Il più grande ittiosauro noto era una femmina incinta

IchthyosaurusSomersetensis

Un rettile marino “riscoperto” in un museo tedesco conserva nel suo grembo resti di un embrione. Si tratta del più grande esemplare del genere Ichthyosaurus finora noto


Sin dall’antichità nel Regno Unito sono stati portati alla luce numerosi ittiosauri fossili, rettili marini vissuti tra il Triassico e il Cretaceo, da circa 250 a 90 milioni di anni fa, e caratterizzati da una morfologia simile a quella dei delfini attuali. I primi esemplari furono rinvenuti lungo la costa del Dorset, nel sud dell’Inghilterra, dalla paleontologa vittoriana Mary Anning (1799-1847), destando sin da subito l’interesse della comunità scientifica.

Verso la metà degli anni ‘90, Peter Langham, cercatore di fossili, scoprì un reperto ben preservato del genere Ichthyosaurus, risalente all’inizio del Giurassico (circa 200 milioni di anni fa), presso la località di Doniford Bay nel Somerset (Inghilterra sud-occidentale). Tuttavia, questo esemplare, attualmente conservato al Niedersächsisches Landesmuseum di Hannover (Germania), non fu mai studiato fino ad un anno fa, quando Sven Sachs, paleontologo del Naturkundemuseum di Bielefeld (Germania), e Dean Lomax, esperto di ittiosauri dell’Università di Manchester, notarono che si trattava di un fossile alquanto peculiare.

L’accurata analisi che ne seguì portò i paleontologi ad identificare i resti come appartenenti alla specie Ichthyosaurus somersetensis, recentemente descritta, basandosi sulla conformazione allungata del cranio, sulla larghezza prossimale e distale dell’omero e sul bacino tripartito. In particolare, ciò che catturò l’attenzione dei paleontologi fu la notevole grandezza delle parti scheletriche. Il cranio di circa 60 centimetri permetteva di stimare la lunghezza complessiva di I. somersetensis tra 3 e 3,5 metri, superando così il range dimensionale fino ad allora ipotizzato per la specie. Gli scienziati affermarono, infatti, che si tratta del più grande esemplare del genere Ichthyosaurus scoperto fino ad oggi.

Inoltre, uno studio più approfondito del fossile ha stabilito che i resti scheletrici appartenevano ad una femmina, poiché all’interno della sua gabbia toracica erano conservati frammenti ossei di un embrione, tra cui le costole, una scapola, parte della colonna vertebrale e della pinna anteriore. Queste ossa non completamente ossificate hanno suggerito che l’embrione non avesse ancora completato il suo sviluppo.

Si tratta di una scoperta piuttosto rara, infatti, I. somersetensis del Niedersächsisches Landesmuseum di Hannover è il primo esemplare di ittiosauro, che conserva al suo interno resti di embrione, ad essere stato identificato a livello specifico.

Le informazioni ottenute dall’analisi di I. somersetensis potranno indirizzare anche ricerche future volte ad arricchire la nostra conoscenza sull’evoluzione e sulla modalità di sviluppo di questi predatori preistorici. Ad ogni modo, al momento rimangono ancora diversi dubbi da chiarire: ad esempio, come mai questa femmina gravida di ittiosauro conserva un unico embrione? Forse poteva mettere al mondo un solo figlio alla volta? Solamente il ritrovamento e lo studio di altri esemplari simili potranno rispondere a queste domande.


Bibliografia:
Lomax D. R., Sachs S., 2017. On the largest Ichthyosaurus: A new specimen of Ichthyosaurus somersetensis containing an embryo. Acta Palaeontologica Polonica 62 (3): 575-584. DOI: 10.4202/app.00376.2017

Fonte dell’immagine di I. somersetensis. Credit: Manchester University