Grazie per il disturbo: come le lontre marine costruiscono il loro ecosistema

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Il disturbo causato dalle lontre marine favorisce la riproduzione sessuata nelle piante di zostera, aumentando la loro variabilità genetica

Uno studio pubblicato su Science rivela un’inaspettata relazione tra un predatore e una pianta. Nello specifico si tratta delle famosissime lontre marine (Enhydra lutris) e delle meno famose piante Zostera marina.

A caccia nelle praterie sommerse
Z. marina colonizza i fondali sabbiosi costieri, riproducendosi per lo più in modo asessuato e propagandosi tramite i rizomi. Ma può anche riprodursi sessualmente con tanto di fiori e semi, come qualsiasi altra pianta angiosperma.
La zostera, esattamente come altre piante marine quali la posidonia, sono di grande importanza per l’ecosistema in quanto creano un ambiente tridimensionale che offre riparo per molte altre specie, aumentando la biodiversità.

Enhydra lutris, la lontra marina, si tuffa in picchiata proprio all’interno delle foreste di zostera in cerca di alcuni dei suoi abitanti di cui va ghiotta: molluschi bivalvi e crostacei.
Per scovarli, le lontre scavano nel fondale sabbioso danneggiando le piante di zostera e lasciando dei veri e propri buchi nel tappeto vegetale, dove le piante sono state rotte o sradicate. Sembra quindi un controsenso che le colonie di zostera traggano beneficio da questo disturbo, eppure è proprio quello che hanno osservato gli studiosi.

Sesso e diversità
Nelle zone dove le lontre marine sono assenti da più di 100 anni, a causa della caccia per la loro pelliccia, oppure dove sono presenti da meno di 10 anni, la variabilità allelica (cioè la diversità genetica) delle colonie di zostera è nettamente inferiore rispetto alle zone dove piante e lontre convivono da decenni.

Confrontando questo dato con altri parametri come la latitudine, la temperatura e la profondità, anch’essi in grado di modificare la riproduzione e la variabilità di Z. marina, appare chiaro che la presenza delle lontre sia il fattore che più di tutti aumenta la variabilità allelica di queste piante.

La ragione sta proprio nel disturbo causato da questi mammiferi predatori: i danni inferti alla colonia e alle strutture vegetali durante la caccia sono uno stress ambientale. In zostera, come in molti altri organismi, l’evoluzione favorisce i meccanismi che aumentano la variabilità genetica in condizioni ambientali più difficili. In questo modo è più facile che emerga una mutazione vantaggiosa che aiuti la popolazione a sopravvivere in condizioni avverse.

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Come le lontre marine aumentano la diversità delle praterie Crediti: Josh Silberg and Erin Foster via Physorg

Per questo zostera, quando è disturbata, favorisce la riproduzione sessuata rispetto alla clonazione, e questo genera variabilità grazie all’incontro tra gameti diversi. Ma sembra anche che i buchi creati dalle lontre all’interno della foresta di zostera fungano anche da terreno fertile proprio per i nuovi semi della medesima.

Grazie per il disturbo
La variabilità genetica è importantissima per la sopravvivenza di una colonia di Z. marina. Migliaia di piante cloni potrebbero essere spazzate via da un patogeno oppure da un cambiamento della temperatura o della salinità, privando molte specie del proprio habitat e abbassando drasticamente la biodiversità della zona.

Ma se all’interno della colonia vi sono più piante con genomi differenti è probabile che vi siano individui in grado di far fronte a queste nuove sfide, grazie ad unici e casuali adattamenti derivanti da un rimescolamento dei geni possibile solo grazie ad una riproduzione sessuata.

Quindi per la “salute” delle colonie di Zostera marina e per la biodiversità di questi habitat bisogna certamente ringraziare le lontre marine per il disturbo.

Fonte: Foster, E., Watson, J., Lemay, M. A., Tinker, M. T., Estes, J. A., Piercey, R., …Darimont, C. T. (2021). Physical disturbance by recovering sea otter populations increases eelgrass genetic diversity. Science. Retrieved from https://www.science.org/doi/10.1126/science.abf2343

Immagine in apertura: di Gregory Smith via Flickr (CC BY-SA 2.0)