Il primo contatto tra oceanici e americani non giunse dall’Isola di Pasqua
Intorno al 1200 D.C. popoli indigeni della regione polinesiana si sarebbero incrociati con i nativi sudamericani attraversando il tratto oceanico che li separava. A dimostrarlo sono i risultati di analisi genetiche compiute sui discendenti di queste popolazioni. Rimane tuttavia ancora incerto chi approdò per primo sulle spiagge altrui
Sin dalla loro colonizzazione da parte dell’impero britannico nelle seconda metà del XVIII secolo, le isole polinesiane del continente oceanico hanno continuato a far ipotizzare un possibile e probabile contatto con i popoli situati nelle non lontanissime coste dell’America Latina, intrigando i ricercatori fino ai giorni nostri.
A suggerire tale ipotesi ci sono alcuni reperti archeologici relativi al consumo di patate dolci e a una specie di zucca rinvenuti unicamente in queste isole e nei territori autoctoni americani, ma in nessun’altra parte del mondo. Questo indicherebbe che tali prodotti fossero stati trasportati da un territorio all’altro navigando le acque di quel tratto dell’Oceano Pacifico. A ulteriore sostegno di questa idea ci sono anche alcune particolari similitudini tra le lingue indigene parlate nelle isole orientali polinesiane e in alcune regioni andine.
Ma a spingere l’immaginazione di avventurieri, geografi e antropologi non è stata solo la tracciatura su mappe di probabili rotte seduti ad una scrivania. L’esploratore norvegese Thor Heyerdahl, nel 1947, con un equipaggio formato da una manciata di uomini dimostrò che era possibile raggiungere le Isole Marchesi dal Perù, navigando con una semplice zattera, la nota Kon-Tiki, ricostruita secondo il modello, le conoscenze e i materiali disponibili dai popoli precolombiani.
Tuttavia, a fronte sia dei documenti archeologici che dell’impresa del Kon-Tiki, finora diversi studi genetici erano giunti a conclusioni opposte, non ottenendo risultati che confermassero un contatto diretto tra le due popolazioni prima dell’arrivo degli europei.
Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Ecology & Evolution, condotto da un team internazionale di ricercatori dell’Università di Stanford, del Laboratorio Nazionale di Genomica per la Biodiversità del Messico e da altri colleghi di Cile, Messico, Norvegia, Regno Unito e Stati Uniti, ha invece ottenuto risultati in linea con le intuizioni sul possibile incontro diretto tra nativi americani e polinesiani.
La controversia tra questi risultati e quelli ottenuti precedentemente deriverebbe non tanto da opposte metodologie di studio, quanto dalla diversa scelta del campionamento: fino ad oggi la comparazione genetica era avvenuta tra nativi americani e discendenti delle antiche popolazioni originarie dell’Isola di Pasqua, poiché si presupponeva che se ci fosse stato un contatto tra i due popoli, Rapa Nui fosse la candidata più probabile visto che si trova più prossima di tutte le altre isole oceaniche alle coste sudamericane.
Questo studio ha invece raccolto campioni di saliva da 807 individui su 17 isole polinesiane e 15 gruppi di nativi americani lungo la costa pacifica delle Americhe, dal Messico al Cile. Sono state poi condotte analisi genetiche per cercare frammenti di DNA caratteristici di ogni popolazione e segmenti identici per discendenza, ovvero quello che risultano essere stati ereditati dallo stesso antenato comune molte generazioni fa.
Si sono trovati segmenti identici per discendenza di antenati nativi americani in diverse isole polinesiane, il che per gli stessi genetisti sarebbe la prova inconfutabile che c’è stato un unico evento di contatto condiviso tra i due gruppi umani. In altre parole, i polinesiani e i nativi americani si sarebbero incontrati e incrociati a un certo punto della loro storia, lasciando discendenza con DNA proveniente da entrambi i gruppi umani.
Le analisi statistiche hanno inoltre confermato che l’evento si è verificato intorno al 1200 D.C., che è all’incirca il periodo in cui le isole polinesiane furono originariamente colonizzate dai gruppi umani migranti dai territori più a ovest del Pacifico. Resta però incerto se lo sbarco sia avvenuto in qualche isola della Polinesia o se, al contrario, furono le imbarcazioni che da lì giunsero in terra americana. A sostegno di questa seconda ipotesi sarebbe la loro millenaria attitudine e capacità di solcare l’oceano aperto, coadiuvata da una tecnologia di viaggio e di orientamento non altrettanto condivisa dai popoli continentali. Questo aspetto, comunque, al momento non esistono dati certi.
Gli studiosi sono riusciti però a confermare e localizzare la porzione di DNA condivisa con i polinesiani nell’attuale Colombia. Anche se questa somiglianza genetica potrebbe derivare da un rimescolamento dovuto a migrazioni avvenute lungo la cordigliera andina durante gli ultimi secoli, ciò non toglie che sia plausibile presumere che proprio da lì si siano imbarcati i primi avventurieri verso le isole polinesiane o alla quale quest’ultimi abbiano approdato.
Fonte:
A.G. Ioannidis et al. Native American gene flow into Polynesia predating Easter Island settlement. Nature, published online June 8, 2020; doi: 10.1038/s41586-020-2487-2
Immagine: Nasjonalbiblioteket from Norway / CC BY, via Wikimedia Commons