Dai batteri a Bach: l’evoluzione della mente secondo Daniel Dennett

Daniel dennett Oct2008

Se sbarcaste su un pianeta lontano e andaste alla ricerca di vita lungo le rive del mare, vi colpirebbe di più una vongola o un rastrello per le vongole?


Nel documentario “The Genius of Charles Darwin” Richard Dawkins fa visita a Daniel C. Dennett per interrogarlo sugli effetti del darwinismo sul creazionismo e sul senso comune. I due sono amici e compagni di pensiero da una vita: i loro testi sono pieni di riferimenti alle rispettive opere e Dennett ha più volte preso le difese di Dawkins, che dopo un periodo di grande successo e considerazione (in seguito alla pubblicazione del celebre “Il Gene Egoista”) è stato bersagliato dalle acerrime invettive di un altro titano come Stephen Jay Gould intorno a temi centrali della teoria dell’evoluzione (come ad esempio la disputa intorno a quali siano gli agenti causali primi della selezione naturale: i geni per Dawkins, gli interattori – organismi, demi e specie – per Gould).

Tornando al documentario, fa sorridere ciò che Dawkins dice prima di raggiungere il suo amico: “nonostante abbiamo la stessa età, Dennett è per me una sorta di fratello maggiore intellettuale”. A dirla tutta, non solo i due si passano poco più di un anno, ma è proprio Dawkins ad essere il più anziano. D’altro canto, Dennett possiede tutte le carte in regola per far parte dell’esclusivo club “nonni-che-tutti-vorrebbero”: ha la barba lunga e bianca (come Babbo Natale e come Darwin!) e il suo aspetto fisico evoca in qualche modo l’archetipo maschile di saggezza.

From bacteria to Bach and back: the evolution of minds” è il suo testo più recente, edito in Italia con il titolo “Dai batteri a Bach: come evolve la mente”. Da almeno vent’anni, Dennett si occupa dell’ambizioso compito di risanare “la ferita cartesiana che ha separato la mente dal corpo alla nascita della scienza moderna” (Deacon, 2011, p. 619) e che risale alla sventurata distinzione tra res extensa (la realtà fisica) e res cogitans (la realtà psichica che secondo Cartesio segue regole tutte sue). Non che sia l’unico ad averci provato, ma il suo modo di condurre tale impresa è raro.

Dennett è un filosofo, un narratore di realtà, con un’arte scrittoria elevatissima e con competenze in aree molto diverse tra loro (chimica, biologia, neuroscienze, psicologia, cibernetica, storia e ovviamente filosofia) che usa per condurre in riflessioni analogiche ed esperimenti mentali di grande efficacia. Da Darwin ha ereditato il dono del “lungo ragionamento” e la lettura di ogni suo libro è un percorso impegnativo e imprevedibile quanto stimolante e sicuro.

Se state pensando di aggiungere “Dai batteri a Bach: come evolve la mente” alla lista dei libri per l’estate, ragionateci bene, perché potreste scoprire che leggere è più faticoso di una partita di beach volley alle due di pomeriggio dopo un panino con la frittata, anche se vale certamente la pena trovare altri momenti per farlo. Dennett è un cauto ma inamovibile sostenitore dell’“ingegneria inversa” (il metodo di analisi che scompone le entità in parti per risalire alla loro funzione e alle loro origini) e lo difende a spada tratta. In “Dai batteri a Bach” scrive: “il modo sconcertante in cui il rimescolio cieco e privo di scopo dell’evoluzione (compresa l’evoluzione chimica prebiotica) scopre soluzioni bizzarre non è una prova di un Progettista Intelligente né un motivo per abbandonare l’ingegneria inversa, il che vorrebbe dire rinunciare del tutto ad indagare; è invece un motivo per persistere e migliorare la pratica dell’ingegneria inversa. Come negli scacchi, non arrendetevi; imparate dai vostri errori e continuate a esplorare, con tutto l’estro possibile, tenendo presente che le vostre ipotesi, per quanto plausibili, rischiano comunque di subire una confutazione, che peraltro dovrebbe essere ricercata coscienziosamente” (2018, p. 33).

In ognuno dei suoi libri, guida il lettore nella comprensione della “strana inversione del ragionamento di Darwin”: quella che ci consente di ipotizzare come dalle “cause” del mondo abiotico si sia passati alle “ragioni” di quello biotico, come i progetti della natura si siano sviluppati senza Progettista, come le “competenze” si siano evolute senza “comprensione”.

Dennett fa tutto questo con il rigore vivace di chi vuole trasmettere l’idea che la scienza è una roba seria ma felice: “gli evoluzionisti non sono imbarazzati dalla complessità della Natura, ne godono!” (p. 39). Nel suo testo passa da quesiti bizzarri – “se sbarcaste su un pianeta lontano e andaste alla ricerca di vita lungo le rive del mare, vi colpirebbe di più una vongola o un rastrello per le vongole?” (p. 84) – ad altri cervellotici ma essenziali – “come fa un processo lento e stupido a costruire qualcosa  capace di costruire qualcosa che un processo lento e stupido non sarebbe in grado di costruire?” (p. 84).

È questo il nodo centrale dell’intero libro: come fa un processo bottom-up come l’evoluzione darwiniana a dare forma a funzioni top-down come la mente umana, che progetta e crea? Dennett ci porta alle origini del linguaggio, l’evento su base genetica che apre una nuova dimensione nello “spazio dei progetti” – l’evoluzione culturale – e che rafforza “l’illusione dell’utente” di comprendere e governare in prima persona i propri processi psichici.

E spende molte delle sue pagine consolando il potenziale lettore dal senso di desolazione nel ritrovarsi “di nuovo soli” – come scriveva Zygmunt Baumann – dopo la perdita dei riferimenti ideologici del secolo scorso.

Per gli appassionati di natura ed evoluzione, c’è almeno un punto da cui ripartire (sempre che qualcuno si sia fermato) ed è il sentimento di profonda meraviglia per la vita e per i “rapporti infinitamente complessi con gli altri organismi e con le condizioni fisiche” (Darwin, 1859) di cui siamo parte e che abbiamo la fortuna di ammirare e il dovere di preservare.


BIBLIOGRAFIA

  • Baumann Z. (1994), Di nuovo soli: un’etica in cerca di certezze, Castelvecchi Editore, Roma 2018.
  • Darwin C. (1859), L’origine della specie. Bollati Boringhieri, Torino 2011.
  • Dawkins R. (1976), Il gene egoista, Oscar Mondadori, Milan, 1995.
  • Deacon T. W. (2011), Natura incompleta: come la mente è emersa dalla materia. Tr. it Le Scienze, Roma 2012.
  • Dennett D.C. (1995), Darwin’s dangerous idea: evolution and meanings of life. [trad. it. L’idea pericolosa di Darwin: i significati e l’evoluzione della vita, Bollati Boringhieri, Torino 1997]
  • Dennett D.C., Dai batteri a Bach: come evolve la mente, Raffaello Cortina Editore, Milano 2018.
  • Dennett D. C. (1996), Kinds of minds. [trad. it. La mente e le menti. Verso una comprensione della coscienza. BUR Scienza, Milano, 2006].