3) I meccanismi dell’evoluzione I e II; 4) L’origine dell’uomo. Ovviamente l’uomo e la sua origine, ossessione teologica madre, fa da anticamera al discorso filosofico-teologico: 5) Alcune domande antropologiche sull’evoluzione; 6) e 7) Aspetti filosofici dell’evoluzione I e II; 8) e 9) Aspetti teologici dell’evoluzione I e II.

Dopo 5 giorni di convegno è necessario chiedersi a che abbia giovato un tale dispiegamento di forze: la sintesi moderna è ovviamente il punto di riferimento della teoria dell’evoluzione, e come forse appare strano ed esotico a coloro che sono al di fuori della scienza, non è rimasta immutata dalla metà del novecento. Dopotutto l’impresa scientifica non è dogmatica. L’entusiasmo in ambito scientifico è stato soprattutto rivolto alle “nuove” Evo-Devo (di cui si parla, secondo l’accezione attuale, almeno da 30 anni), epigenetica (branca inaugurata da Waddington negli stessi anni della sintesi moderna) e alla simbiogenesi (di cui si parla addirittura dagli anni ’30 del novecento, divenuta famosa poi con gli studi di Lynn Margulis negli anni ‘70). Nessun riferimento allo studio di etologia, etologia umana, geni egoisti, psicologia evoluzionistica e altri approcci scientifici che, si deduce, rimangono figlioli prodighi (di spiegazioni) della biologia, verso i quali la dottrina cattolica si potrebbe sentire ancora arrabbiata, smarrita e quindi non in vena di masochismi intellettuali – oppure saranno accolte come “novità” nel prossimo convegno, tra 200 anni.

Per la parte filosofica, si precisa la differenza tra naturalismo metodologico e ontologico. Il primo è da consigliare come la vitamina C, il secondo da evitare come la peste – sempre per voler garantire un dialogo. Corrispondono a queste due posizioni la teleonomia e la teleologia, rispettivamente. Il naturalismo metodologico deve adottare la teleonomia per la quale ogni organismo sopravvive e si riproduce (ma anche qui, rimaniamo sul vago), ma guai a sconfinare nella seconda, dato che dovrebbe essere di competenza solo della teologia, poiché il naturalismo ha aggiunto alla parola un’alfa privativo di troppo. Il perché non esista pure un teismo metodologico, risiede forse nel fatto che ogni teismo ha la sua “metodologia” mutualmente esclusiva, mentre il perché si debba solo accettare il teismo ontologico e la sua teleologia è chiarissimo – se solo i ministeri non sovrapposti funzionassero!

La parte teologica è stata ovviamente antropocentricamente incentrata sull’uomo. Si distinguono quindi: cause prime e seconde. Questa distinzione, permetterebbe la “riconciliazione” di creazione ed evoluzione, così che alla scienza viene concesso l’accesso alle sole cause seconde da parte di una teologia che deterrebbe un qualche primato sulle cause prime. Così facendo la religione non diventerebbe superstizione e la scienza non diventerebbe religione. Condizionali d’obbligo.

Questo convegno, più che apertura verso la scienza, ha tutta l’aria di essere stato una marcatura del territorio. Speriamo almeno che la chiesa cattolica abbia compreso e metabolizzato che l’evoluzione è un fatto, che la teoria dell’evoluzione è una e che i fatti che la supportano innumerevoli. I dubbi che non ci sia nulla di nuovo rimangono, specialmente se si considerano dichiarazioni di chiusura del convegno, che a differenza della pompa magna di quelle di apertura (Repubblica), latitano e timide fanno capolino sulla rete (APCOM). Il mons. Ravasi, ministro della cultura del Vaticano e organizzatore del convegno, per esempio non si spertica in grandi apprezzamenti alla biologia evoluzionistica ma si limita a ribadire il dialogo tra scienza e religione.

Dialogando oltre, consiglierei un minimale quanto istruttivo video tedesco, il fatto che sia indirizzato ad un pubblico sotto i 12 anni è del tutto ininfluente.

Giorgio Tarditi Spagnoli