Feci per difendersi dai calabroni
Le api asiatiche hanno evoluto un insolito comportamento difensivo contro le aggressioni del calabrone Vespa soror. La co-evoluzione tra queste due specie eusociali potrebbe aver condotto le api al primo caso documentato di utilizzo di un utensile, anche se decisamente poco ortodosso.
Un alveare di api calamita le attenzioni di un nutrito numero di vertebrati e invertebrati, interessati a nutrirsi del miele celato all’interno oppure delle api stesse e delle loro larve. Ma per le api nessun aggressore è più pericoloso dei calabroni, che si sono specializzati nella caccia alle api. I calabroni scout battono il territorio circostante il loro alveare sperando di individuarne uno abitato da api. Una volta avvistato, lo marca con una traccia chimica e fa ritorno alla base dove recluta una cinquantina di suoi simili.
L’attacco che segue è più simile ad un massacro: i calabroni, più grossi delle api, le fanno a pezzi con le potenti mandibole, mentre le spesse corazze li proteggono dalle punture disperate delle piccole avversarie.
Il bottino sono le api stesse e le larve che vengono trasportate all’alveare per nutrire le nuove generazioni di calabroni. Le api non sono rimaste a guardare e nel corso dell’evoluzione sono comparse una serie di contromisure atte a evitare l’annientamento della colonia. Da piccoli accorgimenti come costruire una piccola entrata al nido per rendere più difficoltoso il passaggio ai calabroni, fino a complessi movimenti collettivi di ali e corpi per produrre suoni e disegni minacciosi, un effetto onda simile ad una “ola” da stadio prodotta da migliaia di api.
A tecniche passive relativamente semplici come colorazioni aposematiche, le api hanno aggiunto in alcuni casi tecniche attive e molto aggressive, come l’intrappolamento di un singolo calabrone in una palla di api che, sbattendo le ali contemporaneamente, lo uccidono per surriscaldamento e soffocamento. Ma le api asiatiche (Apis cerana) che vivono in Vietnam hanno aggiunto un’ulteriore tecnica per difendersi dalle scorribande del calabrone Vespa soror.
In uno studio pubblicato su PlosOne, viene rivelato quello che sembra il primo caso documentato di utilizzo di un utensile da parte di un’ape. Tutto è iniziato quando alcuni apicoltori vietnamiti hanno notato che le proprie api arricchivano l’ingresso degli alveari con delle macchie di odore sgradevole. Non ci è voluto molto per scoprire che le operaie di questi alveari collezionavano feci animali per decorarne l’ingresso del proprio nido. Gli scienziati hanno osservato questo comportamento e hanno scoperto che il numero di macchie all’entrata dell’alveare aumentava nelle ore e nei giorni successivi all’attacco dei calabroni. Per essere sicuri che fossero i calabroni ad innescare questo comportamento insolito, gli scienziati hanno prelevato il contenuto delle ghiandole di Van der Vecht di V. soror, e esattamente come fanno i calabroni, lo hanno utilizzato per marcare l’entrata di alcuni alveari. A differenza degli alveari di controllo, quelli marcati hanno cominciato a presentare sempre più macchie maleodoranti al proprio ingresso, confermando che sono i calabroni ad innescare questo comportamento.
Gli scienziati sono passati così a valutare gli effetti di queste decorazioni atipiche degli alveari delle api asiatiche. Man mano che le macchie si accumulavano all’entrata del nido grazie all’incessante lavoro delle operaie, diminuivano il tempo che ogni calabrone passava ad ispezionare il possibile bersaglio e crollavano drasticamente gli atterraggi sull’alveare e i tentativi di masticare l’entrata, comportamento atto a preparare l’invasione successiva.
Non è la prima volta che degli insetti ricorrono alle feci per difendersi dai predatori: il bruco della sfinge del tabacco (Manduca sexta) si ricopre delle sue stesse feci per rendersi inappetibile così come anche le larve di crisomelidi, le cui feci sono arricchite di composti repellenti ottenuti dalle piante di cui si nutrono. Ma basta anche solo odorare come delle feci per scoraggiare i predatori più schizzinosi, come ad esempio fanno i dermatteri.
Il motivo per cui i predatori evitino prede come queste è facilmente intuibile: la materia fecale può essere portatore di malattie e vettore di parassitosi, nonché per gli insetti indice della presenza di predatori vertebrati più grandi e quindi da evitare.
Rimane molto da investigare su quello che sembra il primo caso documentato di utilizzo di un utensile da parte di un’ape. Quali tappe evolutive ha permesso di raggiungere questo meccanismo difensivo? Quale composto nelle feci le rende più efficace contro l’attacco dei calabroni? E come viene organizzato il trasporto e la deposizione a macchie da parte delle operaie?
Riferimenti:
Mattila HR, Otis GW, Nguyen LTP, Pham HD, Knight OM, et al. (2020) Honey bees (Apis cerana) use animal feces as a tool to defend colonies against group attack by giant hornets (Vespa soror). PLOS ONE 15(12): e0242668. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0242668
Immagine: dalla pubblicazione
Mi sono laureato in Biologia Evoluzionistica all’Università degli Studi di Padova. Ho scritto per OggiScienza e sono attivo nel campo della divulgazione scientifica. Ho creato e dirigo il progetto di divulgazione scientifica multipiattaforma “Just a Story”