L’origine della biodiversità delle Galápagos
La grande biodiversità dell’arcipelago visitato da Darwin potrebbe dipendere anche da come si sono generate le isole che lo formano
L’arcipelago delle Galápagos si trova a cavallo dell’Equatore, a 1000 km a ovest dalle coste dell’Ecuador. Comprende 19 isole e 42 scogli che ospitano un’incredibile varietà di piante e animali unici al mondo.
Tra i rappresentanti più noti ci sono le testuggini giganti, le iguane marine e terrestri, i fichi d’india grandi come alberi e i famosi fringuelli di Darwin. È qui che il grande naturalista inglese, nel 1835, ha raccolto dati e campioni fondamentali per elaborare la sua teoria dell’evoluzione. Ma qual è il segreto di questa eccezionale biodiversità?
Il punto caldo delle Galápagos
Uno studio pubblicato su Earth and Planetary Science Letters da un gruppo di ricercatori dell’Università del Colorado a Boulder (USA) fornisce nuovi indizi. Secondo gli autori, un evento ben preciso nella storia dell’arcipelago può spiegare la sua ecologia unica: la formazione di Isabela, l’isola maggiore, avvenuta circa 1,6 milioni di anni fa.
Le Galápagos sono isole vulcaniche situate su un hotspot o punto caldo, una zona di risalita del mantello all’interno di una placca tettonica anziché ai suoi margini, dove di solito si formano i vulcani. Altri esempi di hotspot sono quelli delle Hawaii, dell’Islanda, di Yellowstone e delle Azzorre.
Le testuggini giganti sono tra gli animali più emblematici delle Galápagos. Delle 14 sottospecie che popolavano a migliaia le diverse isole oggi ne sopravvivono 10 (immagine: David Berkowitx/flickr)
La placca di Nazca su cui poggia l’arcipelago si sta spostando da ovest verso est, alla velocità di circa 4 cm l’anno, mentre l’hotspot resta fisso. Di conseguenza, si formano sempre nuove isole man mano che le più vecchie sono trascinate a est. Prima o poi, però, le isole subiscono tutte lo stesso destino: dopo una lenta erosione, finiscono per inabissarsi.
Quello delle Galápagos è comunque un arcipelago piuttosto giovane e geologicamente dinamico: Española, oggi l’isola più antica e più orientale, si è formata 4 milioni di anni fa; Fernandina invece, la più giovane e occidentale, attualmente sulla cima dell’hotspot, ha appena 700 000 anni. Per fare un confronto, le isole Hawaii hanno 20 milioni di anni.
Dopo Isabela, tutto è cambiato
Secondo il nuovo studio è stata Isabela, che si trova subito a est di Fernandina, a cambiare il destino dell’arcipelago e dei suoi abitanti. Con una lunghezza di 132 km e i suoi 5 vulcani attivi, uno dei quali supera i 1700 metri, Isabela è l’isola più grande e alta dell’arcipelago.
L’arcipelago delle Galápagos fotografato dalla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). L’isola più grande a forma di stivale è Isabela, affiancata da Fernandina, la più giovane (immagine: Wikimedia Commons)
Ma ha anche un’altra peculiarità: si trova proprio a cavallo dell’Equatore, e rappresenta una barriera insormontabile per la corrente equatoriale profonda (Equatorial Undercurrent, in sigla EUC). Questa corrente sottomarina fredda si muove verso est a livello dell’Equatore, a una velocità di oltre 1 metro al secondo a alla profondità di circa 100 metri.
Un tempo raggiungeva le coste del Sud America, ma a partire da 1,6 milioni di anni fa, l’innalzamento di Isabela ne ha bloccato il flusso, costringendola a risalire in superficie. La corrente trasporta enormi quantità di sostanze nutritive che alimentano uno egli ecosistemi marini più produttivi del pianeta.
Un pinguino delle Galápagos, l’unica specie di pinguino a vivere all’Equatore, approfitta dell’abbondanza di cibo nelle fredde acque che lambiscono le isole (immagine: Wikimedia Commons).
Nelle fredde acque che lambiscono la costa occidentale dell’isola nuotano perfino i pinguini, l’unica popolazione al mondo che vive a livello dell’Equatore. Ma l’abbondanza di pesce sfama anche miriadi di altri uccelli marini, colonie di otarie, squali e molti altri predatori.
Dagli abissi ai vulcani
Per scoprire esattamente quando le Galápagos hanno bloccato l’EUC, il team si è rivolto a dei colleghi paleoceanografi. Grazie a dati provenienti da campioni di sedimenti del fondale marino raccolti nei pressi delle isole e del Sud America, è stato possibile ricostruire le variazioni della temperatura superficiale del mare nel corso di milioni di anni.
Circa 1,6 milioni di anni fa è cambiata la composizione chimica degli organismi marini fossilizzati nei sedimenti, suggerendo un brusco cambiamento delle temperature. Questo evento nel modello della circolazione oceanica coincide con la formazione di Isabela nel modello dell’evoluzione geologica dell’arcipelago.
Per quanto strano possa sembrare, la grande ricchezza biologica delle Galápagos proviene dagli abissi marini. E per un puro caso geografico, un’isola a un certo punto ha reso accessibile questa abbondanza, creando i presupposti per un’esplosione di biodiversità.
Eugenio Melotti, da Zanichelli Aula di Scienze
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