Darwin voleva andare a Tenerife – parte II
Viaggio nell’isola di Tenerife, luogo sempre sognato da Darwin, ma in cui il padre della teoria dell’evoluzione non riuscì mai ad arrivare
Riprendiamo ora la narrazione dal 5 Gennaio 1832 (qui la prima parte). Il viaggio del Beagle aveva nove giorni. Darwin era stato molto male mentre la nave navigava attraverso il Golfo di Biscaglia: egli descrive nel suo diario la sua ‘grande e incessante sofferenza’. Giaceva nella cabina di poppa sentendosi completamente disperato, stava ‘così male’ che egli ‘non si alzo nemmeno per vedere Madeira’ quando la nave passò dodici miglia a est dell’isola.
Il 5 gennaio, comunque, Darwin stava molto meglio. Come mai vi chiederete? Egli scrisse, con appassionata anticipazione, che alla mezza di quel giorno sarebbero stati a 100 miglia da Tenerife! La giornata era meravigliosa e Darwin fu in grado di apprezzarla: l’aria era ‘dolce e calda; qualcosa di simile a una giornata di primavera in Inghilterra’, ma il cielo era molto più brillante è l’atmosfera limpida. Il giorno seguente era ugualmente bello e all’alba la nave era finalmente in vista di Tenerife.
‘Tutto’ scrisse ‘aveva un aspetto meraviglioso. I colori sono così ricchi e morbidi. Il picco del Teide, ricoperto dalla neve si è appena liberato delle nuvole. Torreggia nel cielo due volte più alto di quanto io avessi sognato. Un denso banco di nuvole separa completamente la cima nevosa dalla sua base irregolare.’ Egli prosegue descrivendo le ‘case colorate di bianco, giallo e rosso, gli alberi delle navi in porto contro lo sfondo di scura roccia vulcanica, le macchie di vegetazione verde scuro e le chiese in stile orientale’. La bassa e scura fortificazione con la brillante bandiera spagnola sventolante sopra di esse appariva eccitante e pittoresca.
Ma sfortunatamente, Darwin non era destinato a posare piede su quella che lui chiamava ‘l’oggetto della mia ambizione lungamente desiderato’. Egli era in vista di Tenerife, ma…
O infelicità, infelicità, stavamo preparandoci a calare l’ancora a meno di mezzo miglio da Santa Cruz, quando una barca si avvicinò, portando la nostra sentenza di morte. Il console dichiarò che dovevamo rispettare una rigorosa quarantena di dodici giorni. Coloro che non l’anno mai sperimentata possono a malapena comprendere la depressione che si abbatté su di me.
Naturalmente lo zelante Capitano FitzRoy non aveva nessuna intenzione di permettere che la sua nave e il suo equipaggio languissero alla fonda per dodici inutili giorni. Ordinò di alzare le vele e fare rotta per le Isole di Capo Verde! L’effetto su Darwin fu devastante: tanto da causare un improvviso cambiamento nel suo stile di scrittura. La visita a Tenerife era talmente attesa con entusiasmo che egli usò il presente indicativo nelle sue descrizioni: ‘Ogni cosa ha un aspetto bellissimo: i colori sono ricchi e morbidi.’
Dopo che fu data la devastante notizia egli passò al passato indicativo: ‘le valli…erano macchiate da aree coperte da una vegetazione verde chiaro, e dava al paesaggio…una scena da novella.’ Egli cercò di consolarsi in modo poco convinto: ‘Suppongo che le isole vulcaniche che si trovano alle stesse latitudini hanno le stesse caratteristiche.’. Darwin scrisse ‘abbiamo lasciato forse uno dei posti più interessanti al mondo, proprio nel momento in cui eravamo abbastanza vicino perché ogni oggetto crei senza poterla soddisfare la massima curiosità.’
Con una volontà perversa FitzRoy rimase in zona. Il giorno successivo (7 Gennaio), mentre la nave zigzagava in balia di un vento ‘sconcertante’ nel canale tra Tenerife e Gran Canaria, egli scrisse:
Al mattino la più meravigliosa delle viste si parò davanti a noi. Il sole sorgeva dietro Gran Canaria e delineava con la sua sagoma tormentata con estrema chiarezza. Teneriffe, ancora grigia per la rugiada mattutina, giace a Ovest: dopo che alcune nuvole avevano fluttuato oltre l’isola, il picco nevoso si poté vedere in tutta la sua grandezza. Mentre il sole saliva, illuminava questa massiccia piramide…..che si stagliava contro il cielo blu….
La nave fu esclusa da Tenerife, la cui visita era stata pianificata così a lungo ed anche Gran Canaria dovette essere vista da lontano. Egli avrebbe potuto anche chiedersi se veramente alla fine sarebbe riuscito a mettere piede su un isola! Il 13 Gennaio scriveva ancora: ‘Non posso fare a meno di dispiacermi dell’impossibilità di sostare a Teneriffe.’
Tenerife, quell’isola a lungo desiderata, non fu mai visitata; e malgrado ciò le speranze e il fare progetti, il leggere e rileggere Humboldt accese Darwin di entusiasmo per le isole, per gli ambienti tropicali e per i viaggi. Tuttavia la sua immagine incoraggiò il giovane, ‘naturalista incompleto’ a esplorare linee di pensiero che avrebbero acquistato importanza più tardi. Tenerife fu, a suo modo, un’isola dell’immaginazione per Darwin, e di immensa importanza.
Come dicevo all’inizio io però sono ‘sbarcata’ a Tenerife e quindi vorrei descriverla ai lettori.
Cominciamo con El Teide il grandioso vulcano dell’isola sognato da Darwin, imponente, magnifico! Io non sono salita al Teide, come fece Von Humboldt, partendo dalla cittadina di La Orotava, ma ci sono andata da Sud, ed è molto diverso come approccio….in questo modo si arriva alla gigantesca caldera di Las Cañadas, residuo di antiche attività del vulcano.
Anche chi non è mai stato a Tenerife ha già visto l’ambiente lunare di questo luogo, se ha visionato il film “Scontro di Titani”, che venne girato lì. Dalla caldera si innalza El Pico de Teide, la cima del vulcano, la salita alla cima permette la vista meravigliosa descritta da Von Humboldt!
E’ stata una grande perdita per la Scienza la mancata visita di Darwin all’isola…perché avrebbe scoperto meraviglie! Mentre il povero tedesco trovava solo piccole violette, come la Viola cheiranthifolia, conosciuta come la violeta del Teide endemica del vulcano….
Entro la caldera invece è possibile ammirare l’incredibile: Echium wildpretii subsp. wildpretii, endemica del Teide e che si trova principalmente entro Las Cañadas. È una pianta dal fusto legnoso, alto fino a 3 metri (immagine). Possiede foglie lanceolate, ricoperte da una fitta peluria grigio-argentea. L’infiorescenza è un’appariscente spiga piramidale apicale, formata da piccoli fiori di colore rosso purpureo. La pianta non è stata nomenclata da un non meglio conosciuto prete, ma è stata dedicata a Hermann Wildpret, orticoltore svizzero, residente in La Orotava durante il XIX secolo.
E poi cosa non sarebbero piaciuti al nostro Charles i lagartos delle Canarie!!!! Le Isole sono abitate da un gruppo di lucertoloni, che il Signor Boulenger attribuisce al Genere Gallotia. Ogni isola dell’arcipelago ospita una differente specie appartenente al genere Gallotia, peculiare delle singole isole.
Allora vediamoli i lagartos…..perlomeno quelli rimasti!
– El Lagarto de Tenerife Gallotia galloti (Oudart, 1839), specie endemica delle isole di Tenerife e La Palma, lucertola simpatica e molto confidente. Eccola
– Gallotia goliath (†, RIP): sono stati trovati suoi resti ossei entro gallerie laviche, esiste documentazione scritta della sua esistenza nel secolo XV, quindi la sua estinzione avvenne con la conquista delle Canarie da parte degli spagnoli. Immagine
– E poi La lucertola gigante di El Hierro, Gallotia simonyi (immagine): lunga circa 60 cm, endemica dell’isola di El Hierro, l’isola più giovane delle Canarie (sta ancora crescendo!). Un tempo l’areale di questa specie comprendeva l’intera isola e l’isolotto Roque Chico De Salmor, ma ora a causa dell’insediamento umano la lucertola gigante di El Hierro sopravvive con poche centinaia di esemplari nella parte meridionale dell’isola, a Risco De Tibataje, in la Fuga De Gorreta. La specie fu reintrodotta con successo a Roque Chico de Salmor nel 1999.
– Ed infine La lucertola gigante delle Canarie Gallotia stehlini endemica dell’isola di Gran Canaria (immagine). Questa lucertola è il più grande rappresentante del suo genere, i maschi mediamente misurano dai 60 agli 80 cm con un peso di poco superiore o inferiore al kg, eccezionalmente arrivano a 90 cm e 2 kg, con una testa massiccia; invece le femmine, decisamente più minute, meno massicce e dalla testa molto più snella, misurano dai 35 ai 50 cm. Le povere lucertolone sono ora a rischio a causa della presenza del serpente reale albino della California, specie alloctona rilasciata sull’isola e moltiplicatasi a dismisura.
Certo che, se Darwin fosse sbarcato su queste isole forse i Lagartos delle Canarie sarebbero ora un mito dell’evoluzione, come……e qui vi aspettavo! Non avrete detto per caso Fringuelli!!??? No mi raccomando i Mimi delle Galapagos!
Comunque ringraziamo di cuore il “caro” capitano FitzRoy!
Patrizia Martellini
Bibliografia:
Laureata in Scienze Biologiche, indirizzo Biochimica, presso l’Università Statale di Milano. Da Eoni di anni insegnante di Biologia e Chimica in un Liceo. Ho una passione smodata per Charles Darwin e da decenni svolgo ricerche sulla sua vita e sui suoi testi. Amo la storia della scienza e da molti anni ne scrivo su Pikaia e sul mio blog Evolve or Die.