Il mondo pericoloso e violento dei trafficanti di natura
“Trafficanti di natura” ci porta nel mondo del commercio illegale di specie selvatiche, un pericolo per la conservazione e per le persone
Non bisogna però dimenticare le vittime umane. Come i lavoratori costretti, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, a guadagnarsi da vivere con le specie selvatiche. Per un misero stipendio queste persone rischiano la vita catturando gli squali nelle barriere coralline o allevando coccodrilli.
Il problema principale per la conservazione delle specie selvatiche e delle persone che finiscono nelle mani dei contrabbandieri è la difficoltà della scienza e della politica nell’intercettare questi traffici. Le difficoltà dei ricercatori che studiano il traffico della fauna selvatica, spesso sottofinanziati, si ripercuotono infatti sulla lotta contro al contrabbando: se i ricercatori non sanno quali sono le specie interessate dalla cattura e dall’allevamento illegale, è impossibile reagire adeguatamente, per limitare queste pratiche. Il mercato illecito delle specie selvatiche non avviene sempre in angoli nascosti o sul dark web. Gran parte degli scambi avviene infatti alla luce del sole, sfruttando canali e piattaforme di vendita come Marketplace di Facebook e Ebay, che eppure dichiarano – come sottolineato da Bressa – di impegnarsi «per il benessere degli animali e la protezione delle specie autoctone, in via di estinzione e minacciate, quindi i prodotti di specie in via di estinzione o protette non possono essere venduti». Nel corso del 2016, infatti, i ricercatori di TRAFFIC hanno monitorato circa 90 gruppi Facebook, registrando oltre 2200 post che prevedevano la vendita di 5.082 esemplari di rettili. Un numero enorme, che però va riportato ai soli 3 mesi di monitoraggio effettuato dagli esperti.
«Di questi (animali) oltre la metà risultavano protetti dalla CITES, mentre tutte le specie erano protette ai sensi della Filippine Wildlife Act di quegli anni» chiarisce Bressa.
Le quantità di animali selvatici venduti nell’arco di un anno sono spaventose, ma per fortuna a limitare i danni ci sono centinaia di volontari e di giornalisti sparsi per il mondo, che collaborano con le forze di polizia per far rispettare il trattato CITES (Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora), agendo contro il commercio illegale di specie selvatiche e rendendo pubbliche le vie di contrabbando usate dai trafficanti per raggiungere i compratori. Il libro di Rudi Bressa ci svela la complessità di tutto questo, senza allarmismi o inibizioni campanilistiche. Per esempio, all’interno della lista dei mercati più famosi al mondo in cui è possibile trovare animali selvatici di contrabbando Bressa inserisce (a ragione) il mercato storico di Ballarò a Palermo, dove sono stati effettuati diversi sequestri da parte dei Carabinieri forestali e dove «un solo banchetto poteva avere in esposizione anche 200 uccelli, stipati nelle gabbie».
Laureato in Scienze naturali e in Biodiversità e Biologia ambientale presso l’Università di Palermo, si iscrive al Master in Comunicazione scientifica dell’Università di Parma perché profondamente innamorato della divulgazione della scienza. Appassionato di natura, buone letture, film e videogiochi, desidera dirigere le sue passioni verso futuri e stimolanti progetti culturali.