Chi non muore si rivede: i dinosauri di oggi

Nonostante la nostra storica boria “mammalocentrica”, gli uccelli, con quasi 10.000 specie sono il gruppo di vertebrati terrestri più diversificato. Seppure studiati a fondo, il loro aspetto, così radicalmente diverso da quello di altri vertebrati, ha celato per lungo tempo la loro origine, così come accaduto per i cetacei (di cui Pikaia ha trattato recentemente qui). Un recente articolo di

Nonostante la nostra storica boria “mammalocentrica”, gli uccelli, con quasi 10.000 specie sono il gruppo di vertebrati terrestri più diversificato. Seppure studiati a fondo, il loro aspetto, così radicalmente diverso da quello di altri vertebrati, ha celato per lungo tempo la loro origine, così come accaduto per i cetacei (di cui Pikaia ha trattato recentemente qui).

Un recente articolo di Evolution: Education and Outreach di Luis M. Chiappe ci riassume come sia andata a finire una delle storie dell’evoluzione più affascinanti e meno capite della storia della biologia. Fino agli anni ’80 inoltrati era comune dire “tutti i dinosauri si estinsero al limite Cretaceo/Terziario circa 65 milioni di anni fa”, quasi quanto volgarmente intendere i dinosauri come roba vecchia e soprattutto estinta. Ma questa grande estinzione non avvenne che per una parte dei dinosauri: i “dinosauri non-aviani” cioè “tutti i dinosauri tranne gli uccelli”.

Questa importante intuizione fu possibile grazie all’avvento della cladistica e della sua emersione nella coscienza pubblica, unitamente al “rinascimento dei dinosauri” ad opera di Robert Bakker negli anni ’70. Siccome i dinosauri non erano più i lenti lucertoloni dei film di sci-fi di serie B, fu colmato quel gap che non faceva vedere i nostri comuni pennuti come versioni più piccole, sebbene “glorificate” (per citare Huxley), dei dinosauri.

La trasformazione avvenne in un periodo compreso tra i 180 e i 65 milioni di anni fa, dove comparvero i primi uccelli che riconosceremmo nei dettagli come tali, giusto in tempo per sopravvivere all’estinzione di massa. I fossili di quel periodo ci permettono di fare un viaggio nel tempo e di vedere come tutte quelle caratteristiche che vediamo negli uccelli attuali siano il risultato di una serie di passaggi, che accumulandosi gradualmente, hanno portato al risultato odierno.

Ne sono esempio l’analisi comparata del guscio dell’uovo in coccodrilli, sauropodi, troodontidi e uccelli, che dimostra come gli ultimi due posseggano un doppio strato cristallino e una forma asimmetrica dell’uovo, esclusiva del gruppo dei maniraptori, di cui entrambi i generi fanno parte. Anche le penne sono un importante traccia della loro genealogia: le penne rigide evolsero da penne filamentose quando i maniraptori si distaccarono da loro cugini, quali i tirannosauridi (che quindi erano provvisti di piumino! Anche se il dubbio della presenza negli adulti rimane).

I cugini più vicini agli uccelli (estinti e non) sono animali quali Oviraptor, Velociraptor, Troodon. Archaeopteryx è la prima celebrità a sfilare nella parata geologica degli uccelli, ma altrettanto affascinanti sono, ad esempio gli enantiorniti, “uccelli” che hanno subito un evoluzione parallela a quella degli antenati diretti degli uccelli attuali. Decine di nuovi fossili che hanno permesso di scoprire la storia di questi animali, sempre più ricca di dettagli. E ancora ci sono accesi dibattiti come la sequenza di eventi che ha portato all’origine del volo e se alcuni dinosauri piumati non fossero che primitivi uccelli che persero la capacità di volare.

Pensateci bene quando chiamerete i colombi “topi con ali”: non sono topi, bensì dinosauri – con le ali.

Giorgio Tarditi Spagnoli