Darwin, quando divenne evoluzionista? La parola a Niles Eldredge

Porsi questa domanda, secondo Niles Eldredge, non è una “questione da poco”, parlandone a più riprese nel suo Darwin. Alla scoperta dell’albero della vita e ritornandoci nella sua prefazione ai Taccuini darwiniani, da poco pubblicati in italiano a cura di Telmo Pievani. Secondo l’illustre studioso darwiniano «non sapremo mai quale fu in effetti il momento – la fase precisa della […]

Porsi questa domanda, secondo Niles Eldredge, non è una “questione da poco”, parlandone a più riprese nel suo Darwin. Alla scoperta dell’albero della vita e ritornandoci nella sua prefazione ai Taccuini darwiniani, da poco pubblicati in italiano a cura di Telmo Pievani.

Secondo l’illustre studioso darwiniano «non sapremo mai quale fu in effetti il momento – la fase precisa della sua vita […] in cui [Darwin] abbandonò il creazionismo per una storia naturalistica, una storia dell’evoluzione per cause naturali». Tuttavia, e risiede qui la forza e l’innovazione di questa tesi che sta raccogliendo sempre più consensi fra gli studiosi darwiniani, Eldredge è convinto che ciò avvenne già «a bordo del Beagle» (1).

Nei moltissimi appunti che Darwin prese in viaggio, sugli animali, sui fossili, ma anche riguardo alla natura dell’estinzione, egli infatti rintraccia le «primissime elucubrazioni» (2), per quanto ancora criptiche, di quella che oggi si definisce “teoria evolutiva”. La cautela che Darwin adoperò a bordo nel trattare seriamente la possibilità che le specie non fossero immutabili, cioè che in realtà potessero trarre origine da cause naturali, non portò nessun passeggero sul brigantino a interpretare questi brevi saggi come “ereticamente” trasmutazionali; questo atteggiamento reticente ha perciò indotto alcuni «studiosi» dei nostri giorni a non considerare (erroneamente secondo Eldredge) Darwin un “evoluzionista” prima del suo ritorno a Londra.

Il naturalista, pur nascondendo al pubblico la sua “tribolata” scoperta (e non folgorazione!) fino a quando non “fu stanato” da Wallace, esplicita le sue concezioni evoluzionistiche solo dopo il suo ritorno in patria nell’ottobre del 1836, nei taccuini, senz’altro più dettagliati dei diari stesi sul Beagle ma pur sempre “appunti”, pieni quindi di commistioni di generi e stilisticamente poco rifiniti e coerenti. Nella seconda parte Taccuino Rosso, cominciato sul Beagle e terminato a Londra nel 1837, Darwin “abbozza” quella che sarà la teoria dell’evoluzione per selezione naturale, arricchendo in maniera sostanziale la versione “criptica” della nozione della trasmutazione presente negli appunti di viaggio; nel 1837, con il primo trasmutation notebook, ossia il Taccuino B che fu “siglato” con il primo albero dell’evoluzione, Darwin trasforma il suo approccio evoluzionistico da “saltazionista” a ipotetico-deduttivo e ricerca la “causa” dell’evoluzione, definita poi “selezione naturale”nel Taccuino D e sviluppata in maniera chiara e definitiva nel Taccuino E.

Non solo per Eldredge allora Darwin manifestava nozioni “embrionali” dell’evoluzione già prima di salpare a Londra, ma già alla fine del Taccuino E, nel luglio del 1839, nonostante le integrazioni che si susseguirono nei successivi vent’anni sia nello Sketch del 1842 sia nell’Essay del 1844, la teoria dell’evoluzione era già essenzialmente completa.

(1) Niles Eldredge, Darwin. Alla scoperta dell’albero della vita, Codice edizioni, Torino 2006, p. 73.

(2) Charles Darwin, Taccuini, Editori Laterza, Roma-Bari 2008, p. VI

 

Simona Ruggeri