Jurassic Park 2.0, ricostruire un Mammuth

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E’ a partire dalla Lettera di Miller e colleghi che si scatena la fantasia. Gli sforzi per sequenziare il genoma completo del Mammuth sono sempre intensivi e si stanno rapidamente avvicinando a un risultato. Questo basta perchè Henry Nicholls, scrittore inglese, scateni la propria fantasia e produca un’avvincente storia pubblicata sullo stesso numero di Nature, riproponendo uno scenario che solo […]

E’ a partire dalla Lettera di Miller e colleghi che si scatena la fantasia. Gli sforzi per sequenziare il genoma completo del Mammuth sono sempre intensivi e si stanno rapidamente avvicinando a un risultato. Questo basta perchè Henry Nicholls, scrittore inglese, scateni la propria fantasia e produca un’avvincente storia pubblicata sullo stesso numero di Nature, riproponendo uno scenario che solo una decina di anni fa era considerato da fantascienza.

Ma andiamo con ordine, parlando dei risultati degli studi di Miller, il quale, utilizzando l’approccio non convenzionale di partire dal pelo dei Mammuth conservato nel permafrost, piuttosto che dalle ossa, per l’estrazione del DNA, da’ finalmente notizia di averne ottenuto un’estesa sequenza genomica (superiore alle 4Gb). Gli autori sottolineano come questo sia solo l’inizio e che ci vorranno molti altri campioni per poter avere in mano una sequenza genomica veramente affidabile, ma questi primi dati hanno già fornito alcuni importanti risultati. Quello che i ricercatori stanno ora facendo, oltre a confrontare le sequenze aminoacidiche delle proteine predette a partire dal genoma dei Mammuth con quelle degli elefanti africani tuttora viventi, è cercare nel genoma stesso quelle differenze nelle sequenze regolatorie che potrebbero spiegare i cambiamenti evolutivi avvenuti nel corso del tempo.

Da questa base parte Henry Nicholls per la sua storia di quasi-fantascienza, riflettendo sul fatto che se dovessimo riscrivere ora il capolavoro di Michael Crichton, grazie al lavoro di Miller e colleghi l’idea del Mammuth sarebbe molto più realistica ed altrettanto affascinante di quella dei dinosauri. Nicholls percorre uno per volta i vari passaggi che sarebbero necessari per la costruzione di un Mammuth vivente, soffermandosi man mano sugli ostacoli tecnici che ancora permangono nonostante gli eccezionali progressi fatti da quando Crichton pubblicò il suo romanzo.

Partendo dall’individuazione di una sequenza genomica che sia davvero completa ed attendibile, passando per l’individuazione della composizione dei singoli cromosomi, la loro sintesi e il loro inserimento in una qualche forma di nucleo, incontreremmo già numerosi problemi, ma non sarebbe finita. Dovremmo poi vedercela con la particolare struttura anatomica degli elefanti per prelevare degli ovociti in cui inserire il genoma di Mammuth, non certo un’operazione praticabile con una semplice laparoscopia. Anche una volta raccolti gli ovociti non avremmo vita semplice, poiché praticando il semplice Nuclear Transfer ci resterebbero nella cellula dei mitocondri di elefante e non di Mammuth. Infine ci sarebbe il problema del trasferimento dell’embrione e della gravidanza e anche se tutto questo dovesse andare a buon fine e si riuscisse a produrre un piccolo esemplare di Mammuth il lavoro sarebbe ancora incompleto. Un esemplare non è una specie e per ricrearne una bisognerebbe anche riprodurne l’intrinseca variabilità genetica, trovarle un habitat in cui vivere, un ecosistema in cui si possa integrare.

Insomma l’idea di ripopolare il mondo con l’affascinante Mammuth, a partire dalle sequenze genomiche al momento disponibili è ancora davvero irrealizzabile, piena di problemi che richiederebbero molto tempo e molto denaro per essere risolti. Ma come suggerisce giustamente Nicholls alla fine del suo racconto, dato che solo 15 anni fa la clonazione di un mammifero sembrava impraticabile, chi può dire che cosa succederà nei prossimi decenni?

Silvia Demergazzi


Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons