Insegnare evoluzione in Tunisia

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In uno stato dove il 98% della popolazione è Islamico, ma anche dove, essendo tollerata la libertà religiosa, vi è l’1% di cristiani (secondo posto che si vocifera conteso con la maggioranza di atei del Nord Africa…), è plausibile che il pensiero religioso sia talmente diffuso da creare qualche confusione nella mente degli studenti che stanno imparando una materia scientifica […]

In uno stato dove il 98% della popolazione è Islamico, ma anche dove, essendo tollerata la libertà religiosa, vi è l’1% di cristiani (secondo posto che si vocifera conteso con la maggioranza di atei del Nord Africa…), è plausibile che il pensiero religioso sia talmente diffuso da creare qualche confusione nella mente degli studenti che stanno imparando una materia scientifica – dato che, insegnare l’evoluzionismo è permesso. Un risultato non troppo diverso da quello che devono avere molti studenti italiani (e americani e… e… e…).

Gli studenti arrivano a scuola con un bagaglio religioso impartitogli durante tutta linfanzia, dalla famiglia, dai mass media locali. Qualcuno di loro però arriva all’incontro con la teoria dell’evoluzione: gli elementi creazionisti nel pensiero rimangono perché parte della fortissima esperienza infantile, quelli scientifici perché compresi intellettualmente. come intuibile, la concezione prediletta diventa quella ibrida. A mancare, inoltre, è la differenza tra dimensione storica e astorica delle scienze.

E così diversi autori (dell’Università e dell’Istituto Pasteur di Tunisi e dell’Università di Parigi), come raccontano a Evolution, Education & Outreach, hanno attuato un sistema di insegnamento controllato e mirato alle lacune, che potesse aiutare gli studenti a capire dove erano manchevoli: 8 ore, 15 studenti (18-20 anni). Il risultato è stato che gli studenti sono riusciti a distinguere almeno due spiegazioni per la diversità della vita, quella creazionista e quella scientifica. Infine, almeno due studenti hanno apertamente parlato di questa differenza. Una volta compreso (e condiviso?) che gli esseri viventi condividono un antenato comune, la domanda è stata spostata sull’origine della vita.

La strada è ancora lunga ma possibile, ammesso che un processo simile di insegnamento sia attuato per piccoli passi, generazione dopo generazione.

Giorgio Tarditi Spagnoli