I cittadini possono fare la differenza per la tutela di animali di piccole dimensioni ma di grande importanza come le farfalle

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La citizen science ha colmato alcune lacune nelle conoscenze sulla presenza e distribuzione delle farfalle nei Parchi Nazionali Italiani, fornendo informazioni importanti per la tutela di questi insetti impollinatori dall’inestimabile valore ecosistemico

Le api, con le loro caratteristiche bande gialle e nere, sono i primi impollinatori che saltano alla mente. Nell’immaginario collettivo pensiamo a questi piccoli insetti, con le loro zampette cariche, che si spostano da un fiore all’altro per fare rifornimento, lasciando cadere qualche granello…ed ecco che la potenza della natura si rivela nelle piccole cose. Ma non sono solo loro gli operai addetti al trasporto del polline che permettono la riproduzione di tante piante. Tra gli insetti troviamo anche le farfalle, che possono nutrirsi anche nei fiori a forma tubolare, grazie alla loro spiritromba a spirale. Sono animali molto importanti per gli ecosistemi, ma monitorarli è difficile date le loro dimensioni ridotte e la necessità di specialisti per riconoscerli nel dettaglio. Si hanno a disposizione pochi dati, dovuti dalla mancanza di monitoraggi effettuati sul lungo termine. Ma qui possiamo intervenire noi, cittadini senza particolari conoscenze di riconoscimento, per aiutare gli esperti ad avere un quadro generale della situazione: basta un telefono ed il gioco è fatto. Tramite applicazioni come iNaturalist, si possono caricare fotografie delle farfalle viste, indicando il luogo e il giorno dell’avvistamento.

Citizen Science: non serve essere scienziati per prendere parte ad un progetto di tutela dell’ambiente

Uno studio condotto da Elia van Tongeren, Ginevra Sisti e colleghi, e sviluppato grazie ai finanziamenti del National Biodiversity Future Center, ha stimato l’efficacia del contributo della Citizen Science alle conoscenze pregresse sulla presenza di farfalle presso i Parchi Nazionali Italiani. I risultati sono stati pubblicati su Biodiversity and Conservation.

Il gruppo di ricerca ha prima analizzato 39.929 registrazioni di presenze di questi insetti all’interno del perimetro dei parchi della penisola, raccolte nella Check list map italiana. Di queste ha estratto 19.738 registrazioni rilevanti a fini dello studio, essendo le uniche segnalazioni dotate di datazione e quindi utilizzabili per un confronto temporale con le altre osservazioni. Poi hanno integrato questi dati con le osservazioni raccolte dai cittadini negli ultimi 4 anni. Su un totale di circa 50000 osservazioni, 7.427 erano avvenute all’interno dei parchi e sono state prese in considerazione. 

Gli studiosi hanno notato come, basandosi unicamente sui dati della Check-list, in nove parchi le presenze segnalate in precedenza non erano poi state riconfermate nel tempo, ma aggiungendo le informazioni provenienti da iNaturalist, questa problematica è rimasta solamente in due dei parchi. Un caso esemplificativo dello stato delle conoscenze e del monitoraggio delle farfalle è quello del Parco Nazionale del Gargano, dove, in due campagne di monitoraggio tra 1940 e il 1950, è stato possibile osservare un’elevata biodiversità di specie, che però non erano state più registrate dal 1980. Detto in altri termini, il monitoraggio volontario dei cittadini ha permesso di colmare un vuoto di conoscenze e confermare nei parchi presenza di alcune specie di cui non si avevano più notizia da molto tempo.

Quando la passione aiuta la ricerca

Dai dati raccolti su iNaturalist le specie di farfalle di grandi dimensioni hanno ricevuto in media più attenzione degli utenti della piattaforma, avendo un numero maggiore di segnalazioni. Tuttavia tra gli utenti ci sono anche osservatori più specializzati che si concentrano maggiormente sulle farfalle con un’apertura alare piccola. Occorre considerare che le registrazioni degli utenti sono influenzate non solo dalla probabilità di incontrare le farfalle durante escursioni o passeggiate, ma dai “gusti” personali, per esempio dalla bellezza della farfalle. I ricercatori stanno approfondendo questo aspetto attraverso il progetto Unveiling. L’obiettivo è capire come il nostro senso estetico influisca sulle strategie di conservazione, come spiegano in questa intervista Leonardo Dapporto e Marzia Portera.
Riguardo a questa ricerca gli studiosi hanno comunque notato come gli utenti più appassionati abbiano fornito dati su un numero maggiore di specie e abbiano messo in luce la loro distribuzione uniforme nel territorio. Le attività di Citizen Science portano le persone ad avvicinarsi maggiormente al mondo della natura, e tra queste i più appassionati sono stimolati nella ricerca di specie meno conosciute e meno registrate e si possono ottenere dati durante tutto l’anno. Le registrazioni aiutano i ricercatori ad avere un quadro più realistico e completo sulla distribuzione e composizione delle comunità di farfalle negli ultimi decenni, aiutando ad ottenere una stima più verosimile della percentuale di estinzione  locale delle diverse specie e colmando la mancanza di dati pregressi sulla presenza delle farfalle nei Parchi Nazionali Italiani. Anche in Italia la Citizen Science, coinvolgendo i cittadini e rendendoli parte attiva della ricerca, si sta rivelando uno strumento molto utile per la tutela della biodiversità. Riferimenti:
“Unstructured citizen science reduces the perception of butterfly local extinctions: the interplay between species traits and user effort.”, Elia van Tongeren, E., Sistri, G., Bonifacino, M. et al, Proceedings of Biodiversity and Conservation 32, 4701–4718 (2023) Doi: 10.1007/s10531-023-02721-9

Immagine: Rodrigo Arrosquipa, “Woman Holding Butterfly in Hand and Taking Pictures with Camera” via Pexels