Homo georgicus e stuzzicadenti

La perdita dei denti e il rimodellamento mandibolare dovuto alla rispettiva usura nei primi ominidi del Pleistocene sarebbero stati causati dal consumo di alimenti duri e dal frequente uso di stuzzicadenti
I ricercatori si sono avvalsi dell’osservazione delle moderne popolazioni di cacciatori-raccoglitori per dimostrare che caratteristiche come la forma dell’arcata dentale, l’altezza della mandibola e l’inclinazione dell’articolazione hanno subito profonde modificazioni con la progressiva usura dei denti. Uno dei risultati più interessanti rilevati dalla ricerca è che l’infezione dei tessuti che avvolgono i denti (parodonto) presente in alcune zone localizzate sarebbe stata indotta tramite il frequente utilizzo di arcaici stuzzicadenti.
I dati indicano infatti che le mandibole di Dmanisi rifletterebbero la normale variabilità anatomica presente all’interno di una stessa popolazione (variabilità intra-popolazione) con l’aggravante delle differenze peculiari di ogni individuo nella masticazione, nella dieta e, per l’appunto, nell’utilizzo degli stuzzicadenti. Con l’incremento dell’usura interdentale e della parte dei denti adibita a una corretta chiusura della mandibola con la mascella (parte occlusale del dente), i denti continuano ad accrescere irregolarmente e quelli posteriori tendono a spostarsi in avanti verso le zone cave una volta alloggio dei denti ormai caduti (spostamento mesiale). Come conseguenza di questo assetto i denti anteriori diventano insanamente più eretti, spinti dallo spostamento in avanti di quelli posteriori.
La patologia mandibolare-dentaria e la conseguente perdita totale dei denti e della funzione masticatoria avrebbero evidentemente costretto i soggetti all’assunzione di cibi morbidi, pratica che avrebbe evitato di portarli alla morte. I risultati della ricerca rappresentano inoltre un fondamentale fattore nella classificazione tassonomica comparativa in quanto, sottolinea la ricerca, devono essere presi in considerazione onde evitare errori e confusioni.
Ernesto Pozzoni
Riferimenti:
Immagine da Wikimedia Commons