Dan Brooks e la Sintesi Evoluzionistica Estesa

La International Society for the History, Philosophy, and Social Studies of Biology (ISHPSSB) si pone, come obiettivo principale, di favorire l’avvicinamento e il dialogo tra studiosi di discipline diverse – scienze della vita, storia, filosofia, studi sociali sulla scienza. I meeting estivi, in particolare, sono noti per le sessioni transdisciplinari che ospitano incontri caratterizzati da scambi cooperativi e informali, che

La International Society for the History, Philosophy, and Social Studies of Biology (ISHPSSB) si pone, come obiettivo principale, di favorire l’avvicinamento e il dialogo tra studiosi di discipline diverse – scienze della vita, storia, filosofia, studi sociali sulla scienza. I meeting estivi, in particolare, sono noti per le sessioni transdisciplinari che ospitano incontri caratterizzati da scambi cooperativi e informali, che spesso di protraggono al di là delle singole giornate.

Dal 10 al 15 luglio, presso l’Università dello Utah, a Salt Lake City, si terrà il meeting estivo 2011. In questo contesto, risulterà sicuramente interessante la sessione prevista per la giornata del 13, dal titolo “Hierarchy Theory of Evolution”, e che avrà come relatori personalità di spicco del mondo accademico, ma non solo. Si va da Dan Brooks a Niles Eldredge, da Gregory Dietl a Telmo Pievani, passando per una serie di nomi che stuzzicheranno l’appetito dei più interessati ai temi dell’evoluzionismo.

Al di là dei singoli approcci e dei diversi punti di vista, vorremmo soffermarci sulla visione che sarà presentata ad apertura dei lavori da Daniel R. Brooks, Professore presso il Dipartimento di Ecologia e Biologia Evoluzionistica dell’Università di Toronto. Le sue ricerche si sono concentrate sul modo di conciliare e integrare la conservazione della biodiversità mondiale con lo sviluppo socio-economico della società umana, attraverso la gestione sostenibile delle risorse naturali.

Ma, in questo contesto, ciò che più interessa di questo personaggio tutt’altro che noioso è la visione della Sintesi Evoluzionistica Estesa, recentemente illustrata in un articolo della rivista Evolution: Education and Outreach, pubblicato online il 25 gennaio scorso e intitolato significativamente “The Extended Synthesis: Something Old, Something New” (e scaricabile qui).

Il concetto centrale espresso in questo contributo può essere sintetizzato in una frase: “dobbiamo riportarci indietro nel tempo per recuperare aspetti importanti del darwinismo che sono stati messi da parte, e quindi persi, durante il neo-darwinismo, per poi protenderci in avanti oltre il neo-darwinismo a inglobare nuovi dati e concetti.” E’ questo il senso in cui l’autore intende il termine “estensione”: un allungamento metaforico nel tempo, sia indietro che in avanti, da parte degli studiosi, a riconoscere e includere rivoli finora considerati insignificanti, e che invece potrebbero portare preziosa acqua al mare magnum della teoria dell’evoluzione.

Con il suo stile originale, il Professore di Toronto lamenta come, in occasione della pubblicazione del suo volume Evolution as Entropy (scritto a quattro mani con E. O. Wiley) nell’anno del centenario della morte del padre dell’Evoluzione (1982), molti colleghi avessero reagito in maniera eccessivamente infastidita.

Il motivo sarebbe stato, secondo la versione piuttosto polemica di Brooks, più di carattere sociologico che epistemologico: “gli accademici istintivamente indietreggiarono di fronte al simbolismo della morte di un leader o di una religione, temendo che ne sarebbero derivati caos e violenza, finché un nuovo signore della guerra o un dio non fosse apparso per ristabilire l’ordine, e preoccupati che il nuovo ordine emergente avrebbe diminuito l’influenza di coloro che erano precedentemente al potere.” Brooks si pone dunque in atteggiamento molto critico verso la comunità scientifica internazionale.

D’altra parte, Brooks e Wiley erano stati provocatori già nel loro libro del 1982, criticando l’idea comunemente accettata anche oggi che l’eclissi del darwinismo sia finita con la Sintesi Moderna, cioè negli anni ’30-‘40. Non è così, per Brooks e Wiley, perché la Sintesi Moderna ha in realtà tradito il darwinismo originario. A supporto di ciò, affermano i due, laddove Simpson (paleontologo statunitense, tra i maggiori sostenitori della “teoria sintetica” alla cui definizione contribuì soprattutto con Tempo and mode in evolution, 1944) avrebbe caratterizzato la selezione naturale come uno scultore, dei supposti “Darwiniani tradizionali” avrebbero individuato nei diversi lignaggi gli “artigiani” dell’evoluzione, limitando la selezione naturale al ruolo (metaforicamente parlando) di critica d’arte. È per questo che, a parere di Brooks e Wiley, l’eclissi ha cominciato a diradarsi soltanto negli anni Ottanta.

Sono pochi, oggi, a negare che la Sintesi abbia tradito il darwinismo originario, e molti invocano una riconciliazione tra molti approcci differenti, integrandoli in vista di una Sintesi Estesa.

Di conseguenza, le conclusioni a cui giunge Brooks nel succitato articolo dello scorso gennaio non sono da sottovalutare. Ma appunto bisogna anche tenere in conto la carica polemica accumulata negli ultimi decenni dal professore di Toronto. Ragion per cui, una corretta valutazione della sua figura non può prescindere da un confronto diretto non soltanto con i contenuti delle sue tesi, ma anche con il suo stile retorico: privilegio di cui godrà chi sarà presente alla Sessione del 13 luglio a Salt Lake City.

Dopo aver individuato tre proposte del recente passato, tutte compatibili con la missione di teorizzare una sintesi estesa, l’autore sceglie, come più adatta, la visione delle transizioni evolutive presentata da Maynard Smith e Szathmàry nel 1995. Secondo i due scienziati, le transizioni evolutive aumentano l’efficienza della conservazione e la trasmissione dell’informazione (che riguardano la natura dell’organismo), accrescendo in tal modo le interazioni organismo/ambiente (che riguardano la natura delle condizioni).

Ma Brooks va oltre: a suo parere, il raggiungimento di una Sintesi Estesa aprirebbe le porte a una teoria unificata della biologia. A conclusione del suo articolo, il professore di Toronto non nasconde, infatti, la sua predilezione per un’idea affascinante: l’unità della scienza. Citando Darwin, in particolare il paragrafo finale del sesto capitolo dell’Origine (“Per cui nei fatti la legge delle condizioni dell’esistenza è la legge più alta…”), egli afferma che la biologia necessita di una legge comprensiva, che la connetta al resto delle scienze naturali.

Filippo Marano

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