All’origine dei caratteri ornamentali degli uccelli

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Un’accurata analisi svolta sul colore del piumaggio degli uccelli passeriformi ha mostrato quali siano i principali fattori che hanno portato allo sviluppo dei caratteri ornamentali, sia negli individui maschili che quelli femminili: taglia corporea, ambiente e selezione antagonista tra i sessi

Generalmente quando parliamo di caratteri ornamentali nel mondo animale, siamo abituati a pensare a quei caratteri adibiti dal sesso maschile per richiamare l’attenzione del partner femminile. Questo fenomeno è molto presente anche tra le varie specie di uccelli, in cui la selezione sessuale spinge il sesso maschile a sviluppare diversi caratteri sessuali secondari per attrarre la propria compagna, la quale viceversa presenterà meno ornamenti. Tuttavia esistono molte specie di uccelli in cui troviamo i caratteri ornamentali anche nelle femmine, a volte maggiormente spiccati che nel sesso maschile.

In un recente studio, pubblicato su Nature, un team di ricercatori della Massey University in Nuova Zelanda, della McMaster University in Canada e del Max Planck Institute for Ornithology, in Germania, ha indagato se la selezione sessuale possa giocare un ruolo importante non solo negli individui maschili, ma anche in quelli femminili. Gli studiosi hanno così sviluppato un modello che riesca a quantificare il colore del piumaggio di tutte le specie di passeriformi (5983 specie), che equivalgono al 61% della totalità delle specie di uccelli conosciuti, per capire quali fossero i principali fattori evolutivi che potessero influire sull’elaborazione degli ornamenti in entrambi i sessi.

I risultati hanno mostrato come la presenza di un particolare ornamento è fortemente influenzata da diverse variabili, come per esempio la taglia della specie e l’ambiente in cui essa vive. Per quanto riguarda la dimensione corporea, si è visto che più si analizzavano specie di taglia maggiore, più si vedeva una colorazione del piumaggio marcata sia nei maschi, ma soprattutto negli individui femminili. Questo fatto sembrerebbe coerente con l’ipotesi secondo cui quanto più un animale è grande, tanto meno sarà soggetto alla predazione e al mimetismo. Un altro fattore che sembrerebbe influire sull’elaborazione degli ornamenti è l’ambiente in cui si trovano le varie specie di uccelli. In particolare, si sono paragonate specie di passeriformi tropicali, con specie presenti nelle zone temperate. I risultati hanno evidenziato che in entrambi i sessi delle specie tropicali si riscontra un piumaggio molto più colorato rispetto alle specie di ambienti temperati, probabilmente perché la competizione per le risorse e la territorialità sono maggiori rispetto alle zone temperate e di conseguenza avere un piumaggio più colorato può aiutare ad affermare il controllo di queste aree.

Infine lo studio ha evidenziato che anche la selezione sessuale gioca un ruolo fondamentale nel determinare lo sviluppo dei caratteri ornamentali in entrambi i sessi. Infatti nelle specie in cui sembra che la selezione sessuale sia pronunciata solo nei maschi, in realtà questa ha un effetto cosiddetto antagonista, provocando un aumento della colorazione maschile, ma anche una riduzione degli ornamenti femminili. Questo accade soprattutto in specie poliginiche, dove sono i maschi ad essere in forte competizione fra loro e di conseguenza uno sviluppo ornamentale negli individui femminili sarebbe un dispendio di energia inutile. Viceversa, in specie monogame, anche le femmine risultano essere in competizione fra loro per la scelta del proprio partner e quindi svilupperanno caratteri ornamentali più pronunciati.

In conclusione, il modello presentato in questo studio sui passeriformi potrà ora essere molto utile per lo studio di altri taxa, nel tentativo di avere sempre più informazioni su come e perché si sviluppano i caratteri ornamentali in entrambi i sessi.


Riferimento:
James Dale, Cody J. Dey, Kaspar Delhey, Bart Kempenaers, Mihai Valcu. The effects of life history and sexual selection on male and female plumage colouration. Nature, 2015; DOI: 10.1038/nature15509

Immagine: Wikimedia Commons