DNA non così purosangue
Ebbene si, dopo l’evoluzione “colonnare”, con sola trasformazione anagenetica di una specie in un’altra, propugnata da Marsh e poi Huxley; dopo la “rivoluzione” del cespuglio filogenetico operata da Simpson e poi Gould, in cui molte specie originarono per sola cladogenesi; ecco che l’analisi del DNA di alcune specie estinte rivela come le specie di equidi fossero in passato più polimorfiche, […]
Ebbene si, dopo l’evoluzione “colonnare”, con sola trasformazione anagenetica di una specie in un’altra, propugnata da Marsh e poi Huxley; dopo la “rivoluzione” del cespuglio filogenetico operata da Simpson e poi Gould, in cui molte specie originarono per sola cladogenesi; ecco che l’analisi del DNA di alcune specie estinte rivela come le specie di equidi fossero in passato più polimorfiche, più variabili, di quanto non lo siano oggi.
Lo studio è stato pubblicato su PNAS da un gruppo di ricercatori australiani dell’Università di Adelaide. Nell’arco di 50,000 anni si sono estinte molte specie di equidi, rimanendo oggi il solo genere Equus con 22 specie. Questo studio cambia la concezione finora dominante, di fatto ridimensionando l’importanza della morfologia nella determinazione delle specie. Il DNA è stato estratto da resti ritrovati in grotta, ed ha permesso di riconoscere un il gruppo “della zebra di pianura” che quindi include diverse “specie”, o meglio varianti, estinte quali il quagga e la zebra gigante del Capo. Vengono “ricondotte alla stalla”, l’ultima radiazione dei cavalli, anche una specie di Hippidion del Sud America, così come una specie di asino delle pianure russe. Alla fine dell’era glaciale, quindi, piuttosto che un’estinzione di massa delle specie appartenenti alla megafauna, si ebbe un ingente collo di bottiglia genetico.
La diversità genetica del gruppo è stata fortemente sottostimata. La diversità specifica, fortemente sovrastimata. Piuttosto che un cespuglio di specie differenti, vi era perciò un range di variabilità maggiore all’interno di un certo numero di specie, inferiore a quello precedentemente ipotizzato. Questo studio è un ammonimento: stessa sorte potrebbe infatti accadere alla moltitudine di fossili attualmente considerati “specie” diverse all’interno degli ominidi, facendo nuovamente implodere il cespuglio filogenetico in un albero (anche se non in una colonna…).
Cavalli non così purosangue come si pensasse, dunque.
Giorgio Tarditi Spagnoli
Riferimenti:
Ludovic Orlando, Jessica L. Metcalf, Maria T. Alberdi, Miguel Telles-Antunes, Dominique Bonjean, Marcel Otte, Fabiana Martin, Véra Eisenmann, Marjan Mashkour, Flavia Morello, Jose L. Prado, Rodolfo Salas-Gismondi, Bruce J. Shockey, Patrick J. Wrinn, Sergei K. Vasil’ev, Nikolai D. Ovodov, Michael I. Cherry, Blair Hopwood, Dean Male, Jeremy J. Austin, Catherine Hänni and Alan Cooper, Revising the recent evolutionary history of equids using ancient DNA, PNAS vol. 106 no. 51: 21754-21759