Umani e cambiamenti climatici: le cause dell’estinzione della megafauna australiana

Un recente studio rivela che l’uomo è stato un fattore importante e necessario, oltre al cambiamento climatico, nella scomparsa della megafauna in molte parti del continente australiano

La maggior parte delle specie che componevano la megafauna australiana (mammiferi e uccelli dal peso maggiore di 44 kg) si è estinta circa 42.000 anni fa, poco dopo l’arrivo della nostra specie sul continente. Tuttavia, il ruolo dell’uomo nella scomparsa di questi grossi animali è stato discusso per decenni (qui un esempio di megafauna australiana estinta) ed è tuttora oggetto di studio. I meccanismi che portarono all’estinzione di questi grossi animali australiani sono molto controversi perché le analisi cronologiche standard si basano su dati frammentari che spesso ignorano la complessità spaziale di un territorio vasto come l’Australia: le estinzioni degli animali sono associate ai cambiamenti climatici, alle attività umane o a una combinazione dei due, ma raramente le analisi cronologiche considerano simultaneamente la variazione spaziale dei modelli di estinzione (le estinzioni puntuali in diverse regioni), le traiettorie di movimento dei primi umani e il cambiamento del paleoclima.

In un recente studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, ricercatori della Flinders University hanno analizzato dati fossili, ricostruzioni climatiche e informazioni archeologiche che descrivono i modelli di estinzione della megafauna australiana in relazione alla migrazione umana nell’isola e al cambiamento climatico (Pikaia ha parlato dell’estinzione dell’antica megafauna africana qui, non dipendente dagli ominidi).

Gli studiosi hanno elaborato e applicato modelli matematico-statistici per testare scenari che spiegano le variazioni regionali di biodiversità nei periodi in cui coesistevano umani e megafauna. Gli scienziati hanno evidenziato come il modello costruito di estinzione potrebbe essere spiegato solo dalla combinazione tra la presenza di popolazioni umane nei luoghi in cui viveva la megafauna e la riduzione della disponibilità di acqua dolce a causa dei cambiamenti climatici: i modelli regionali di estinzione mostrano come coincidano con l’ipotesi che Homo sapiens sia migrato attraverso l’Australia, sfruttando laghi e altre fonti di acqua potabile che collegano le regioni più secche tra loro. È plausibile quindi, secondo i ricercatori, che le specie di megafauna, a causa dell’avanzare della desertificazione veicolata dal cambiamento climatico in corso in quel periodo, siano state attratte dalle stesse fonti di acqua dolce dell’uomo, aumentando così le possibilità di interazione (Pikaia ha parlato qui di un altro caso di estinzione di grandi animali veicolata dall’uomo).

Spinti dalle necessità di risorse vitali, i grandi animali australiani si sarebbero quindi ritrovati a migrare verso le sempre più scarse aree verdi e umide di un territorio in fase di rapido cambiamento diventando a loro volta fonte di cibo per i nuovi invasori dell’isola alla ricerca di sostentamento. Questa scoperta rafforza la consapevolezza che l’attività antropica e il cambiamento climatico sono fattori complementari e sinergici che insieme contribuiscono a innescare l’estinzione delle specie (Pikaia ne ha parlato qui). Data la situazione attuale di forte dibattito in merito agli effetti del cambiamento climatico in atto (con buona pace dei detrattori), questa ricerca può essere considerata un monito per l’immediato futuro della biodiversità del pianeta, che sta affrontando un clima sempre più critico oltre che la continua perdita di habitat per causa antropica.

Riferimenti:
Saltré et al. 2019. Climate-human interaction associated with southeast Australian megafauna extinction patterns. Nat Commun 10, 5311; doi: 10.1038/s41467-019-13277-0

Crediti immagine: Peter Trusler, Monash University