Con le corna tutto torna (forse)

5493

Qual è la prima cosa a cui dovreste pensare quando si nomina l’Ungheria? Io, da buon pozzo-senza-fondo, penso al gulash. Ma lasciamo da parte le prelibatezze, almeno per qualche momento. No, non è neanche Harry Houdini incatenato nell’acqua, pace all’anima sua. Sono le corna!! Non fate quella faccia stupita, era ovvio! Tanto per cominciare, alcuni dei primi esempi di “corno” […]

Qual è la prima cosa a cui dovreste pensare quando si nomina l’Ungheria? Io, da buon pozzo-senza-fondo, penso al gulash. Ma lasciamo da parte le prelibatezze, almeno per qualche momento. No, non è neanche Harry Houdini incatenato nell’acqua, pace all’anima sua. Sono le corna!! Non fate quella faccia stupita, era ovvio! Tanto per cominciare, alcuni dei primi esempi di “corno” come simbolo associato ad una divinità o come offerta sacra li abbiamo proprio nel villaggio neolitico ungherese di Lengyel. Se non bastasse, la mitologia ugrica assegna il comando del Mondo Sotterraneo (quello dove finiscono i cattivoni) a Ördög, un tipetto che di corna se ne intende a tal punto da essere successivamente identificato con il diavolo. Il cornutazzo, tra l’altro, è considerato il responsabile della creazione di tormenti del genere umano quali pulci, mosche, zecche e zanzare  (odiamolo tutti insieme per un momento, coperti del nostro adorato Autan). Se ancora il binomio Ungheria-corna non vi convince, visitate il sito del turismo ungherese: troverete descritte terre dove sotto il cielo pascolano mandrie di bovini grigi ungheresi, ovini dalle corna tortuose e bufali. E, tornando al principio, con che carne viene fatto il gulash? Bovini di razza podolica, dotati di imponenti corna! Tutto torna.

E visto che gli ungheresi alle tradizioni ci tengono, hanno deciso di riportare alla luce i resti del primo ceratopso europeo, urlandolo orgogliosamente al mondo attraverso le pagine di Nature. La sensazionale scoperta, dovuta al paleontologo magiaro Attila Ősi, consta di alcuni frammenti cranici, in particolare ossa della premascella e rostrali fuse con frammenti della mascella. Se qualcuno volesse sincerarsi coi propri occhi della veridicità del ritrovamento che potrebbe sconvolgere le attuali convinzioni sul Tardo Cretaceo, prenda il navigatore e digiti: Formazione Csehbánya (Cretaceo Superiore, Santoniano – ndr), Iharkút, Contea di Veszprém, Montagne della Selva Baconia, regione Transdanubiana, Ungheria occidentale.

Il nuovo arrivato in casa “cornutosauri” è stato battezzato Ajkaceratops kozmai a ricordo della città di Ajka, vicina alla località del rinvenimento, e del geologo ungherese Károly Kozma. Ai sagaci lettori il compito di rintracciare il giorno dell’onomastico secondo il calendario dei santi. Ma perché il nuovo pargolo (che come vedremo forse un pargolo non era) è destinato a sconvolgere le certezze dell’umana gente? Non certo perché ora che conosce il Ju Jitsu può camminare sui muri, bensì per il fatto che l’ungaro-ceratopo è europeo. Per la verità nel tardo Cretaceo Iharkút era parte di un arcipelago della Tetide occidentale, una serie di isole tettonicamente complesse tra le attuali Africa e Europa, ma non stiamo a sottilizzare sulla nazionalità, siamo in un mondo multiculturale!

Tornando a noi, i ceratopsi rappresentano una radiazione molto varia ed abbondante di dinosauri non aviali conosciuti principalmente nel periodo Cretaceo (65–145 milioni di anni fa). Questa radiazione è stata però finora ritenuta geologicamente limitata all’Asia centro-orientale e al Nord America occidentale, poiché negli altri continenti si avevano solo resti controversi. In particolare tra questi vi sono alcuni denti di grado “leptoceratopside” scoperti alcuni anni fa nel Bacino di Kristianstad, sud della Svezia. L’identificazione dei ceratopsi basata su denti isolati va però trattata con cautela: la dentatura dei dinosauri ornitischi è ben documentata come carattere fortemente omoplastico (cioè comparso indipendentemente in diversi taxa per effetto di evoluzione convergente), con convergenza particolarmente impressionante tra ceratopsi e ornitischi ornitopodi. Solo pochi caratteri dentari supportano la probabile affinità ai ceratopsi dei diversi denti del Campaniano svedese. Servirebbero quindi dei resti non dentali per stabilire l’identità con certezza, evitando così di prendere lucciole per lanterne.

Ciò detto, la presenza certa di Ajkaceratops nell’arcipelago del sud Europa e quella probabile di una linea filogeneticamente distinta di leptoceratopside nel nord Europa indicano almeno due occupazioni indipendenti del continente da parte di dinosauri cornuti. Parliamo di presenza “certa” perchè Ajky (nomignolo affettivo assegnato al soggetto da… me) è senza alcun dubbio un ceratopso: a dimostrarlo ben 3 sinapomorfie, ovvero caratteri comuni a due o più gruppi derivati, che indicano l’esistenza di parentela stretta tra i gruppi che lo possiedono. In particolare una prova schiacciante è l’osso rostrale, un osso neomorfo (un carattere nuovo, non ereditato da un antenato) tipico solo dei ceratopsi.

Potrei ora snocciolare una lunga serie di colti termini anatomici, al fine di costringervi, per sfinimento, a constatare le affinità presenti tra il nostro ungaro-ceratopo e Archaeoceratops oshimai (Cina), Protoceratops andrewsi e Magnirostris dodsoni (Mongolia). Oppure quelle presenti tra il nostro ungaro-ceratopo e alcuni ceratopsi coronosauri basali asiatici Bagaceratops rozhdestvenskyi  e Magnirostris dodsoni (anch’essi spolverati in Mongolia). Ed infine l’affinità col coronosauro non-ceratopside Zuniceratops (se ne era accennato qui) e alcuni chasmosaurini basali e ceratopsidi centrosaurini. Ma non lo farò: troppo complicato. Non siate permalosi, intendevo complicato per me, non per voi! Quindi fidatevi della Verità, come direbbe qualcuno dalla spiccata scientificità: Ajkaceratops è un coronosauro, vicino ai bagaceratopsidi e basale ai cladi dello Zuniceratops e a quello dei Ceratopsidi.

Sembrerebbe che Ajky fosse considerevolmente più piccolo (la lunghezza del corpo stimata è di circa 1 m) di altri parenti stretti e quasi contemporanei coronosauri come Protoceratops e i più grandi bagaceratopsidi asiatici. Sembrerebbe. Sebbene infatti diverse caratteristiche siano potenzialmente coerenti con un certo grado di maturità ossea, lo stadio ontogenetico (ovvero di sviluppo biologico) non può essere valutato con certezza al momento. Ulteriori scoperte sono quindi richieste per determinare se Ajkaceratops sia un cucciolo-adolescente-non adulto o un taxon nano, come proposto per altri dinosauri del tardo Cretaceo provenienti dall’arcipelago della Tetide occidentale.

Ricapitolando, Ajkaceratops sembra essere parte di una radiazione del tardo Cretaceo da parte di ceratopsi coronosauri. Le sue similitudini con i bagaceratopsidi asiatici Bagaceratops e Magnirostris indicano che la presenza di un ceratopso nell’arcipelago della Tetide occidentale probabilmente è il risultato di un evento dispersivo del tardo Cretaceo dall’Asia, avvenuto con salto d’isola attraverso l’Oceano Tetide. Le precedenti ipotesi biogeografiche avevano suggerito un isolamento della fauna vertebrata europea rispetto all’Asia e al Nord America durante il primo Cretaceo.

Temo sia ora di rivederle… qualcosa, in effetti, non torna.

Luca Perri


Riferimenti:
Attila Ősi, Richard J. Butler,  David B. Weishampel. A Late Cretaceous ceratopsian dinosaur from Europe with Asian affinities. Nature, doi:10.1038/nature09019, 2010.

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons