Carnevale della Biodiversità – Nicchie Estreme

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E’ il blog Theropoda ad ospitare la quinta edizione del Carnevale della Biodiversità. Il tema di questa edizione solleticherà tutti gli amanti delle sfide estreme: le nicchie ai confini della vita, gli estremi possibili e attuati dal multiforme frattale plurificantesi della biosfera. Maurizio Casiraghi in Continuo proceso de cambio affronta il concetto di “estremo” rimarcando la sua contingenza “umana, troppo umana”: […]


E’ il blog Theropoda ad ospitare la quinta edizione del Carnevale della Biodiversità. Il tema di questa edizione solleticherà tutti gli amanti delle sfide estreme: le nicchie ai confini della vita, gli estremi possibili e attuati dal multiforme frattale plurificantesi della biosfera.

Maurizio Casiraghi in Continuo proceso de cambio affronta il concetto di “estremo” rimarcando la sua contingenza “umana, troppo umana”: noi siamo la misura delle cose e al tempo stesso siamo tetrapodi terrestri, pertanto, cos’è più estremo della vita negli abissi marini di organismi invertebrati ai limiti dell’alieno?

In Bottigliedileida, Manuel Caputo pare rovesciare la logica del post precedente affermando che, se le nicchie sono “estreme”, tale estremità non può essere relazione di una specie bizzarra e egocentrica come Homo sapiens, bensì della norma assoluta della vita, ovvero la condizione unicellulare procariota. Anche qui, si travalicano i confini stessi di ciò che riteniamo l’ambiente della vita.

E se i procarioti (batteri) sono la misura dell’estremismo della “vita” (intesa come organizzazione cellulare), Chris di Natura e matematica ci ricorda che l’estremo inferiore della vita valica la cellularità e si manifesta come virus.

In Storia della Geologia, David Bressan ci porta sulle vette alpine, in un ambiente estremo, poco noto ma estremamente curioso, quello dei ghiacciai di pietre e dei suoi bizzarri abitanti. Scopriamo così un habitat così inatteso da spostarsi esso stesso, inesorabilmente nello spazio…

Con un balzo verticale di vari chilometri, Patrizia Martellini di Evolve or Die ci riporta negli abissi marini. Ma questa volta, per inseguire, come capodogli affamati, il mitico calamaro gigante, il più grande invertebrato della Terra, e scoprirne la caratteristiche veramente estreme.

Ed è proprio con i capodogli predatori di calamari giganti che Andrea Mangoni, in Oryctes, mostra una variegata, quasi estrema essa stessa, carrellata di organismi dalle nicchie limite, dagli abissi… alle mutande! 

Lisa Signorile, ne L’Orologiaio Miope, pare aver tratto il suo post da una storia tolkeniana. E, almeno per la trasposizione cinematografica del capolavoro dello scrittore inglese, la location risulta curiosamente coincidere. Ma per sapere chi sono Maringanui, Marama ed il loro mondo estremo, non dovete fare altro che leggere il suo post.

Marco Fornataro di Biosproject: Earth mostra un esempio di nicchia così estrema da aver letteralmente ribaltato le nostre consolidate categorie ecologiche, con predatori che partono tali ma finiscono altro, e prede che partono tali e finiscono… anche qui occorre assolutamente che leggiate il post.

Nelle acque del lago tanzaniano Natron, Livio Leoni di Mahengechromis ci conduce alla scoperta di uno sciame di pesci ciclidi che hanno saputo adattarsi alle condizioni iperaline presenti in quel lago.

Un percorso analogo è quello di Marco Milardi, che in Paper Fish Biology ci mostra vari esempi di condizioni estreme tra i pesci, e si pone la domanda del perché tali condizioni siano state “esplorate” dall’evoluzione di questi animali. 

Qui su Theropoda, il sottoscritto parte da una critica del concetto popolare di “nicchia” per mostrare come il theropode più famoso, forte del suo blasone reale, non si sia accontentato di stare in una nicchia sola… 

Anche Stefano Dalla Casa, su OggiScienza si sofferma sulla relatività del concetto di “nicchia estrema”, e ci ricorda che per trovare condizioni biologicamente borderline non occorre arrampicarsi sulle cime di vulcani, o inabissarsi dentro camini termali. Basta aprire uno sportello in casa…

Abbiamo visto che una nicchia può essere tanto estrema da starvolgere i ruoli tra preda e predatore. Che dire di mimetismi spinti tanto al limite da rendere un animale come un vegetale? Adriano Sofo ce ne parla su Horty.

Infine, Marco Ferrari sale un gradino più alto di tutti gli altri, e ci mostra come la nicchia più estrema non sia proprio una “nicchia”, abbia un volume di milioni di km cubi, e sia ovunque attorno a noi… basta alzare lo sguardo in alto…

Buon Carnevale! 

Da Theropoda, il blog di Andrea Cau