Generalizzazioni da insetti
Nel Libro III del Saggio sull’intelletto umano (1690), John Locke discute la natura delle idee astratte aderendo alla dottrina nominalista secondo cui i concetti non hanno una propria esistenza autonoma né sono intrinseci o dipendenti dalle cose bensì derivano dal linguaggio. Sbagliava Platone a sostenere che i concetti esistono ante rem e sbagliava Aristotele nel dire che sono in re: […]
Nel Libro III del Saggio sull’intelletto umano (1690), John Locke discute la natura delle idee astratte aderendo alla dottrina nominalista secondo cui i concetti non hanno una propria esistenza autonoma né sono intrinseci o dipendenti dalle cose bensì derivano dal linguaggio. Sbagliava Platone a sostenere che i concetti esistono ante rem e sbagliava Aristotele nel dire che sono in re: l’unica vera essenza delle idee generali corrisponde a flebili emissioni di voce (flatus voci) autonome rispetto alla realtà conoscitiva. Nella metà del secolo scorso, il determinismo linguistico inaugurato da Whorf (1956) porta all’estremo l’ipotesi dei nominales suggerendo che l’astrazione sia una proprietà esclusiva del linguaggio, il quale determina e orienta il pensiero e la percezione del mondo. La tematizzazione dei rapporti tra pensiero e linguaggio in questi termini supporta la tesi di una natura linguistica della conoscenza, escludendo l’esistenza di forme di pensiero concettuale in assenza di linguaggio.
Dati provenienti dalle ricerche più recenti nel campo della cognizione animale infiammano il dibattito, mettendo in dubbio l’idea che le abilità concettuali siano specificamente umane. L’elaborazione del sapere concettuale sembra piuttosto una peculiarità del mondo dei primati, in virtù del funzionamento di sofisticati sistemi cognitivi prodotto dai loro complessi cervelli. Uno studio condotto dal gruppo di ricerca di Martin Giurfa del Centre de Recherches sur la Cognition Animale di Toulouse e in corso di stampa su PNAS convalida un’ipotesi ancora più forte: anche strutture neurali meno articolate possono presiedere a forme di generalizzazione, difatti gli insetti elaborano concetti astratti. Il significato attribuito alla nozione di ‘concetto’ non viene indebolito al fine di semplificare la questione, piuttosto i termini valutativi utilizzati nello studio sono gli stessi impiegati con gli umani: per concetto si intende una relazione astratta che pone in connessione oggetti, indipendentemente dalla loro natura fisica. L’obiettivo è dunque vagliare le competenze degli insetti, nello specifico l’Apis mellifera, nell’elaborazione di rappresentazioni concettuali come sopra/sotto e somiglianza/differenza. Da sperimentazioni precedenti di Giurfa e colleghi (2001; 2010) era emerso che gli insetti sono capaci di costruire forme di apprendimento astratto di questo tipo; in quest’ultimo studio si sostiene che essi siano altresì in grado di manipolare simili costruzioni e di porre in relazione due concetti differenti al fine di effettuare scelte in situazioni nuove. Negli eleganti esperimenti ideati dai ricercatori le api sono poste di fronte a stimoli sempre diversi in cui, per accedere al cibo, è necessario individuare relazioni d’ordine astratto che guidano verso le fonti di nutrimento. Le api mostrano di riconoscere concetti legati a regole di relazione tra classi di oggetti quali “diverso da”, “più di”, “al di sopra di”, “a fianco a” e di servirsene per prendere decisioni. Il gruppo di ricerca sta ora lavorando all’identificazione dei sostrati neurali sottesi alla concettualizzazione.
L’astrazione concettuale costituisce una delle capacità cognitive più significative di Homo sapiens; la sua presenza in qualche grado in specie filogeneticamente distanti dalla nostra e dotate di cervelli molto meno complessi rispetto a quelli dei primati mina alla base l’idea che il linguaggio determini la formazione di (almeno alcuni) concetti. Sembra piuttosto che le abilità di concettualizzazione siano prioritarie e predispongano l’avvento di facoltà linguistiche. Sul piano filosofico, le conseguenze deducibili da queste considerazioni si rivelano importanti: il filo che ci lega al resto del vivente ci impone ancora una volta di inserire l’umanità, con tutte le proprietà che ci appaiono esclusive, all’interno del percorso evolutivo.
Alessandra Chiera
Riferimenti bibliografici:
Avarguès-Weber, A., Dyer, A.G., Giurfa, M. (2010). Conceptualization of above and below relationships by an insect, Proceedings of the Royal Society B-Biological Sciences, 278: 898-905.
Avarguès-Weber, A., Combe, M., Dyer, A.G., Giurfa, M. (2012). Simultaneous mastering of two abstract concepts by the miniature brain of bees, PNAS.
Giurfa, M., Zhang, S., Jenett, A., Menzel, R., Srinivasan, M. (2001). The concepts of ‘sameness’ and ‘difference’ in an insect, Nature, 410 (6831), 930-933.
Locke, J., (1690). An Essay Concerning Human Understanding (trad. it. Saggio sull’intelletto umano, Laterza, Roma-Bari 2006).
Whorf, B. (1956). Language, thought, and reality: Selected writings of Benjamin Lee Whorf (J.B. Carroll, Ed.) Cambridge: The MIT Press (trad. it. Linguaggio, pensiero e realtà, Boringhieri, Torino 1970).