E’ Trichodesmium l’anello mancante nel ciclo dell’azoto
I ricercatori della celebre Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI), condotti dal biologo Cabell Davis e da Dennis McGillicuddy del Dipartimento di Fisica Applicata e Ingegneria della stessa istituzione, hanno utilizzato un microscopio digitale denominato Video Plankton Recorder (VPR) per scandagliare le acque tropicali e subtropicali dell’Atlantico settentrionale, dalle Azzorre alla base di Woods Hole. Durante questo viaggio lungo piu’ di […]
I ricercatori della celebre Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI), condotti dal biologo Cabell Davis e da Dennis McGillicuddy del Dipartimento di Fisica Applicata e Ingegneria della stessa istituzione, hanno utilizzato un microscopio digitale denominato Video Plankton Recorder (VPR) per scandagliare le acque tropicali e subtropicali dell'Atlantico settentrionale, dalle Azzorre alla base di Woods Hole. Durante questo viaggio lungo piu' di 5000 km e ad una profondita' tra 0 e 130 m, gli studiosi hanno identificato e "contato" con precisione le colonie del genere Trichodesmium, un organismo unicellulare fotosintetico, capace di organizzarsi in colonie che comprendono fino a duecento filamenti, ognuno dei quali e' costituito da qualche centinaio di cellule. Proprio per la sua struttura, durante le fioriture Trichodesmium e' visibile persino dallo spazio, presentandosi in aggregati larghi fino a cento chilometri di colore giallo-bruno, dovuto al pigmento primario, la ficoeritrina.
Secondo gli autori con le tecniche tradizionali di conteggio finora usate si e' sempre sottostimata la quantita' di Trichodesmium presente negli strati superficiali dell'oceano, in quanto le colonie venivano danneggiate o distrutte durante la raccolta. Con le nuove tecniche applicate e'
stato possibile quindi tracciare un quadro piu' chiaro circa l'importanza del ruolo che questo cianobatterio riveste nella fissazione dell'azoto, con una capacita' fino a cinque volte superiore rispetto a quanto ritenuto finora. Gli autori hanno infatti studiato i meccanismi con cui Trichodesmium si serve dell'azoto atmosferico e di quello contenuto negli strati superficiali oceanici per giocare un ruolo chiave nella produttivita' oceanica, fondamentale per sostenere i vari ecosistemi. L'abbondanza delle colonie sarebbe influenzata dalla temperatura e dalla salinita' delle acque oceaniche. Le nuove stime circa la capacita' di Trichodesmium di fissare l'azoto lo pongono a buon diritto come protagonista principale nel ciclo globale dell'azoto.
Gli autori, che hanno pubblicato la loro ricerca su Science, contano ora di confermare i risultati ottenuti estendendo i loro studi al mar dei Caraibi.
Paola Nardi