Al via la quarta edizione di Pint of Science Italy
Pint of Science porta alcuni dei più brillanti ricercatori al tuo bar per discutere le loro ultime ricerche e scoperte direttamente con te. Il festival avrà luogo il 14-15-16 Maggio 2018 in Italia per raccontare, sorseggiando una buona birra, le novità della ricerca a chiunque ne sia interessato
Il problema di come colmare la distanza tra scienza e cittadini è un argomento di cui si discute più o meno da quando è nata la ricerca scientifica istituzionalizzata, e si fa via via più pressante man mano che le ricadute della ricerca diventano significative in termini di policy e impatto sociale. Da una parte, gli esponenti della comunità scientifica lamentano, oltre a un’insufficiente alfabetizzazione scientifica, uno scarso interesse da parte del pubblico nella comprensione del mondo della ricerca; quest’ultimo, dall’altra parte, viene spesso descritto come un mondo chiuso (la classica “torre d’avorio”) e non particolarmente al coinvolgimento dei non esperti.
Di questo si erano resi conto Praveen Paul e Michael Motskin, due neuroscienziati dell’Imperial College londinese che percepivano un gap tra realtà della ricerca, motivazioni alla base di essa e percezione da parte dei non addetti ai lavori. Nel settembre 2012, i due ricercatori ebbero l’idea di organizzare un evento chiamato Meet the Researchers, durante il quale i pazienti di alcune malattie neurodegenerative ebbero la possibilità di visitare i laboratori in cui si effettuava la ricerca sulle loro patologie e di parlare direttamente con gli scienziati che se ne occupavano. L’evento riscosse un buon successo e portò i due organizzatori a domandarsi se non fosse il caso di invertire l’approccio; se il pubblico era interessato al contatto coi ricercatori, perché invece non portare i ricercatori tra le persone?
Così, nel maggio 2013 si tenne nel Regno Unito la prima edizione di Pint of Science, in cui i ricercatori di professione andarono a illustrare il proprio lavoro in 15 pub di tre città inglesi (Londra, Oxford e Cambridge) nell’arco di tre giorni. L’idea attecchì immediatamente; l’anno dopo la tre giorni di Pint of Science si tenne in sei paesi del mondo, e nel 2015, grazie all’interesse dell’attuale coordinatrice nazionale Ilaria Zanardi, ebbe luogo la prima edizione italiana. Quest’anno, il festival coinvolge 20 città italiane. Tutti i partecipanti, sia i relatori, sia gli organizzatori, sia lo staff, contribuiscono in modo totalmente volontario; l’accesso alle serate è libero e gratuito, e i costi (molto contenuti) del festival sono coperti dalle sponsorizzazioni di alcuni enti nazionali (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Istituto Nazionale di Astrofisica, Associazione Italiana Sclerosi Multipla e Istituto Pasteur Italia) e di numerose istituzioni locali.
Tipicamente, ogni locale ospita argomenti afferenti a una fra le sei tematiche rappresentate: Atoms to Galaxies (chimica, fisica, matematica e astronomia), Beautiful Mind (neuroscienze, psicologia e psichiatria), Our Body (medicina e corpo umano), Our Society (legge, storia e scienze politiche), Planet Earth (scienze della terra, evoluzione e zoologia) e Tech Me Out (tecnologia e informatica). Non esiste un formato fisso: si va dalla tradizionale conferenza breve ad eventi più elaborati e interattivi, ma la partecipazione del pubblico è sempre incoraggiata.
Per esempio, a Roma l’astrofisico Francesco Tombesi esporrà la sua ricerca sui buchi neri supermassicci, che è apparsa sulla copertina di Nature e gli è valsa la medaglia al valore scientifico dalla Nasa; a Siena, la fisiologa Anna Maria Aloisi racconterà la vicenda della famiglia Marsili, insensibile al dolore grazie ad una rarissima mutazione genetica; a Trento l’economista Giorgio Coricelli si addentrerà nel mondo della neurofinanza, sottolineando il peso delle emozioni nell’ambito delle scelte finanziarie; e a Pompei, l’archeologa Astrid D’Eredità proverà a immaginare come Plinio il Vecchio avrebbe raccontato la grande eruzione del Vesuvio del 79 d.c. se avesse potuto disporre dei social network.
Il successo e la crescita dell’iniziatica, nonché la disponibilità dei relatori e dei locali che ospitano il festival, testimoniano come il disinteresse reciproco tra pubblico e ricerca sia un fenomeno sovrastimato, e come sia possibile avvicinarli tramite un approccio semplice, che non richiede né un apparato organizzativo complesso, né un ampio supporto istituzionale, né ingenti finanziamenti. Inoltre, poiché molti volontari sono studenti universitari e ricercatori post-doc, partecipare all’organizzazione dell’evento rappresenta per loro una possibilità di intervenire in modo diretto alla creazione di un contatto significativo tra il mondo della ricerca e la propria comunità locale.
Per maggiori informazioni sull’edizione italiana del festival: www.pintofscience.it
Vedi anche: Paul, P., Motskin, M., (2016), Engaging the Public with Your Research, Trends in Immunology 37(4), 268-271, doi:10.1016/j.it.2016.02.007