Quel che resta – Scheletri e altri resti umani come beni culturali

quel che resta

È da oggi in libreria per i tipi de Il Mulino “QUEL CHE RESTA – Scheletri e altri resti umani come beni culturali”. A cura di Maria Giovanna Belcastro, Jacopo Moggi Cecchi, Giorgio Manzi. Coi contributi di diversi studiosi, si rivolge sia gli antropologi che al grande pubblico

Titolo: Quel che resta – Scheletri e altri resti umani come beni culturali
Curatori: Maria Giovanna Belcastro, Jacopo Moggi Cecchi, Giorgio Manzi
Contributi: (in ordine alfabetico) Giulio Barsanti (storico della Scienza, UNIFI), Maria Giovanna Belcastro (antropologa, UNIBO), Giacomo Giacobini (museologo, UNITO), Giorgio Manzi (antropologo, Roma La Sapienza), Jacopo Moggi Cecchi (antropologo, UNIFI), Valentino Nizzo (Archeologo, Direttore Museo Etrusco di Villa Giulia, Roma), Telmo Pievani (filosofo della Scienza, UNIPD), Fabrizio Rufo (bioeticista Roma La Sapienza), Luca Sineo (antropologo, UNIPA)
Editore: Il Mulino
Anno: 2022
ISBN:  978-88-15-29957-4
Pagine: 192

Sinossi
Emerge da tempo la necessità di riflettere su una buona definizione dei “resti umani”, quei resti che gli specialisti chiamano “materiale bio-antropologico”. Si tratta di reperti d’interesse scientifico (archivio biologico delle popolazioni umane del passato e della Storia Naturale della nostra specie), che portano con sé anche una valenza di bene culturale (affiancandosi ai documenti a carattere storico e archeologico).

Che provengano dal tempo profondo della preistoria o che siano di epoca storica, anche recente, i resti scheletrici umani e i corpi mummificati racchiudono uno straordinario potenziale informativo per la ricostruzione della nostra evoluzione biologica e culturale, per il nostro posto nella natura e per la ricostruzione delle storie di vita di popolazioni e singoli individui del passato, fino alle reliquie, ai personaggi illustri e a casi di antropologia forense. Rappresentano la base della ricerca scientifica per larga parte degli antropologi e sono di grande interesse per la museologia, per la catalogazione e per didattica delle scienze umane a vario livello e per la diffusione delle conoscenze scientifiche.

Nondimeno, sussistono diversi interrogativi rispetto ai quali siamo chiamati a confrontarci. Ad esempio: che tipo di patrimonio culturale rappresentano i “resti umani”? Quali figure professionali e quali istituzioni e/o enti privati sono adeguati a conservarli? Quali sono i limiti, se vi sono, delle indagini scientifiche e della conservazione e tutela dei “resti umani”? Come possono orientarsi ricerca e formazione se la definizione di questi reperti rimane incerta o ambigua? L’assenza di chiarezza su questi temi può comportare e di fatto comporta problemi, per cui vengono di volta in volta individuate soluzioni che non fanno riferimento a linee guida generali e condivise. E se, inoltre, queste si intrecciano con problemi di ordine religioso, etico e sociale, nonché politico, ne risulta un’incapacità di intervenire a livello istituzionale e accademico.

Obiettivo della monografia è riflettere su questi temi e sollecitare un dibattito interno alla comunità professionale degli antropologi, con la finalità ultima di definire cosa sono i “resti umani”. Nel volume verranno anche messi in luce sia le potenzialità sia i vincoli nell’uso di questi reperti nella ricerca, nella tutela e nella valorizzazione degli stessi, anche allo scopo di promuovere azioni per definire in modo chiaro gli ambiti professionali. Il libro vuole inoltre rappresentare una base per allargare poi il dibattito a tutti gli specialisti coinvolti, anche di altri ambiti disciplinari, in modo da avviare una più ampia interlocuzione con tutte le figure professionali e le realtà istituzionali. Non ultimo, data la peculiare tipologia dell’oggetto di studio, il volume si vuole anche rivolgere a un pubblico più vasto, coinvolgendolo su questi temi (compresi quelli etici, religiosi e politici), sollecitando dunque una più ampia e consapevole riflessione.

Indice

Prefazione. Perché occuparsi dei «resti umani»?, di Luca Sineo
I. Scheletri, mummie e riproduzioni del corpo umano nei musei scientifici, di Giacomo Giacobini
1. Categorie di resti umani
1.1. Resti ossei e dentari
1.2. Preparati a secco e mummie
1.3. Organi pietrificati
1.4. Preparati in liquido
1.5. Organi plastinati
1.6. Resti «indiretti»
1.7. Altri tipi di resti umani
1.8. Manufatti su resti umani
2. Riproduzioni di resti umani
2.1. Modelli anatomici
2.2. Calchi di reperti antichi o rari
2.3. Modelli interni di cavità
2.4. Maschere mortuarie
2.5. Copie 3D, imaging, anatomage
3. Il resto umano trasformato: da manufatto a documento di archivio
4. Un caso di studio: la mostra Body Worlds
5. Un caso di studio: il cranio di Giuseppe Villella
6. Problemi di conservazione ed esposizione
II. Fra le scimmie: il posto dell’uomo nella natura, di Giulio Barsanti e Jacopo Moggi Cecchi
1. La gran barriera deve essere abbattuta
2. I primi fossili africani
3. Entra la genetica
4. Nuove tecniche di analisi (e nuovi fossili)
5. Un nuovo dibattito
III. Leggere e interpretare i fossili, capire l’evoluzione umana, di Giorgio Manzi e Telmo Pievani
1. Introduzione
2. Una questione di metodo
3. Nuove tecniche e nuove prospettive
4. La rivoluzione della «paleogenetica»
5. È la stampa bellezza!
6. Paleoantropologia, etica e politica
IV. I resti scheletrici umani al confine tra antropologia ed archeologia, di Maria Giovanna Belcastro e Valentino Nizzo
Premessa: Un eroe senza sepoltura
1. Quel che resta oltre la soglia: materialità e immaterialità della morte
1.1. La prospettiva dell’antropologia fisica
1.2. La prospettiva dell’antropologia culturale
1.3. La prospettiva dell’archeologia
1.4. Scavare i funerali: dalla visione disgregata a quella integrata
1.5. I resti umani nei contesti archeologici: dalla visione disgregata a quella integrata
2. Semiologia della morte e del lutto
2.1. Morte e identità
2.2. La morte addomesticata: le strategie del controllo culturale della putrefazione
2.3. Dal rifiuto all’esaltazione: disumano, umano e iperumano
3. Dare un senso a quel che resta
3.1. Percezione, rappresentazione e manipolazione
3.2. Limiti, problemi, obiettivi e potenzialità della patrimonializzazione
V. Potenzialità e vincoli nello studio antropologico dei resti umani: legittimità della ricerca e aspetti di ordine etico, di Fabrizio Rufo e Maria Giovanna Belcastro
Sitografia
Appendice

Fonte: comunicato stampa/sito dell’editore