La dura vita degli anfibi
E’ dura essere un anfibio al giorno d’oggi; malattie emergenti, distruzione degli habitat, introduzione di specie esotiche e inquinamento di terra e acqua sono stati descritti più volte come minacce importanti per questi animali. La varietà di inquinanti presenti negli habitat naturali è decisamente vasta e purtroppo non si attendono gli sperati cambiamenti nel prossimo futuro. Nonostante il grande numero […]
E’ dura essere un anfibio al giorno d’oggi; malattie emergenti, distruzione degli habitat, introduzione di specie esotiche e inquinamento di terra e acqua sono stati descritti più volte come minacce importanti per questi animali. La varietà di inquinanti presenti negli habitat naturali è decisamente vasta e purtroppo non si attendono gli sperati cambiamenti nel prossimo futuro. Nonostante il grande numero di studi effettuati, sia in condizioni di laboratorio che in situazioni più vicine a quella naturale, quello che mancava finora era una valutazione complessiva di come i diversi tipi di inquinanti influenzino i vari aspetti della vita di un anfibio.
La meta-analisi pubblicata su Ecology and Evolution tenta proprio di dare una risposta a questa domanda, mettendo insieme i risultati di 48 studi, per chiarire tre punti fondamentali: quale sia l’effetto delle concentrazioni ambientali di alcuni inquinanti sulla sopravvivenza, sul tempo di sviluppo e sulla frequenza di anomalie fisiche negli anfibi. Inoltre, altri interrogativi che meritano una risposta riguardano gli effetti combinati dei i diversi inquinanti e altri fattori di stress e le risposte dei vari gruppi tassonomici.
Nonostante una certa eterogeneità degli studi considerati, la meta-analisi è arrivata ad alcune importanti conclusioni. Per quanto riguarda la sopravvivenza è stato osservato che in effetti gli inquinanti hanno un effetto mediamente negativo, senza particolari differenze fra le diverse famiglie di anfibi né fra i diversi stadi di sviluppo. Gli inquinanti riducono anche in maniera significativa la massa degli individui, in base al loro stadio di sviluppo, al contesto sperimentale e al tipo di inquinante. L’effetto degli inquinanti sulla massa è più marcato quando l’esposizione è iniziata allo stadio embrionale piuttosto che a quello larvale. In generale, invece, gli inquinanti non sembrano avere effetto sul tempo alla schiusa o alla metamorfosi, anche se in questo caso sono state notate alcune differenze fra diverse famiglie. L’esposizione agli inquinanti, inoltre, aumenta la frequenza di anomalie fisiche e in questo caso esistono differenze fra i diversi tipi di sostanze, in particolare per quanto riguarda le acque di scarico e i composti azotati che risultano i più pericolosi in questo senso. La meta-analisi non ha rivelato effetti sinergici fra i diversi inquinanti e altri potenziali fattori di stress come i raggi ultravioletti.
Complessivamente gli autori concludono confermando che l’inquinamento è in effetti una delle maggiori minacce per gli anfibi, in particolare per via del loro forte effetto sulla frequenza di anomalie fisiche, oltre che per l’effetto su sopravvivenza e massa corporea. Queste considerazioni potrebbero spiegare il collegamento fra l’inquinamento e il calo del numero di anfibi descritto in molte aree del mondo, ma nuove e approfondite ricerche saranno comunque necessarie, per arrivare a conclusioni più robuste.
Silvia Demergazzi
Riferimenti:
A. Egea-Serrano, R. A. Relyea, M. Tejedo, M. Torralva. Understanding of the impact of chemicals on amphibians: a meta-analytic review. Ecology & Evolution 2012; 2(7):1382-1397
Immagine da Wikimedia Commons