I Malgasci venuti dall’Oriente

Reperti archeologici sulle piante coltivate indicano un’origine malese-polinesiana di diverse popolazioni oggi residenti in Madagascar

Fu Antonio Pigafetta, luogotenente di Magellano, a rendersi conto per primo della curiosa somiglianza tra il malgascio (in nativo malagasy) parlato in Madagascar e la lingua malese, diffusa nel Sud-est asiatico a 6000 km di distanza. Arrivò perfino a ipotizzare un’origine comune, durante la sua circumnavigazione del globo compiuta nel 1522. In effetti appartengono entrambe alla stessa famiglia linguistica, quella delle lingue maleo-polinesiache che rappresentano il principale sottogruppo delle oltre 1200 lingue austronesiane parlate in Oceania, a Taiwan, nel Sud-est asiatico e appunto in Madagascar, l’avamposto più occidentale.

Parentele linguistiche
In particolare il malgascio ha un vocabolario sovrapponibile per il 90% a quello della lingua ma’anyan parlata nella regione del fiume Barito nel Borneo meridionale. Di fatto, può essere considerato un suo dialetto. Ma chi fu a diffondere questa lingua orientale sull’isola africana e in che periodo? Un team internazionale di ricercatori ha fatto luce sul mistero, recuperando da siti archeologici datati a più di mille anni fa semi di piante asiatiche. È la prima prova che queste colture furono introdotte in Madagascar e nelle vicine isole Comore da coloni provenienti dall’Asia meridionale. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences

Dall’Asia all’Africa
La ricerca genetica ha confermato che gli abitanti del Madagascar effettivamente condividono una stretta ascendenza con malesi e polinesiani. Le popolazioni degli altopiani centrali di etnia Merina e Betsileo conservano ancora tratti somatici tipicamente orientali. Ma finora gli scavi avevano restituito solo testimonianze di antichi insediamenti di cacciatori-raccoglitori giunti dall’Africa tra il primo e il secondo millennio, mentre mancavano testimonianze di una colonizzazione austronesiana. Il team ha potuto identificare quasi 2.500 specie di piante antiche provenienti 18 siti in Madagascar, sulle isole vicine e sulla costa africana orientale. I loro resti sono stati estratti dai sedimenti passati al setaccio ed esaminati per scoprire se la loro origine era l’Africa o qualche altra parte del mondo.

Culture e colture diverse
È emerso che le tipiche colture africane come il sorgo, il miglio perlato e il baobab erano concentrate principalmente sulla terraferma e su isole come Mafia e Zanzibar. Invece in Madagascar e nelle isole Comore prevalevano le colture asiatiche come il riso e i fagioli mung, introdotte tra l’VIII e il X secolo. La loro presenza nelle Comore ha colto i ricercatori di sorpresa, perché i loro abitanti oggi non parlano malgascio ma lingue africane, anche se alcuni linguisti in passato avevano suggerito influenze orientali. Ora abbiamo le prove archeologiche che l’avventurosa e lunghissima migrazione dei popoli austronesiani è giunta fino a lì.

Eugenio Melotti, da Zanichelli Aula di Scienze

Riferimenti: 
Crowther et al. Ancient crops provide first archaeological signature of the westward Austronesian expansion. PNAS, 24: 6635-6640

Immagine da Crowther et al., PNAS