Ayala NOMA

5410

Ayala vince il Templeton prize e scrive al Guardian su quanto ingiusta sia certa cattiva scienza e certa cattiva religione. La scienza che si crogiola nel suo naturalismo non fa che rendere assoluti i suoi limiti, le religioni che nega la conoscenza scientifica non fa che perdere di vista la realtà del mondo. Il mondo esteriore alla scienza, il mondo […]

Ayala vince il Templeton prize e scrive al Guardian su quanto ingiusta sia certa cattiva scienza e certa cattiva religione. La scienza che si crogiola nel suo naturalismo non fa che rendere assoluti i suoi limiti, le religioni che nega la conoscenza scientifica non fa che perdere di vista la realtà del mondo. Il mondo esteriore alla scienza, il mondo interiore alle religioni.

Bastavano molte meno parole. Meno, meno di quelle che state immaginando: sì, Francisco J. Ayala appoggia i NOMA (ma non cita Gould). D’altronde la sua posizione era già nota da tempo: con il suo libro “Il dono di Darwin alla scienza e alla religione“, lì proponeva l’evoluzione come risoluzione del “problema del male” (Si deum est, unde malum?) e quindi come versione naturalistica della teodicea (giustizia divina).

Tutto qui. Niente di nuovo.

Giorgio Tarditi Spagnoli