Geni ed evoluzione umana
L’ultimo numero di Nature pubblica due articoli che stimolano l’interesse di chi si interessa alle meraviglie realizzate dai meccanismi casuali che hanno avuto un ruolo creativo nell’evoluzione di ogni specie; in questo caso l’intreresse è doppio in quanto si parla dell’evoluzione di aspetti importanti di quella umana.Nel primo (“Human brain shaped by duplicate genes“) Nature invita a notare due articoli […]
L’ultimo numero di Nature pubblica due articoli che stimolano l’interesse di chi si interessa alle meraviglie realizzate dai meccanismi casuali che hanno avuto un ruolo creativo nell’evoluzione di ogni specie; in questo caso l’intreresse è doppio in quanto si parla dell’evoluzione di aspetti importanti di quella umana.
Nel primo (“Human brain shaped by duplicate genes“) Nature invita a notare due articoli comparsi su Cell (“Inhibition of SRGAP2 Function by Its Human-Specific Paralogs Induces Neoteny during Spine Maturation” e “Evolution of Human-Specific Neural SRGAP2 Genes by Incomplete Segmental Duplication“); le osservazioni effettuate fanno sospettare che la duplicazione dei geni (non è facile dimostrarlo, ma si sospetta che il 5% del genoma sia costituito da copie, anche modificate a causa di errori, di geni preesistenti) abbia avuto un ruolo importante nello sviluppo di uno degli organi più importanti della nostra specie, il cervello. Uno degli articoli dimostra infatti l’esistenza di ulteriori copie, in parte errate, del gene SRGAP2. Una versione mutata sarebbe comparsa 2.4 Mya, in un momento di espansione dell’encefalo, e questa versione mutata avrebbe stimolato la produzione di connessioni fra i neuroni di ratti in cui era stata inserita. E’ auspicabile che l’articolo sia utile anche per capire come l’evoluzione non debba sempre partire da zero ma utilizzi e riutilizzi il materiale esistente (bricolage), dimostrando come i tempi della comparsa delle novità siano drasticamente riducibili.
Il secondo invece riguarda semplicemente la prova che i capelli biondi, piuttosto infrequenti nella nostra specie, siano comparsi più volte (“Blonde hair evolved more than once“). L’articolo esamina la base genetica dei capelli biondi presenti fra i melanesiani, che col 5%/10% presentano l’area di maggiore prevalenza di biondismo al di fuori dell’Europa.
Da L’Antievoluzionismo in Italia, blog di Daniele Formenti