Un nuovo albero per gli uccelli

In un interessante articolo, l’ultimo numero di Science riporta i risultati di un approfondito studio filogenomico che ha avuto come oggetto gli uccelli e le loro parentele evolutive. Mediante il confronto di più di 32 kilobasi di DNA, sequenziate da 19 differenti loci genomici di 169 specie di uccelli rappresentanti tutti i principali taxa, i ricercatori del Field Museum annunciano

In un interessante articolo, l’ultimo numero di Science riporta i risultati di un approfondito studio filogenomico che ha avuto come oggetto gli uccelli e le loro parentele evolutive. Mediante il confronto di più di 32 kilobasi di DNA, sequenziate da 19 differenti loci genomici di 169 specie di uccelli rappresentanti tutti i principali taxa, i ricercatori del Field Museum annunciano che l’albero filogenetico di questi animali andrebbe in molte parti rivisitato.

La ricostruzione del passato evolutivo degli uccelli ha da sempre creato molti problemi ai biologi evoluzionisti, in quanto la maggior parte degli attuali gruppi si generarono precocemente in un rapido evento di radiazione adattativa avvenuto in pochi milioni di anni in un periodo compreso tra 100 e 65 milioni di anni fa. In questo modo, non è sempre stato possiile identificare eventuali forme di transizione che avrebbero facilitato l’elaborazione di alberi filogenetici precisi.

Rispetto alle precedenti ricerche, molte parentele tra specie o gruppi di specie che sembravano assolutamente assodate, così come numerose nomenclature, sarebbero invece da rivedere e corregere alla luce di questa nuova analisi, forte delle più innovative tecniche di sequenziamento ed elaborazione di alberi filogenetici.

La distinzione tra uccelli marini, terrestri e limicoli verrebbe meno, smontata dall’assenza di un progenitore comune che possa spiegare in chiave evolutiva gli adattamenti al medesimo ambiente, che si sarebbero sviluppati svariate volte nel corso dell’evoluzione. E ancora, emerge che i colibrì (Ordine Apodiformes), uccelli colorati e diurni deriverebbero da un gruppo con abitudini prevalentemente notturne e di colorazioni piuttosto scialbe, quello dei caprimulgiformi (Caprimulgiformes).

L’analisi rileva altresì impensabili parentele strette tra l’ordine dei passeriformi (Passeriformes), il gruppo più ricco di specie al mondo (circa la metà del totale), cui appartengono specie molto conosciute anche Italia, come la rondine (Hirundo rustica), la cinciallegra (Parus major) e il merlo (Turdus merula), con quello degli psittaciformi, cui appartengono tutti i pappagalli. Inoltre, sembra che i fenicotteri (Ordine Phoenicopteridae) condividano un antenato comune più recente con gli svassi (Ordine Podicipediformes), uccelli acquatici, che con tutti gli altri ordini di uccelli.

Uno dei risultati più interessanti è rappresentato dalla dimostrazione che alcuni gruppi considerati monofiletici in realtà non lo sono: un esempio sono i tinamiformi, uccelli sudamericani che vivono a stretto contatto con il terreno, risultano essere un sottogruppo dell’ordine Struthioniformes, quello di struzzi, emù e kiwi. Allo stesso modo i piciformi (Piciformes), il gruppo tassonomico dei picchi, sarebbe incluso in quello dei coraciiformi (Ordine Coraciiformes), di cui uno dei membri più rappresentativi è senza dubbio il martin pescatore (Alcedo atthis).

Lo studio è inserito nell’ampio progetto Early Bird Assembling the Tree-of-Life Research iniziato nel 2003.

Da qui si accede alla pagina dedicata ai Neoaves del sito di Tree of Life Web Project.

Andrea Romano

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons