Chi crede nell’evoluzione è meno razzista?

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Diversi studi supportano l’idea secondo cui chi crede nella discendenza degli esseri umani da creature precedenti, e quindi percepisce le altre specie animali come simili a noi, tende anche ad avere meno pregiudizi e ad essere meno ostile nei confronti degli altri gruppi

Nel corso della storia le idee di Darwin sono state impugnate per giustificare atti storicamente razzisti e discriminatori, e hanno fornito un falso quadro teorico per la schiavitù, le guerre e i genocidi. La sopravvivenza “del più adatto” è stata subito fraintesa come sopravvivenza del “più forte”. La Seconda guerra mondiale e l’Olocausto hanno sollevato poi delle domande su ciò che spinge l’uomo a diventare violento, sottomesso all’autorità, a compiere genocidi e a trovare capri espiatori. La verità che emerge è che i nazisti disumanizzavano le vittime, paragonandole agli animali considerati inferiori. Anche i colonizzatori europei del continente americano non consideravano gli indigeni come esseri umani completi, così come consideravano gli abitanti dell’Africa sub-umani. Da tempo, invece, è proprio la biologia evolutiva a insegnarci l’inconsistenza delle razze umane come categoria biologica. Ora, secondo un lavoro uscito sul Journal of Personality and Social Psychology, sembra che credere nell’evoluzione, umana in particolare, sia correlata anche a una minore propensione a pregiudizi e ostilità. È possibile che sentirsi simili agli altri animali renda meno prepotenti e ostili, anche e soprattutto nei confronti delle altre culture. Antievoluzionismo e pregiudizi
La ricerca intendeva indagare una possibile correlazione tra la mancanza di fiducia nella teoria dell’evoluzione e i comportamenti razzisti fondati sul pregiudizio. Per farlo, ha condotto 8 diversi studi, che comprendevano test svolti in diversi paesi (Stati Uniti d’America, 19 Stati dell’Est Europa, 25 nazioni musulmane, Israele) con persone di diverse culture e religioni. Attraverso questionari online i volontari hanno espresso le proprie opinioni sull’evoluzione e altre tematiche, come il grado di simpatia nei confronti delle minoranze etniche. Integrando le risposte espresse nel corso del tempo si notano delle tendenze. Meno si è convinti nell’evoluzione darwiniana, più è facile esprimere razzismo, pregiudizio e supporto di pratiche discriminatorie nei confronti di altre culture e membri della comunità LGBTQ. Ancora oggi, secondo i ricercatori, molte persone non riescono ad accettare l’evoluzione dell’uomo a partire da animali precedenti. Chi non crede nell’evoluzione intende conservare la propria differenza ontologica dagli altri esseri viventi (human-animal divide), e da qui sarebbe più facile sviluppare rifiuto e disprezzo degli altri animali come delle culture diverse. Viceversa, chi ha fiducia nell’evoluzione percepisce se stesso come parte di un grande gruppo in virtù dell’origine comune di tutti i viventi. Percepire sé stessi come simili agli altri animali (PSSA, perceived similarity of the self to animals) genererebbe, secondo gli studiosi, rispetto ed empatia anche verso persone di origini ed etnie diverse. Risultati replicati in diversi contesti
Nel primo studio, per esempio, è stato chiesto ai partecipanti di esprimere il grado di verità della seguente affermazione: “Gli esseri umani discendono da specie animali precedenti”, in una scala da 1 a 4. Sono state poste poi altre domande relative all’etnia afroamericana, come l’opinione sui matrimoni inter-razziali o la percezione dell’aiuto fornito dal governo a supporto dell’integrazione delle minoranze etniche. Nel quarto studio invece è emerso che gli israeliani che credono nella teoria dell’evoluzione desiderano più spesso una risoluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese rispetto a chi non ci crede. Nell’ottavo studio si è tentato di capire se manipolando, attraverso la lettura di un testo, la credenza nell’evoluzione umana, questo avrebbe prodotto un effetto sul pregiudizio, suggerendo un legame causale e non solo una correlazione. Negli esperimenti, un gruppo ha letto un testo sull’evoluzione umana. Un altro gruppo ha letto la storia dell’evoluzione della valuta, dalle monete antiche alle moderne banconote. Il terzo gruppo non ha letto nulla. Si è notato che, in effetti, solo tra coloro che avevano letto il testo sull’evoluzione biologica si poteva osservare una mitigazione dei propri pregiudizi. Pesando criteri quali istruzione, idee politiche e religiose, etnia di appartenenza e conoscenza scientifica lo studio ha così espresso un quadro sulle tendenze generali del comportamento umano. In futuro bisognerà svolgere ulteriori ricerche verificando in particolare l’efficacia dell’insegnamento dell’evoluzione nelle scuole, l’importanza della PSSA e l’effettivo rapporto causale tra la mancanza di fiducia nell’evoluzione e pregiudizi. Riferimenti: Syropoulos, S., Lifshin, U., Greenberg, J., Horner, D. E., & Leidner, B. (2022, February 17), Bigotry and the Human–Animal Divide: (Dis)Belief in Human Evolution and Bigoted Attitudes Across Different Cultures, Journal of Personality and Social Psychology. (http://dx.doi.org/10.1037/pspi0000391) Immagine: Foto di Magda Ehlers da Pexels