Anguille: una difesa elettrizzante

Immagine Pikaia

Le anguille elettriche sono in grado di difendersi scaricando una forte scossa contro un’eventuale minaccia; un comportamento che era già stato osservato, agli inizi del 1800, dal famoso naturalista Von Humboldt, di cui però non si sono mai avute conferme sperimentali

Agli inizi dell’Ottocento, il naturalista e botanico tedesco Alexander von Humboldt, in una delle sue tante spedizioni che intraprese per condurre le proprie ricerche scientifiche, descrisse un curioso stile di pesca adottato in Amazzonia dagli abitanti sudamericani per catturare le anguille dotate di organo elettrico (Electrophorus electricus). Questa strategia, adottata durante le stagioni calde, quando i corsi d’acqua si prosciugavano, prevedeva che i pescatori locali conducessero alcuni esemplari di cavalli nei pressi dei pochi specchi d’acqua rimasti, in cui si erano rifugiate le anguille. La presenza dei cavalli era vista come una minaccia dalle anguille, le quali, invece che tentare di scappare, avevano un comportamento opposto, aggressivo, che le portava ad attaccare i cavalli con forti scariche elettriche. In seguito a questi attacchi, le anguille avevano bisogno di molto riposo e cibo per poter recuperare l’energia galvanica necessaria per nuove scariche elettriche e, per questo motivo, potevano essere facilmente catturate dai pescatori senza incorrere in alcun pericolo. Tuttavia, tale aggressività non fu mai confermata da alcuna dimostrazione scientifica, suggerendo che probabilmente il racconto di von Humboldt fosse stato esagerato.

Dopo circa 200 anni, in uno studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, Kenneth Catania, un biologo della Vanderbilt University, ha finalmente confermato le osservazioni di von Humboldt, mostrando che le anguille elettriche, se minacciate, preferiscono avere un atteggiamento aggressivo, piuttosto che fuggire dal pericolo. Catania ha infatti scoperto questo particolare comportamento puramente per caso, mentre trasferiva alcuni esemplari di anguille elettriche da una vasca casalinga ad una sperimentale, tramite una rete con manico e bordo metallici. Durante questa operazione, il ricercatore ha osservato diversi modi di reagire delle anguille nei confronti della minaccia. Al posto di sfuggire alla rete metallica, infatti, alcuni individui sono saltati fuori dall’acqua attaccando la rete, mantenendo il ‘mento’ (dove è posizionato l’organo di produzione della scarica) sul manico della rete stessa, generando una serie di impulsi ad alta tensione. Catania, dopo aver notato tale comportamento, ha inoltre misurato la tensione elettrica e l’amperaggio impressi da ciascun attacco, immergendo parzialmente  una piastra di alluminio a cui sono stati in seguito agganciati un voltmetro e un amperometro.

I risultati hanno dimostrato che sia la tensione che l’amperaggio sono aumentati in relazione a quanto più l’anguilla fuoriusciva dall’acqua. Tale fenomeno è spiegabile in quanto l’anguilla, quando è completamente immersa nell’acqua, produce una scarica di minor impatto. Questo accade perché l’impulso elettrico viene completamente disperso nell’acqua circostante. Man mano che l’anguilla fuoriesce dall’acqua, invece, la carica elettrica verrà scaricata maggiormente a livello del predatore e non verrà dispersa nell’ambiente acquatico. Inoltre, Catania, per verificare visivamente tale fenomeno, ha esposto le anguille elettriche a un finto predatore dotato di una striscia conduttiva e una rete di LED che ha rivelato gli stessi effetti ascendenti della scarica elettrica. 





Lo studio ha inoltre evidenziato come questi comportamenti delle anguille fossero maggiori quanto più l’acqua nell’acquario fosse bassa. Tale situazione sembra rispecchiare l’ambiente presente in gran parte del bacino amazzonico, durante la stagione secca, periodo in cui l’acqua si ritira lasciando molti stagni e pozze d’acqua che limitano la libertà di movimento delle anguille, rendendole maggiormente vulnerabili ai predatori terrestri.

Il motivo per cui le anguille tendono a fuoriuscire dall’acqua per attaccare può essere dunque spiegato dal fatto che gli impulsi che le anguille infliggerebbero ai predatori, qualora rimanessero totalmente immersi nell’acqua, non sarebbero sufficienti a scoraggiarli. Inoltre, alcune anguille elettriche presenti a quelle latitudini presentano il periodo riproduttivo proprio durante la stagione secca. Tale comportamento aggressivo porterebbe dunque ad un ulteriore beneficio per quanto riguarda la protezione della propria prole.


Riferimento:
Kenneth C. Catania. Leaping eels electrify threats, supporting Humboldt’s account of a battle with horses. PNAS, June 6, 2016 DOI: 1073/pnas.1604009113

Immagine: Stan Shebs [GFDL (http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html), CC BY-SA 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0) via Wikimedia Commons